Notizia apparsa sull’edizione fiorentina di La Reppublica del 27 settembre 2012 a firma di FRANCA SELVATICI
Jado e Shiva patteggiano: il risarcimento andrà agli Angeli del bello. I due studenti con i loro graffiti e le loro firme in formato gigantesco hanno riempito, facciate, serrande, monumenti.
Colti sul fatto con i loro graffiti e le loro firme in formato gigantesco, Jado e Shiva hanno riempito muri, facciate, serrande e perfino monumenti.
Finché il 18 agosto 2010 sono stati colti sul fatto e i carabinieri del nucleo tutela patrimonio artistico hanno trovato in casa di Jado le foto e i video delle sue performances, che il giovane writer conservava come trofei.
Accusati di danneggiamento, imbrattamento e deturpamento di beni culturali, ieri Jado e Shiva, due studenti di 27 e 23 anni difesi dagli avvocati Neri Pinucci e Lorenzo Zilletti, hanno risolto i loro problemi con la giustizia patteggiando davanti al gip Silvia Cipriani una pena irrisoria, quasi simbolica: poco più di 20 giorni. Ma a una condizione, posta dal pm Gianni Tei: hanno versato 20 mila euro alla associazione Angeli del Bello, che ha una convenzione con il Comune di Firenzee si preoccupa di combattere il degrado di Firenze, cancellando i graffiti o restaurando le panchine nei giardini pubblici.
Lorenzo R., alias Jado, e Gilberto C., alias Shiva, facevano parte di un gruppo, o crew (equipaggio), chiamato Adr. Si credevano artisti, chiamavano le loro opere mural art e qualche volta si riunivano per creare graffiti collettivi.
Forse sognavano di raggiungere le vette di un genio come Keith Haring, ma in verità nelle loro opere è difficile trovare tracce di talento. Jado, per esempio, sembra essere stato interessato soltanto alla sua firma o tag, in innumerevoli versioni. Hanno compensato le scarse attitudini artistiche con una produttività dilagante.
Sono accusati, fra l’altro, di aver imbrattato con i loro graffiti lo sferisterio, il circolo del tennis e la pensilina della tramvia all’interno delle Cascine, che è un parco vincolato. La tramvia deve averli particolarmente ispirati, perché hanno spruzzato di vernice spray anche altre pensiline in piazza Paolo Uccello e in via Foggini. Hanno voluto lasciare la loro impronta su innumerevoli palazzi del centro storico, dichiarato
patrimonio universale dall’Unesco: in via Maffia, sulla facciata della sede Inps, sul palazzo tutelato dei Rosselli del Turco, sulla palestra comunale in via della Chiesa, in via Osteria del Guanto, in via Filippina. I graffiti di Jado sono stati trovati anche in via Santa Margherita, in piazza de’ Maccheroni, in via Mannelli, nel sottopasso di viale Strozzi, sulla sede Inail in via delle Porte Nuove, in piazza Indipendenza, in via Guelfa, in
via Magliabechi e in Corso Tintori. Gli avvocati spiegano che i due ragazzi hanno capito che la loro non era arte ma arbitrio. Ora studiano, uno è in Erasmus all’estero. La procura intanto sta cercando di identificare anche gli altri writers che imperversano in città.
Dedalion
4 ottobre 2012 at 01:46
be’ chiaro che uno non sta mai dalla parte della repressione ma effettivamente JADO e (peggio ancora) SHIVA a fronte di MIGLIAIA di tag, non hanno mai fatto un pezzo che uno decente. Specialmente Shiva era imbarazzante. Altri i bravi a Firenze, Bue, Django, Irwin…
Writeracaso
30 maggio 2013 at 17:56
Ma vaffanculo va! Jado è il MIGLIORE a Firenze! Voi figli di puttana ci rompete il cazzo perchè scrivo il mio nome sul muro quando è questa stessa città che ci soffoca e ci reprime. I prezzi aumentano per qualsiasi cosa e sopratutto per l’arte, preferite dare i soldi ad associazioni fasciste invece che investirli in qualcosa di più costruttivo e ricreativo, come scuole, eventi o muri su cui dipingere.
Andrea
1 giugno 2013 at 12:12
Imbrattare ovunque, inzozzare la città con scarabocchi incomprensibili o fare anche disegni, magari belli esteticamente, su palazzi storici, crede possa essere questo un modo per ridare arte alla gente. I prezzi aumentano così come i costi che la colletività deve sostenere, attraverso la pubblica amministrazione e non solo, per mantenersi decorosa. Di quale associazioni fasciste parla? Nella sua visione distorta della realtà dimentica che il rispetto è la prima regola del vivere comune. Sono però d’accordo con lei su un punto: i soldi che si spendono per ripulire le scritte su monumenti, mezzi di trasporto e arredo urbano potrebbero essere destinati per ristrutturare le scuole, curare i parchi e i giardini pubblici e creare gli spazi per fare confluire artisti che non hanno la possibilità di farsi conoscere.
Giacomo Iacobucci
7 giugno 2013 at 22:56
C’è Lorenzo lo psicologo che si è prestato a darti una mano, ascoltalo. Sei da curare come tutti quelli come te, e sei pregato di non rispondere con parolacce o insulti, ma di sciacquarti la bocca prima di parlare!
Simone
25 gennaio 2015 at 23:54
Se vuoi scrivere il tuo nome su un muro, lo fai su quello di casa tua.
Talmente elementare che forse non ci arrivi.
Lorenzo
4 giugno 2013 at 21:45
Interessante l’intervento del ragazzo Writeracaso.Se interessa sono psicologo e posso dargli un aiuto.
Giacomo Iacobucci
7 giugno 2013 at 22:59
Sì, è proprio da curare. Ma io dico: non si può emanare una legge che vieta la vendita di bombolette a “cani e porci”? Pensateci bene: a cosa e a chi serve una bomboletta? A riverniciare casa? No. A riverniciare l’auto? Improbabile. Capirete bene che la “gente comune” adopera pennelli o si rivolge a carrozzai per scopi del genere. Allora a chi possono servire queste maledette bombolette? L’alternativa è venderle solo sotto previa presentazione di una sorta di patentino per artisti
Donatella e Dario Autieri
7 giugno 2013 at 23:02
E noi dobbiamo pagare le tasse anche per sostenere la ripulitura degli edifici imbrattati da questi parassiti della società…
Giorgio e Mayra D'Amico
7 giugno 2013 at 23:06
Mi fanno morire queste nullità: visitano i siti della legalità per inserire i loro commenti pensando di destare l’attenzione. Come Youtube: pezzenti che visitano siti della legalità o della fede inserendo turpiloquio e concetti contrari. Poveri illusi: più fate così, più fate maturare nelle persone oneste la voglia di combattervi e mettervi alla berlina!!
Mara
12 giugno 2013 at 22:01
Vero, vero, vero!
Luisella Di Girolamo
12 giugno 2013 at 22:00
Quello che dicono Giorgio e Mayra è totalmente vero: questi signori visitano i siti della legalità per infestarli delle loro nefandezze, credendo di farsi pubblicità e attirare l’attenzione su di sé: poveri illusi. Bisogna anche compatirli, poverini, non ci arrivano…
Edo
16 luglio 2013 at 11:56
1) I murales hanno un senso quando rendono “attraente” qualcosa che non lo è (un capannone industriale, un muro di cemento di qualche stabilimento), non quando imbrattano edifici belli di per sé
2) Gli “artisti” veri son pochi molti sono gli imbrattatori mediocri
3) Chi poi riempie la città col proprio nick e basta non è neanche uno che prova a fare l’artista, ha solo bisogno di un buono psicologo che lo aiuti ad affrontare il rapporto con sé stesso.
4) La condanna è troppo lieve: avrebbero dovuto essere di più i giorni di reclusione (tanto c’è la condizionale non vanno comunque dentro) ed avrebbe dovuto esser comminato un trattamento sanitario (psicologico) obbligatorio.
Andrea
16 luglio 2013 at 12:41
Sono d’accordo.
Dharma
21 settembre 2013 at 23:43
Da amante dell’arte mi sono sempre piaciuti i graffiti, per cui sono di parte, ma riconosco che, come sempre, la verità si trovi nel mezzo.EFFETTIVAMENTE, Shiva e Jado si esprimono solo attraverso tag (la semplice scrittura del proprio nome), ma se solo uno di voi avesse aperto anche solo Wikipedia e si fosse interessato al fenomeno del graffitismo leggendone la storia, capirebbe che tutto ciò, nell’era moderna, è normale… è la prassi, o quasi, il “bombing”, ovvero il bombardamento coi suddetti tag sui muri delle città, sui treni (questo era un must, specie negli anni ’80 e ’90)ecc…per farsi conoscere, per incuriosire, come un fenomeno di Street marketing, per chi fosse più preso dalle finanze che dall’arte. Questo però non li giustifica dall’aver imbrattato i monumenti, quelli no. Come dice Writeracaso, si dovrebbe dare modo agli artisti e aspiranti tali di provare e riprovare, su muri concessi appositamente dal Comune a questo utilizzo. Perché l’arte fa bene. Perché anche i tagger avrebbero modo di migliorarsi, non essendo più costretti a “pittare” al volo con la paura di essere scoperti. Avrebbero spazio e tempo per imparare a fare veri e proprio graffiti degni anche di Keith Hearing, e nessun fascista, sempre citando Writeracaso, che li vuole portare in caserma. Per quanto riguarda Lorenzo, lo psicologo… volete sempre psicanalizzare tutto!!! Ma credo che se leggerà il mio intervento capirà un po’ meglio cosa voleva dire l’altro ragazzo…se poi volesse anche farsi la famosa capatina su Wikipedia…
Andrea
22 settembre 2013 at 01:12
Ma perchè si continuano a leggere affermazioni e commenti come quelli che scrive. Ma chi è che non ama l’arte? Ma chi non vorebbe una città con più colori? Ma di quale arte parla lei? Il qualunquismo e l’egocentrismo di farsi notare attraverso una tag su ogni supporto, muro, legno, arredo urbano, mezzi pubblici e privati. Parole senza senso se non per chi vive quella realtà balorda. E’ possibile che si citino ancora i nomi di certi artisti a fronte di quello che è vandalismo? Come si può fare ancora confusione? E adesso consultiamo pure wikipedia, un’autorevole enciclopedia del sapere moderno, per sapere cos’è arte?
Possibile che in Italia, chiunque voglia far rispettare la legge per il bene della collettività, deve essere considerato fascista mentre chi rompe, deturpa e violenta gli spazi di tutti possa ancora essere confuso come artistica?
Ma concediamoli e troviamoli gli spazi per gli artisti, ben vengano! Ma facciamo pulire, e non punire con il carcere, chi sporca.
Smettiamola di raffigurare lo street artist come una figura romantica metropolitana che rischia la propria vita per esprimere la proprio spirito.
E’ veramente sciocco rischiare la propria vita per avere scritto quattro lettere sopra una binario, dentro una galleria ferroviaria o sopra un tetto di una casa.
Ed è altrettanto illogico giustificare questi comportamenti come l’unico modo per esprimersi.
Gli spazi vengono concessi ma è raro trovare gli stessi writer, che scrivono di notte, davanti a una spazio autorizzato dal Comune.
Non c’è adrenalina. E senza non è la stessa cosa…
Simone
25 gennaio 2015 at 23:52
Jado e Shiva erano veramente due coglioni.
Nessuno sente la loro assenza.