Gli agenti hanno aperto falsi profili e raccolto le prove contro i graffitari .
Le loro case perquisite all’alba
Trenta denunciati, c’è anche il figlio dell’assessore che ha voluto il blitz
Materiale Sequestrati ventitrè scatoloni con bombolette di vernice e maschere di protezione
PAVIA – Joke e Stereo si contendono la palma di stakanovista della vernice spray; Horror si era fatto ritrarre in azione persino a scuola. Tutti loro, e molti altri, prima imbrattavano Pavia e poi correvano ad autocelebrarsi su facebook. Le gesta del gruppo che da anni lascia il segno su muri antichi, edifici pubblici e privati, su qualunque superficie possa essere verniciata erano lì, a portata di computer. E con un’indagine condotta essenzialmente via internet, a Pavia sono stati smascherati 30 writers: le loro case sono state perquisite all’alba da un centinaio di agenti e militari, 21 dei denunciati sono minorenni e tra loro c’è anche il figlio dell’assessore comunale che ha ordinato il blitz.
La domanda si sta già rincorrendo: era proprio necessario il dispiego di tante energie e una manovra degna di una operazione contro il grande crimine per una banda di imbrattatori? «Sì, perché quella dei graffitari è una vera piaga contro la quale avevamo promesso un impegno deciso ai cittadini. L’arte non c’entra nulla, è puro vandalismo e speriamo di aver dato una spallata a questo malcostume». Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia, rivendica di aver dato alla sua polizia municipale un input preciso perché contrastassero l’azione di «bomboletta selvaggia». Accanto a lui annuisce e approva convinto Marco Galandra, assessore alla polizia municipale, padre di uno dei giovani finiti nella rete delle denunce. L’indagine, durata otto mesi, si è avvalsa di metodi convenzionali (ad esempio le immagini della videosorveglianza cittadina) ma anche di un passo in più. «Sappiamo che molti questi ragazzi – ha spiegato il comandante della polizia municipale, Gianluca Giurato – hanno l’abitudine di raccontare sui social forum le loro imprese, spesso postando anche immagini e video. Abbiamo così creato falsi profili facebook, fingendoci a nostra volta graffitari ed entrando in contatto con loro. Impresa non facile anche perché in molti casi i protagonisti usano degli pseudonimi. Ma le firme lasciate sui muri della città ci hanno aiutati a identificarli». La rete ha consentito una buona «pesca» sfociata nelle perquisizioni di ieri mattina autorizzate dai pm di Pavia Gustavo Cioppa ed Ersilio Capone ed eseguite anche con l’aiuto di polizia, carabinieri e guardia di Finanza. Il risultato sono stati 23 scatoloni di materiale sequestrato: bombolette di vernice, computer, maschere di protezione. Per tutti l’accusa è di imbrattamento di cose pubbliche, pena prevista da 6 mesi a tre anni che però si attenua se l’indagato ripulisce il danno compiuto. «E sarebbe un’ottima soluzione – conclude il sindaco Cattaneo – se questi ragazzi decidessero di cancellare i loro graffiti. Molto denaro verrebbe risparmiato e loro dimostrerebbero di aver compreso l’errore commesso».
Articolo apparso sul Corriere della Sera il 15 maggio a firma di Claudio Del Frate
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