I graffiti sono un’ emergenza di Milano. Non l’ unica, aggiungiamo, se è vero che cartacce, mozziconi di sigarette e lattine abbandonate nelle aiuole fanno ormai parte, tristemente, del paesaggio urbano. Ma è vero che gran parte dei muri della città sono ricoperti da una patina di scritte, segni e segnacci. Non soltanto monumenti, ma intere facciate di case e palazzi, portoni, serrande di negozi, pensiline di attesa dei mezzi pubblici, pali stradali, panchine, persino cestini dei rifiuti: tutto è umiliato dalla furia inarrestabile di vandali, che non risparmiano neppure i treni della metropolitana. I mancati interventi di pulitura possono aver accentuato il fenomeno; ma non più di tanto. Anche quando l’ Amsa interveniva, i risultati erano modesti: dopo qualche settimana dalla pulizia, scritte e segni ricomparivano. Inesorabilmente. Fino ad ora le ricette adottate dalle varie giunte comunali non hanno avuto successo. Interventi periodici di pulitura, telecamere di controllo, minacce di multe non hanno sortito alcun effetto. La vera soluzione è di carattere culturale. Le amministrazioni comunali si sono mostrate sempre troppo timide nei confronti di questi atti vandalici, quasi temessero di passare per punitive della libertà di espressione. Ma proprio qui sta il centro del problema: da un lato esistono gli artisti di strada e gli writers , a volte autori di vere e proprie, bellissime, installazioni urbane; dall’ altro ci sono i vandali che imbrattano per il puro gusto di imbrattare. E contro costoro occorre fermezza, pur senza scendere alle misure repressive e «poliziesche» adottate a New York. Si dovrebbe puntare su un doppio intervento. Da un lato, si abbia il coraggio di lasciare alla fantasia e alla creatività di «artisti writers » ampie superfici urbane: in molte zone della nostra città esistono facciate e muri degradati che avrebbero tutto da guadagnare con interventi legati a quella che è ormai riconosciuta e accettata ovunque come espressione della cultura artistica giovanile. Dall’ altro, si imposti una massiccia campagna di comunicazione contro i «vandali delle scritte», fatta anche di affissioni, con testimonial popolari fra i giovani e che parta già dalla scuola elementare. Ai ragazzi vanno mostrate le condizioni di certi quartieri e spiegato che chi imbratta la città è non un trasgressore, ma un ladro che va isolato: perché guasta ciò che appartiene a tutti e sottrae all’ amministrazione pubblica fondi che potrebbero avere altre finalità, anche di carattere sociale. Senza un intervento di questo tipo qualsiasi iniziativa è destinata al fallimento. Le campagne, se ben organizzate, servono. Basta pensare a quella contro le deiezioni canine: ormai otto proprietari su dieci raccolgono gli escrementi dei propri animali e la situazione è nettamente migliorata. Una chiara distinzione va fatta: scritte, «tag» e vandalismi – non, genericamente, i murales – sono una delle vergogne di Milano. Cominciamo con l’ ammetterlo, senza tentennamenti. E anche la soluzione sarà più facile.
Editoriale a firma dell’Arch. Gianni Ravelli sul Corriere della Sera del 13 marzo 2012
Tito MASSIMINO
6 maggio 2013 at 01:39
Graffiti ed Impunità
Forse le, cosidette, Autorità dovrebbero aprire gli occhi ( o, per emglio dire, non fingere sempre di ignorare anche le cose semplici)e rendersi conto che per evitare che graffitari ignoranti provenienti da tutta europa si precipitino in Italia sicuri che, nella peggiore delle ipotesi, si prendono una denuncia a piede libero.
1°- arrestarli e tenerli in gattabuia per qualche giorno ( giusto il tempo per identificarli, impronte digitali comprese, segnalarli come indesiderabili alle loro Ambasciate).
2-sequestro di quanto hanno con loro ( soldi, mezzi di locomozione, telefonini, e, ovviamente, il materiale da “lavoro”.
3- Consegnarli alle rispettive Ambasciate o Consolati con l’ordine di rimpatriarli a loro spese.
4- Divieto, pena 6 mesi di lavoro in miniere del Sulcis, di rimettere piede in Italia ( e freghiamocene, una buona volta, del concetto – cretino- della libera circolazione della gente e delle merci: una delle più idiote liberalizzazioni che si potessero concepire. Specialmente in una Europa in cui i Codici penali sono così differenti tra loro.
E’ evidente che ladri, criminali, rapinatori e, nel ns. cao, graffitari si installino dove rischiano di meno. Cioè in Italia