A corredo della presentazione del Clean-up sui Navigli della prossima domenica, l’Associazione Nazionale Antigraffiti desidera ribadire alcuni concetti, derivanti dall’esperienza internazionale e da quella diretta.
Tale esigenza vuole fugare dubbi che ancora perdurano in merito alla necessità di combattere in modo sistematico e coerente il fenomeno del graffitismo vandalico.
1) Combattere il graffitismo vandalico è un impegno doveroso per un’Amministrazione e un diritto assoluto della società civile. Rinunciare a questa lotta di civiltà significa tradire valori come il senso di comunità, il rispetto delle regole di civile convivenza, il diritto al decoro, la dignità dei luoghi comuni, il rispetto della proprietà altrui, il valore del patrimonio storico-architettonico. Rinunciare alla lotta al vandalismo significa essere conniventi con chi pensa di poter imporre agli altri una visione nichilista della vita. Questi valori sono e dovrebbero essere valori fondanti di un Paese democratico e progredito.
2) Le azioni di contrasto al graffitismo vandalico hanno ovviamente un costo, ma tale costo è molto inferiore al costo dell’inazione, associato al progressivo ampliarsi del danno economico alla proprietà pubblica e privata, alla perdita di attrattività turistica e, non ultimo, al degradarsi della qualità della vita dei cittadini. Se la prima delle voci di costo citate è quantificabile in molti milioni di Euro su scala nazionale, e già sembrerebbe argomentazione sufficiente, è arduo quantificare i danni dovuti ai mancati introiti dell’industria del turismo, e impossibile quantificare i danni morali e i danni associati al disagio psicologico dei cittadini civili. Qualsiasi stima sarebbe grandemente per difetto.
3) Le azioni di contrasto al graffitismo vandalico, se elaborate e dispiegate in modo coerente e soprattutto scevro da coloriture politiche, sono in grado di unire la cittadinanza di fronte ad una grande battaglia comune di civiltà. Chi percepisce effetti di divisione in una politica di contrasto al degrado dovrebbe seriamente considerare la propria attitudine a rappresentare i cittadini. Non può esistere divisione per chi veramente si riconosca nei valori già illustrati in precedenza.
4) L’efficacia delle azioni di contrasto al graffitismo vandalico è strettamente dipendente dalla coerenza nei messaggi e nelle azioni e dalla costanza e tempestività negli interventi di ripulitura, secondo il concetto dell’ “adozione” e non dell’intervento “una tantum”, cui purtroppo abbiamo assistito in passato (questo sì causa di utilizzo non ottimale e possibilmente inefficace delle risorse). Ad esempio, è assolutamente privo di fondamento il pensiero che concedere spazi al writing artistico sia fattore dissausivo per il graffitismo vandalico. Dare spazio all’arte è sempre encomiabile, se ciò avviene nel rispetto dei canoni estetici cui un ambiente urbano è già soggetto per legge (ad esempio, non è possibile dipingere la facciata di uno stabile privato in tinte che non abbiano ricevuto le dovute autorizzazioni dall’autorità pubblica). Tuttavia, dare spazio al writing artistico non ha alcuna attinenza e non ottiene alcun risultato nel contrasto al vandalismo. Chi ancora non ha compreso questa verità basilare è invitato a prendere coscienza della dinamiche socio-comportamentali dei vandali della bomboletta. Questi personaggi non sono alla ricerca di spazi legali in cui esprimersi. Prima di tutto, non anelano all’espressone artistica. In secondo luogo, ed è questo il cuore della questione, imbrattano proprio per esprimere contrasto alle istituzioni, per infrangere la regola. Questi personaggi non sono in alcun modo attratti dalle aperture delle Autorità a concessioni di “spazi in cui esprimersi”. Se vi fosse uno spazio legale, i vandali lo eviterebbero, perchè non rappresenterebbe quella valenza di sfida e di sfregio che è la loro vera motivazione. Pertanto, come dimostra ampiamente l’esperienza internazionale ma anche nostrana, concedere spazi ai “writer buoni” serve solo creare un alibi al necessario rigore del contrasto al vandalismo. Alibi, però, che sarà sempre e solo letto dai vandali come condiscendenza.
5) Occorre ribadire una volta in più che le azioni di contrasto al graffitismo vandalico non hanno, non possono e non devono avere caratterizzazioni politiche, non sono né di destra né di sinistra, sono solo un atto basilare ed irrinunciabile di civiltà. E’ di destra o di sinistra smaltire i rifiuti o spazzare la strade? Chi non riesce ad abbracciare questa visione dimostra non solo di non avere compreso il problema, ma anche di non avere nessuna intenzione di risolverlo. Di questo gli elettori, ormai avveduti, saranno giudici.
Andrea Amato
Presidente Associazione Nazionale Antigraffiti
NONNA VINC
25 settembre 2013 at 21:26
Questo ci voleva! Grazie.
Ho sentito parlare di telecamere portatili e a batteria, facilmente riposizionabili, utilizzate normalmente dalla Polizia negli Stati Uniti, che là hanno fatto abbattere il graffissimo vandalico dell’80%.
Che cosa aspettiamo.. oltre il filmato sui Navigli postato da voi su Youtube.
I 35milioni (nostri) spesi in lavaggi e pitture, in due anni, durante l’amministrazione Moratti, per ripulire danni, che si sono poi centuplicati, dovrebbero far capire che è solo “il controllo del territorio, razionale e sistematico”, l’unico modo di contenere queste “endemiche forme di disturbo comportamentale”.
Andrea
25 settembre 2013 at 22:29
Mi sembrano un ottimo deterrente ma non credo che Comune di Milano sia d’accordo.
“Troppi soldi che l’amministrazione non ha”, “non crediamo sia la strada giusta…”, “facciamo più murales che vedrete che i vandali smetteranno…”
Come si fa a credere che tale proposta possa essere accettata?
Manca la strategia e il Comune è convinto di affrontare il problema con la street art.
Mara e Gianmarco Iapoce
27 settembre 2013 at 21:33
Impariamo dagli USA, e impariamo anche a batterci per una soluzione LEGISLATIVA del problema. Associazione a delinquere per il reato di graffitismo è ancora una definizione lontana dal nostro Codice Penale, mentre in effetti è la qualifica più calzante!
Mauro e Gisella
29 settembre 2013 at 22:08
In effetti senza una legge chiara e dalla certa applicazione i risultati saranno sempre relativi. Al di là del gesto di per sé esecrabile, senza se e senza ma, rimane il fatto che il nostro Paese, e i Comuni in primis, non hanno le risorse per permettersi di ripulire edifici su edifici. Suvvia, facciamoci furbi ed emaniamo una legge che ne decreti l’associazione a delinquere! La Polizia di Stato, alla quale abbiamo segnalato un episodio di degrado della nostra città, ci ha informati che la questione sarà presto al vaglio del Parlamento Europeo. Se l’Italia non ce la fa con le sue gambe, che accetti l’aiuto dell’Europa!