COMUNICATO STAMPA
L’ Associazione Nazionale Antigraffiti, da tempo attenta al fenomeno del graffitismo in tutte le sue forme, artistico e vandalico, intende esprimere la sua posizione in riferimento ai recenti fatti di cronaca milanese: il restauro dei graffiti.
Premesso che il fenomeno vandalico è in continua espansione e che il capoluogo lombardo tanto sta investendo in risorse attraverso la campagna di pulizia “I lav Milan”, e in uomini, con la task force dei vigili urbani dedicati al degrado urbano.
Assodato che sia possibile tracciare una linea di demarcazione tra atto illegale e opera artistica: il primo si differenzia sulla seconda attraverso la discrimine della violazione della proprietà del supporto murario con la autorizzazione del proprietario dell’immobile.
Non si capisce perché si debba continuare a parlare d’arte violata e non di diritti violati.
L’A.N.A. nasce per difendere l’arte e contrastare il degrado specificamente le tags e i graffiti non autorizzati.
Riconoscendo valore artistico alla nuova corrente denominata “Street-art”, l’Associazione è favorevole alla diffusione di mostre e manifestazioni. In questo contesto di legalità sarebbe pertanto auspicabile il restauro di un murales o graffito che, una volta riconosciuto il valore artistico e la legalità del “pezzo”, si dimostrasse degno di tutela in quanto riflesso di un sentire comune.
I “capolavori urbani” e “i movimenti per la tutela della street art” sono un bell’esempio di promozione d’illegalità senza rispetto per i cittadini e le istituzioni che li rappresentano.
Lo sforzo di creare un mercato dell’arte a spese dei contribuenti, dove chi pulisce la città si vede poi “restaurare” il graffito illegale dallo stesso vandalo, sono l’esempio di come a Milano ci sia una perversa attenzione tra chi promuove la cultura e chi diffonde le notizie.
Il Presidente Vittorio Pessina è convinto che “lo stesso paragonare vere opere d’arte commissionate da veri mecenati, come Lorenzo de Medici nel caso del dipinto di Raffaello “San Michele sconfigge Satana”, e legittimare il restauro non autorizzato di un graffito illegale, come “San Michele after Raffaello” di Ozmo, è cosa diversa.” E aggiunge: “Riportare questi confronti sui giornali contribuisce a non fare chiarezza e soprattutto distoglie l’attenzione dal vero problema: l’imporre il proprio pensiero attraverso opere d’arte non richieste e non autorizzate è un segnale di mancanza di rispetto verso la collettività anche se si cerca di giustificare tale azione illegale con spiegazioni prive di consistenza quali risposta ad insufficienti spazi per esprimersi o contro i cartelli pubblicitari selvaggi”.
La legalità si difende con il rispetto delle regole non con la reiterazione dello stesso reato.
Milano, 26 febbraio 2008
Commenti recenti