MILANO. Artisti da incoraggiare o vandali da perseguire? Tutta da capire la politica del Comune di Milano verso i writers, i graffitari che non si fermano davanti ad alcun muro. Il sindaco lady di ferro Letizia Moratti è per la tolleranza zero: «Ci vogliono pene più severe a livello nazionale e misure più rigorose a livello locale per chi sporca e danneggia la città». Silvio Berlusconi, il consigliere più votato a Milano, lo ha ribadito anche due sere fa a Palazzo Marino: «Togliere i graffiti darebbe una ventata di pulizia e civiltà che tutti i milanesi accoglierebbero con piacere. Quei brutti ghirigori che imbrattano le case vanno cancellati». Ignazio La Russa, il colonnello di An in città la pensa allo stesso modo: «Abbiamo chiesto che il problema dei graffiti sia fra gli impegni dei primi cento giorni di governo del sindaco». Nel programma di Letizia Moratti, la promessa c’è: «Realizzare in breve tempo un piano per l’eliminazione dei graffiti sui muri».
Ma nel centrodestra non tutti sembrano convinti. A partire da Vittorio Sgarbi, il neoassessore alla Cultura che si schiera contro Letizia Moratti e Silvio Berlusconi: «Ci sono forme di creatività che sono espresse in modo irrituale e non nello spazio chiuso di una galleria». Il più televisivo critico d’arte italiano è d’accordo nel non concedere spazio a chi imbratta monumenti, edifici di prestigio, opere architettoniche importanti, ma in nome del libero ingegno non se la sente di sposare una politica di tolleranza zero: «Non sono un nemico dei graffiti. Ci sono certe periferie milanesi che sono peggio delle favelas. Se vengono colorate non possono che migliorare. Poi penso ai vagoni della metropolitana: potrebbero essere uno spazio privilegiato ed ideale perché i writers possano esprimere la loro creatività». Le riflessioni dell’assessore Sgarbi sembrano destinate a far discutere.
Ma nel centrodestra non tutti la pensano come il sindaco o il Cavaliere. Anche l’ex assessore alla Pubblica istruzione della Provincia di Milano Paola Frassinetti, oggi deputato di An, assicura di aver tentato qualche apertura: «I graffitari non sono da criminalizzare. Il problema è la regolamentazione. Penso a spazi concordati in ogni scuola. Oppure a quelle brutte strutture che coprono lavori in corso e che oggi sono coperte da pannelli pubblicitari. Molto meglio lasciare che quegli spazi siano coperti da graffiti colorati».
Una politica di riduzione del danno, piuttosto che un incoraggiamento agli artisti che disegnano sui muri sono scelte che hanno diviso altre amministrazioni sogni da sempre ».
Quindi se ci fosse un tavolo di trattativa con il Comune… «Facciamolo. Discutiamo. Se l’assessore vuole noi siamo pronti. Senza dialogo non si va da nessuna parte».
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