NON HANNO PRETESE ARTISTICHE.
VOGLIONO SOLO “SPAKKARE DI BRUTTO” A colpi di spruzzi e scontrarsi per farsi riconoscere sulla rete.
di Michele Focarete
Notte fonda di un sabato a Milano. Di quelli senza luna. La notte ideale per un blitz con bombolette di vernice. Con i muri da colpire che sono già stati scelti attraverso un giro veloce di chat su Facebook. A muoversi per il raid sono otto ragazzi diciottenni, cappellini con visiera calata sulla fronte, o felpe con il cappuccio. Hanno zainetti sulle spalle, gli stessi che usano per andare a scuola, ma ora non contengono libri: solo costosi spray. Il branco si muove verso Corvetto per «crossare» (coprire con una tag un’altra già esistente) i muri del territorio di un’altra crew. Li abbiamo osservati, sono stati filmati. Abbiamo carpito i loro segreti e i loro dialoghi su Facebook. Sono i writ ers della porta accanto, a Milano, da sempre la loro capitale. «Quasi la metà dei ragazzi, tra i 12 e i 20 anni», spiega Marco Luciani, commissario aggiunto del Nucleo Radiomobile della polizia locale di Milano, «hanno fatto uso di una lattina o di un pennarello. È sicuramente il reato più perpetrato in città. Difficile prenderli sul fatto: la loro azione dura pochi secondi». I social networkL’avvento poi
dei social network ha intensificato la crescita del writing, nell’accezione più bassa del taggare. Prima, chi scriveva sui muri aveva anche uno stimolo intellettuale e pseudoartistico. «Oggi», continua Luciani, «chiunque scrive su un muro e poi inserisce il tutto su YouTube o sulla sua pagina di Facebook per rendere pubblica la sua bravata. Questo ha comportato anche un intensificarsi del fenomeno delle crew. Piccole bande di quartiere, che si associano per rendere il più possibile visibile il proprio marchio». Succede con crew dei quartieri periferici della Barona, di Quarto Oggiaro, di Ponte Lambro, ma anche del centro. «Ne consegue», prosegue Luciani, «che a differenza di quello che accadeva prima, ora si verificano scontri a colpi di bomboletta tra le varie crew. L’ASD bombarda la zona della CLSK, e allora scatta la ritorsione. Così si imbratta senza un minimo di vena artistica. Vandalismo puro. Una forma di nichilismo in chiave moderna.
Oggi parlare di writing, nel significato romantico del termine, diventa diffcile. L’etica che lasciava intatti i monumenti, le zone storiche e i disegni di altri writers è scomparsa, sepolta. C’è il massacro e una successiva guerra a colpi di blog». La legge modi¾cata nel 2009 ha introdotto la competenza del tribunale monocratico e la procedibilità d’uf¾cio su chi imbratta beni immobili e mezzi di trasporto pubblici e privati, con pene che possono prevedere anche la reclusione in casi di reiterazione del reato. «Milano», sottolinea Luciani, «è la capitale del writing in Italia. Qui si è sviluppato e qui si sono viste le prime fanzine (piccole pubblicazioni), i primi writer famosi come Kone, Bros, Dumbo, Frode, Noce.E la crew TDK. Oggi, credo, anche loro non possono che essere critici sulla piega che ha preso il fenomeno diventato di massa, fatto di giovani imbrattatori». I writers a Milano sono almeno n migliaio e, come dicono i detective della polizia municipale, il 40 per cento dei ragazzi sotto i 14 anni «almeno una volta ha scritto su un muro». Poi, snocciolano altri dati: dal 2009 al 30 settembre 2011 sono stati indagati 80 graffitari, di cui 37 minorenni. Dal 30 settembre, invece, dei 34 writers indagati, 17 sono minorenni. SI CONSIDERANO INATTACCABILIII filmato che spia il gruppetto che dalla Barona tenta il blitz al Corvetto è esplicito. Jeans e magliette, si muovono tranquilli, con l’aria di chi si sente inattaccabile. Si passano le bombolette e, in pochi secondi, imbrattano n muro. Sconvolge vedere uno di loro, armato di macchina fotografica, immortalare queste “opere” che finiscono il giorno dopo in bella mostra nelle loro piattaforme sociali: Facebook, Flickr, MySpace e Graffiti Forum, per citare le più usat e. Lo fanno per ricevere i complimenti: «Fighi»… «Ma spakkate di brutto»… «Graaandi». MODRNO NICHILISMObr> Navigando da “infiltrati” in Facebook scopriamo n mondo di writers che nulla ha a che vedere con gli artisti della street-art. Imbrattatori che si definiscono «vandals». Il loro
slogan: «L’importante è scrivere e vedere la mia tag in giro, della scena me ne fotto». Oppure: «Il tuo nome è maledetto e più lo spingi e più ti piglia, lo scrivi sulla superficie che più gli assomiglia, con colpi come cinque carrozze T2B (modo di dipingere i vagoni dei treni dall’alto al basso), coi ferrini (ferrovieri) che bestemmiano il tuo nome messo lì». Sono l’incubo di molti cittadini, ma se ne fregano
e ribattono: «Si lamentano? Problemi loro, io mi diverto così». Solo nel capoluogo lombardo saranno più di cento le tags di reps. Tutte pensiline appena fuori della Stazione Centrale portano la sua firma. «È una passione. E la gente mi fa ridere quando dice che siamo imbrattatori: meglio i disegni che una città grigia». Non ci sono limiti per lasciare la propria firma: pareti, serrande, portoni, targhe stradali, citofoni, tetti. Tram, metro e treni per i più esperti. E, per stupire, colpiscono anche auto, alberi, monumenti. Persino macchine della polizia locale. Come ha fatto un liceale di 17 anni, che si fa chiamare Rabs. Rabs aveva lanciato una sfida alla polizia bucando i sistemi di sorveglianza del comando di Zona 8, in ia Anselmo da Baggio. Venti minuti di incursione. I detective hanno impiegato settimane per risalire alla sua identità. Indagini su Google, riscontri sui social network, ricerche tra i filmati di YouTube e le bacheche di Facebook, confronti tra le tag del 13 marzo e altre lasciate sui muri di Milano. Il liceale adesso rischia grosso. Per un writer, la propria tag e la propria crew a nno difese e non soltanto bombardando ogni cosa. Per un king, poi, la tag diventa espressione di se stesso, parte di identificazione del proprio essere a tal punto che spesso se la fa tatuare sul corpo. Altre opere di writers sono passate alla storia. È il caso della Madonna dipinta dagli spagnoli Mac e El Retna su un portone di corso di Porta Ticinese e “spakkata” con orgoglio dai “vandals”. Un imbrattamento che ha creato guerra interna tra chi era favo revo le a non rovinar e la Madonna e gli altri. Ma sulle chat non ci sono semplici descrizioni di come si prepara un estintore-bombolotta, ci sono persino chiare sequenze di immagini per spiegare come artigianalmente chiunque se lo possa preparare a casa. Se invece si vu ole lasciare una traccia su una e trina, Rufo, nel web, istruisce i pivelli: «Le soluzioni alcaline concentrate attaccano il vetro», scriveva in un forum in rete,«e la soda caustica la trovi anche dal ferramenta». Risposta di Sam21: «Funziona anche l’acido fluoridrico, tossico, pericoloso e diffcile da trovare». AVO lte tra le crews c’è competitività e l’ambiente è anche iolent o. «A© lte sì», confermano alcuni membri di una crew. «Noi all’inizio le abbiamo pure prese quando non sapeva mo ancora come ci si dovev a muove re nel giro, però se si rispettano le regole non ci sono problemi». Le regole? «Non si disturba un lavoro altrui, non si copre un pezzo già fatto. E non si a a occupare gli spazi di un altro senza aver chiesto il permesso». A dare man forte alle forze dell’ordine, a Milano c’è un comitato di cittadini, Abruzzi-Piccinni, e l’Associazione Nazionale Antigraffiti, che da tre anni hanno adottato una porzione di territorio e continuano instancabili a ripulire dalle nuove tag ogni superficie, tenendo dati e foto dei nuov imbrattamenti. «La nostra è una battaglia contro i writers», dice Fabiola Minoletti, presidente del comitato, «e per combattere usiamo le loro stesse armi: vernici e pennelli. L’iniziativa si chiama “Milano Quartiere Pulito”. Purtroppo la città è peggiorata tra l’indifferenza del Comune e dei cittadini».
A colpi di estintori A destra, in sequenza, tre foto che mettono in luce una delle nuove tecniche
utilizzate dai neo-imbrattatori milanesi. Per velocizzare lo spruzzo e allungarne la gittata sugli obiettivi
scelti da colpire (muri e superÔci di ogni genere), riempiono di vernice gli estintori.
«Il 40% dei ragazzi milanesi sotto i 14 anni ha imbrattato un muro. È il reato più perpetrato in città»
IL VOCABOLARIO DEL GRAFFITARO
• Bombing: bombardare sui muri
• Crossare: coprire le scritte di altri
• Throwup: un pezzo molto elaborato
• King: indica il più bravo della banda; spesso il toy crede di essere un king solo per aver massacrato tutti i muri della città
• Pezzo: quelle scritte 3-D cicciotte e colorate
• Tag: nomi d’arte dei writer; nomi di quattro lettere tipo
• Steccare o Crossare: azione che consiste nel coprire con una riga i tags o i pezzi di altri
• Marker: pennarello dalla punta enorme. Serve per fare le tag.
• Nero inferno: l’inchiostro nero base utilizzato pertaggare
• Yo: intercalare universale usato anche tra i graffittari più forbiti
• Uno che sfonda: una persona di spicco nella tribù writer
• Crew: gruppo, spesso composto da amici, associati dalla volontà di pubblicizzare la loro
La scelta del nome spesso indica la passione che accomuna i suoi membri per un’attività oppure ha un richiamo territoriale. Alcuni esempi: CTO Una sigla che sta per “to check this out (beccatelo, cuccatelo); EDN (Eroi della notte); TMP (Tempest Klan); WCA (We can all, noi possiamo tutto)
Foto: bersagli “immobili” Le foto scattate in diversi punti di Milano mostrano come i neo imbrattatori
non risparmino nulla. Tra i bersagli muri, cartelloni, targhe, camion, vetrate, portoni, saracinesche e
negozi. Spesso l’obiettivo è spruzzare sulle scritte di altri writers.
13/10/2011 Corriere della Sera – Sette – N.41 – 13 ottobre 2011 Pag. 40
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