Bari -Scritte e insulti per il premier danneggiato il comitato la Digos a caccia dei writer

Il caso La polizia sta visionando le immagini delle telecamere

Salvatore Matarrese: “Un atto vandalico frutto del clima avvelenato della campagna elettorale a cui stiamo assistendo”

vandali-montiFRANCESCA RUSSI – La Reppublica edizione di Bari

L’ULTIMO episodio è avvenuto domenica notte. Muniti di uova marce e bombolette spray, i vandali “politici” hanno imbrattato le vetrine del comitato elettorale barese a sostegno del premier Mario Monti. Con la vernice rossa hanno lasciato due messaggi “No €” e “Monti mer…”. Poi hanno lanciato le uova contro i vetri. A fare la scoperta, ieri mattina, sono stati i responsabili del comitato del centro cittadino. In via Calefati 47, nel quartiere murattiano, sono intervenuti gli agenti della Digos di Bari per fotografare le scritte e acquisire la denuncia. «Un atto vandalico frutto del clima avvelenato della campagna elettorale a cui stiamo assistendo negli ultimi giorni» ha commentato il capolista pugliese del movimento di Monti, Salvatore Matarrese È scattata così la linea dura. Le scritte offensive sui muri della città non saranno più tollerate. La Digos ha avviato indagini sulla maggior parte di quelle comparse a Bari negli ultimi mesi. E, questa volta, si fa sul serio. Gli investigatori sono a caccia dei writer che imbrattanoe hanno acquisito le immagini delle telecamere di
videosorveglianza posizionate agli angoli delle strade. Tutti i graffiti apparsi recentemente sono stati censiti: dalle scritte inneggianti alle Br sui bagni pubblici della piazzetta di via Salvemini, al quartiere San Pasquale, allo sfregio sulla statua di re Umberto I in piazza Umberto. Sui muri di via Salvemini proprio pochi giorni fa qualcuno, con lo spray nero, ha scritto “Che ci frega di Biagi e di D’Antona”, i due giuslavoristi uccisi dalle nuove Br. In piazza Umberto, invece, altri teppisti, in maniera provocatoria, hanno imbrattato la statua con il cavallo, appena ristrutturata, con un “W Gaetano Bresci”, l’anarchico che uccise il re. Per non parlare delle decine di scritte enormi inneggianti al fascismo comparse su muri di cinta della caserma Rossani. La Digos avrebbe già individuato inoltre l’autore di centinaia simboli: si tratterebbe di un ragazzo di Japigia.

 

 

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