Liberare Milano dai graffiti: una sfida culturale e maggiore impegno dal Comune

E’ dal 1998 che chiedo al Comune di fare qualcosa per combattere il fenomeno dei graffiti che deturpano Milano più di qualsiasi altra metropoli.

Qualcosa è stato fatto: prima si sono adeguati i regolamenti comunali aumentando le sanzioni, poi fra il 2007 e il 2009 furono investiti 25 milioni di euro dal Comune per ripulire le scritte su proprietà comunale e privata.  Su mia proposta fu approvata l’istituzione di un Nucleo di vigili da dedicare alla lotta al degrado e ai graffiti. Questo nucleo istituito dalla Moratti aveva denunciato più di 70 writers  e svolgeva un utile compito di repressione in una città dove il vandalismo imbratta case , monumenti, mezzi pubblici e distrugge fontanelle, pensiline e più di 6.000 panchine l’anno.

Oggi però la città è di nuovo sommersa dai graffiti. Gli errori di sempre si sommano alle responsabilità dell’attuale Giunta.  Mai Palazzo Marino o la scuola hanno svolto un progetto educativo teso al senso civico e  al rispetto del decoro. A ciò si aggiunge una totale disattenzione del Comune che ha smantellato il nucleo dei Vigili per il decoro e delle sue società AMSA e ATM. La prima oramai non rimuove nemmeno le scritte ingiuriose ( vedi i disastri fatti dai No Tav) la seconda non rimuove più i graffiti dalle carrozze del metrò , rendendo oramai difficile individuare le porte di accesso.

Si sommano graffiti del passato mai puliti a nuovi graffiti realizzati da adolescenti singoli o da gruppi organizzati al seguito di cortei e manifestazioni. Tutti rigorosamente impuniti, nonostante un costo per la eventuale ripulitura che ammonterebbe per gli edifici  privati a 85 milioni di euro e per gli immobili e le aree pubbliche a 20 milioni l’anno.

Atteso che la pulizia di una città non è un valore di destra o di sinistra ma un diritto di cittadini e contribuenti  cosa si può fare?

La prima azione è di carattere culturale. La scuola, con lezioni di educazione ambientale e civica, il Comune tramite campagne di sensibilizzazione, le famiglie attraverso un maggiore controllo devono trasmettere un messaggio:chi imbrattare la storia, i quartieri e gli spazi urbani di Milano  compie un atto non tanto contro la proprietà privata altrui quanto alla nostra qualità della vita, al nostro paesaggio. Fare graffiti è vandalismo e non arte,  il vandalismo ci condanna al degrado urbano e non ha alcuna giustificazione sociale ne sociologica.

Non è vero che sia impossibile impedire questa trasgressione.  Basta volerlo. Oggi non è difficile grazie a internet realizzare una banca dati delle tag, delle bande , delle bravate di cui i vandali si vantano sempre on line. E tramite una normale azione investigativa venire a capo di responsabilità soggettive. Molti cittadini , stufi di questo tributo alla stupidità, sono anche pronti a collaborare nel segnalare luoghi e tempi dei vandali. Come sempre , se , grazie a un maggiore impegno degli organi inquirenti , si avrà la sensazione di una certezza della pena per chi commette questi reati , minore sarà il numero di chi li pone in essere. Dunque si rafforzino uomini e mezzi del nucleo dei Vigili del Decoro e si studi con la magistratura una azione comune.

Ci vogliono ad esempio sanzioni a misura di adolescente. Occorre rieducare e non pensare a irrealistiche misure detentive o a risarcimenti economici non facilmente esigibili.

Il Comune potrebbe ad esempio istituire all’interno dei Servizi Sociali un ufficio lavori socialmente utili cui la Magistratura potrebbe affidare i ragazzi ritenuti colpevoli di piccoli episodi di vandalismo urbano. Tale ufficio coordinerebbe quei lavori di pulizia del degrado e di piccola manutenzione,che possono essere svolti anche da chi non ha specifica preparazione.  Il valore di questo gesto riparatore nei confronti della società sarebbe manifesto per chi lo svolge e per chi lo vede.

Quando questo mix di educazione civica e repressione avranno ridotto il fenomeno in termini fisiologici si potrà affrontare il tema di chi pulisce e chi paga. Fermo restando che il Comune deve essere il primo a dare l’esempio nel tenere pulita la città , i suoi edifici pubblici e i suoi mezzi , quando  il Comune avrà garantito il rispetto delle norme e si sarà abbassato il  rischio di nuovi e continui graffiti,  allora sarà corretto imporre ai proprietari tramite regolamento edilizio l’obbligo di tenere pulito il proprio edificio .  Serviranno anche incentivi fiscali a chi ripulisce e spazi dedicati a chi vuole fare murales e colorare la città senza violare la proprietà altrui.

Ora è importante far capire a chi governa che ripulire dal degrado e dal vandalismo il paesaggio urbano non è banale manutenzione o ossessione di qualche nostalgico della vecchia Milano, ma condizione essenziale per una città attrattiva e attenta alla qualità della vita.

 

Fabrizio De Pasquale

Presidente Associazione Antigraffiti

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4 Responses to Liberare Milano dai graffiti: una sfida culturale e maggiore impegno dal Comune

  1. vittoria Rispondi

    22 aprile 2012 at 19:31

    come fate a odiare i graffiti? sono una forma d’arte stupenda, emozionante, artistica e commovente.
    onore ai writers.

    • Andrea Rispondi

      23 aprile 2012 at 10:55

      Come fa a esprimere certe opinioni di fronte ai danni milionari dei vandali che devastano le nostre città. Vorrei capire cosa trova di “artisticamente stupendo” nelle scritte prive di significato lasciate sui muri di palazzi storici, sui monumenti o sui mezzi pubblici. E ancora di più vorrei capire cosa trova di “commovente” nei messaggi di morte espressi nei recenti cortei dei No Tav nei confronti delle istituzioni, delle forze dell’ordine e degli organi di stampa. Mi faccia capire.

    • Franco Rispondi

      9 giugno 2012 at 17:34

      Ma quale arte…i graffiti artistici li fanno negli spazi consentiti gli altri sono solo delle schifezze,vandalismi che rendono le nostre citta’ uno schifo….si vede che lei non e’ mai stata in una citta’ in Germania o in Inghilterra ..certi orrori non sivedono e sono puniti se veramente

    • Valerio Rispondi

      25 giugno 2012 at 18:01

      Scusa Valeria,ma come fai a non capire che qui si parla di tag (cioè gli scarabocchi fatti per danneggiare)e non di graffiti artistici?(che tra l’altro piacciono anche a me-quelli fatti bene e nei posti concessi)

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