Settembre è un po’ come iniziare l’anno. I ricordi delle vacanze e i buoni propositi prima d’incominciare le attività lavorative stimolano la ripresa con maggiore energia.
E così succede anche per un tema di cui l’Associazione Nazionale Antigraffiti s’interessa da alcuni anni: la lotta al degrado e in particolare al graffitismo vandalico.
Con il nuovo governo i Comuni italiani sono riusciti ad avere una maggiore libertà per poter fronteggiare alcuni scottanti problemi che affliggono il territorio. Tra questi, in attesa di ricevere una legge adeguata, i sindaci di molte città hanno incominciato ad applicare il dettato normativo contenuto nel pacchetto sicurezza inasprendo la pena per il reato d’imbrattamento (art. 639 del codice penale) portando l’ammenda da €102,00 a €500,00.
Ma non è con una modifica di legge che si risolve il problema. E’ l’applicazione del dettato legislativo che rende effettivo l’ordinamento stesso: la non applicazione spesso svilisce il cittadino che non si sente protetto dalle istituzioni.
Come ben noto il graffitismo in Italia ha due facce che fanno parte della stessa medaglia. Questa doppiezza è nutrita dal periodico interessamento dei media al fenomeno che, trattato spesso da alcuni organi di stampa con costante e voluta equivocità, lasciano terreno al dubbio in modo drammatico. E’ in quello spazio di contraddizioni che gli attori giocano il loro dibattito: in questo scenario si cerca la soluzione al problema che però non si trova mai.
Eppure la soluzione esiste ed è anche semplice: basta avere la forza per portarla avanti e crederci.
E’ ciclico l’opportunismo di alcuni politici che promettono misure sproporzionate con l’immancabile risposta dei writers che reclamano la mancanza di spazi per potersi esprimere.
Qualcuno sostiene che la verità stia nel mezzo.
Da una parte la prigione, sciorinata nei vari disegni di legge, viene sepolta e fatta risorgere nella varie Commissioni Giustizia di questi anni.
Dall’altra i writers, a nostro avviso probabilmente assoldati da abili commercianti d’arte e galleristi collusi con il mondo della politica, abbelliscono nelle migliori situazioni musei ma nella gran parte dei casi sporcano, senza particolari distinzioni, edifici e monumenti dal centro storico fino alla periferia.
Se il tono del primo, il legislatore, diventa col passare del tempo sempre più feroce per dare voce all’esasperazione della gente.
L’atteggiamento degli altri, gli “artisti”, è ancora più beffardo: a loro piace il “gioco della sberla”. Con le loro incursioni notturne, i raid sui treni e sui mezzi pubblici, le tags che deturpano le città, i graffi sui muri di edifici monumentali e non, sono come sonori schiaffi che danno alla collettività che li riceve impotente. La burla, che nell’infantile gioco si conclude con il giro del dito di tutti i partecipanti sorridenti, sta nella richiesta reale di concessione di spazi da lasciare ai “creativi”.
Nei blogs dei writers l’ Associazione Nazionale Antigraffiti è stata chiaramente attaccata più volte perché non comprendeva la differenza che sussiste tra un vandalo ed un artista. Che quest’ultimi siano diversi perché non taggano, graffiano o semplicemente sporcano i muri della città ormai è risaputo. I loro “pezzi”,così si chiamano i graffiti nel gergo della street art, sono frutto di studio e la preparazione dei loro autori è spesso collegata con scuole o accademie d’arte. Ma non è del loro operato che si vuole discutere: i critici d’arte o i galleristi sono le persone più competenti ad affrontare il tema estetico. E’ piuttosto sul loro opportunismo, che sfocia in accuse d’ottusità da chi vuole risolvere il problema del graffitismo vandalico, che mi vorrei soffermare.
A quei writers che pensano che la “cosa pubblica” sia di tutti e quindi la possono insozzare.
A quei writers che sono convinti che la gente non comprenda il loro mondo accusando le amministrazioni di ghettizzarli quando concedono loro i muri o peggio di reprimerli quando sono fermati dalla Polizia.
A quei writers che giocano di notte a guardie e ladri perché è adrenalinico devastare un treno in un deposito o sui binari di una stazione.
A quei writers che si sono fatti furbi: sono entrati nel mondo dell’arte prostituendosi con alcuni politici e commercianti d’arte, sdoganandosi dal loro mondo hip-pop per entrare nelle case dei potenti ma continuando a sporcare in giro solo per ostentare che sono ancora street artist: “ci si promuove” dicono sorridendo… I peggiori!
Ebbene a loro va l’ appello dell’Associazione Nazionale Antigraffiti:
“Ragazzi, milioni di euro per pulire la città, vi dovrebbe far capire che il problema è serio e di artistico c’è ben poco.
Che la percentuale di cose apprezzabili, se pure illegali, è bassissima di fronte alla spazzatura di tags, brutti disegni e scritte di ogni genere (dalle pene d’amore al razzista).
E’ ora di finirla di trovare l’alibi che la società civile è ottusa perché non comprende la vostra arte. La vostra imposizione è una violenza che fate a chi vive con voi. Il non rispetto per il prossimo, millantando diritti d’espressione, è un sopruso per chi rimane costretto a vivere in mezzo all’ arroganza.
Non si possono chiedere spazi quando la notte prima si violentano stazioni metropolitane e treni con incisioni sui vetri, si squagliano vetrine di negozi con acidi pericolosi anche per chi li usa, si scarabocchia sul patrimonio artistico che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del nostro Paese.
Voi che sapete qual è “la differenza”, voi che vi definite artisti, voi che conoscete chi vandalizza la città, voi che frequentate i salotti dei potenti, avete una responsabilità: riconsiderare il livello del confronto per coinvolgere i giovani teppisti a desistere da quello che fanno. Il dialogo che tanto sbandierate inizia da questa azione, senza tanti alibi, senza guerriglie di strada, senza strumentalizzazioni politiche.
Da parte dell’Associazione la completa disponibilità ad affrontare il problema con i veri artisti della street art per l’unico vero obiettivo: una città più pulita”.
L’Associazione Nazionale Antigraffiti studia il fenomeno da alcuni anni con un approccio scientifico e di completa apertura con chi si vuole confrontare.
Lo dimostra il fatto che il dialogo che si è creato con molti writers ha permesso la conoscenza della loro realtà, mostrandoci l’aspetto buono del graffitismo come manifestazione e tecnica artistica.
Ancora oggi l’illegalità è una costante nelle crews che non sempre conoscono la legge.
Il graffitismo vandalico è presente in tutte le grandi e piccole città d’Italia ed è un problema che può e deve essere risolto.
Andrea Amato
Segretario Associazione Nazionale Antigraffiti
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