Editoriale apparso il 22 ottobre 2012 sul Corriere della Sera a firma di GIANNI RAVELLI
La partecipazione dei cittadini alla gestione e alla cura della città va sempre considerata importante e
positiva. Nella partecipazione, la città – intesa come organismo costituito da uomini liberi – trova la sua
massima, e democratica, espressione. Fortunata quella città che sull’intervento dei cittadini può contare:
questo significa poter guardare al futuro con maggiore ottimismo. Nella giornata di ieri, in questo senso, è
accaduto qualcosa di importante, che segna la volontà dei cittadini di intervenire direttamente per opporsi al
degrado. Contemporaneamente, in quattro grandi città italiane (Milano, Roma, Firenze e Venezia) e in tre
città di minore estensione (Ascoli, Monza e Bollate), gruppi di volontari si sono riuniti per cancellare su alcune
facciate di edifici urbani, scritte, segnacci e tag.
Con il «Corriere», fummo i primi, già tempo fa, a segnalare il fenomeno delle scritte su muri e arredi urbani di
Milano, sottolineando anche la differenza fra Street Art, la vera arte di strada, espressione di nuove forme
artistiche e di protesta sociale, e le scritte dei vandali. E ora, da Milano, l’opposizione a questa forma di
degrado si sta estendendo. Che gruppi di cittadini, in una giornata festiva, si rimbocchino le maniche e
dedichino il loro tempo e le loro energie a ripulire parte dei muri della città rappresenta certamente qualcosa
di nuovo: la volontà di riappropriarsi degli spazi urbani e di cercare di cominciare a risolvere, direttamente e
concretamente, qualcosa a cui le amministrazioni comunali, di qualsiasi colore, non hanno saputo dare
risposta. A Milano la presenza di scritte e segnacci sta diventando inquietante: in alcune zone urbane non
esistono superfici intatte. L’immagine della città è sciatta e sgradevole.
Tuttavia, il sindaco – che, mesi fa aveva incontrato queste associazioni di volontari e ieri è stato in mezzo a
loro – ha mostrato sensibilità e interesse al fenomeno: dunque, non abbiamo dubbi che l’amministrazione
comunale, che vuole dare un segno di cambiamento, sia stimolata a riprendere il tema e se ne faccia carico.
Anche perché sono spesso i quartieri periferici, i più poveri ed emarginati, a soffrire per il degrado. E
sappiamo benissimo che degrado chiama altro degrado.
Naturalmente, quella di scritte, sfregi e tag non è l’unica emergenza di Milano. Sono altri i territori su cui si
potrebbe intervenire. Uno dei migliori auguri che possiamo fare a Milano è che sia sempre maggiore il
numero di cittadini che si facciano carico di segnalare al governo della città quanto può rendere disagevole la
vita quotidiana. E che abbiano il coraggio di intervenire, in prima persona, per arginare fenomeni che non è
semplice debellare. La nostra città è sempre stata attenta alla qualità della vita e al decoro urbano, anche se
negli ultimi anni l’indifferenza sembra aver prevalso su tutto. Il migliore augurio che possiamo fare a tutti noi è
che la coscienza civica cresca e non si fermi davanti a nulla. Senza paura. Anche da qui passa il rilancio di
Milano.
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