Pubblichiamo la lettera di un cittadino, apparsa sul Corriere della Sera venerdì 8 novembre , nella rubrica di Isabella Bossi Fedrigotti “dalla parte del cittadino”
Gentile signora, non sono il classico pensionato che borbotta il suo disprezzo perché ha in odio il mondo o invidia della gioventù: ho 40 anni, insegno, adoro i giovani e ci vivo in mezzo tutti i giorni e le sere pure, perché sì, esco anch’io e mi godo i locali, le discoteche, i concerti, la città e pure talvolta il casino. Ma non sopporto i dementi, che fanno danni togliendo fondi ed energie utili per cose più importanti. Quanto ancora vogliamo tollerare i graffitari? Sì, dico tollerare perché, a mio parere, finora è stato usata una mano lievissima contro questi criminali, addirittura pulendo i muri «per dar loro il buon esempio»: ma non scherziamo! Se dobbiamo fare opere di bene facciamolo con chi ne ha bisogno e non questi ragazzetti frustrati col cervello di un neonato in cerca di pubblicità! Basta! Il Comune di Milano sembra non avere più neanche gli occhi per piangere: bene, puniamoli con multe salatissime e ripristino del bene vandalizzato. Qualche soldo prezioso arriverà anche da loro. Non li hanno? Gli si confisca tutto, anche il telefonino con cui postano il loro capolavoro, fin quando non hanno saldato il conto. Non si può perché non è previsto dalla legge? E il Comune di Milano non ha potere per riuscire a farsi rispettare e risarcire? Fare un decreto, un emendamento, un articolo al regolamento comunale? Se poi si dice che è difficile coglierli in fallo basta organizzarsi: siamo un milione di persone che hanno occhi e possono contribuire; io sarei il primo (ma non chiamiamole ronde per piacere) e credo non sarà difficile trovare centinaia di volontari che vogliano segnalare i vandali. Sapete, infine, cosa mi fa inviperire? Il fatto che io, come tanti milanesi, combatto ogni giorno, fra mille sacrifici, per cercare di essere un cittadino corretto; non è facile, ma lo faccio. E quando vedo questo degrado, ormai mi salgono la nausea e la rabbia per l’impotenza mostrata dal Comune e dagli organi competenti. E mi sento preso per i fondelli, sì per il sedere, quando poi si recita la solita litania che i costi dei servizi comunali devono aumentare, e le tasse bisogna ritoccarle, e tutto rincara. Non è più possibile tollerare. Scusate lo sfogo ma credo di parlare a nome di tanti che non ne possono più, e ancor più perché si discute di questioni che in altri Paesi sarebbero risolte in pochi mesi e qui invece diventano il mantra, anzi l’harakiri, per anni.
Francesco Rossi
Avevo tenuto indietro la sua lettera perché il tema dei graffitari negli ultimi tempi era tornato molte volte in questa rubrica, però non potevo continuare a lasciare nel cassetto il suo grido di dolore così accorato oltre che – immagino – condiviso da moltissimi.
ibossi@corriere.it
Vanda Morbilli
8 novembre 2013 at 14:47
Mi unisco al grido di indignazione che accomuna anche i cittadini di Roma
Anche noi siamo andati a pulire muri soprattutto per scuotere l’opinione pubblica e abbiamo lanciato una campagna “adotta il tuo palazzo” ma quello che ci ha sconvolto è stata la rassegnazione che diventa indifferenza anche se vengono colpiti monumenti e chiese.
Nessun supporto dalle istituzioni che lamentano sempre la mancanza di fondi
Ma allora che ci stanno a fare? Sopprimiamole e autogestiamoci noi cittadini giacchè lo stiamo già facendo esasperati dalla carenza ed inadeguatezza della politica.
Fabrizio
8 novembre 2013 at 16:23
E’ ora che chi ci governa insegni alla gente NON che ci sono cose più importanti delle scritte sui muri(troppo comodo,cari governanti),bensì insegni alla gente il vivere civile dando disposizioni di legge precise ed atte a contenere questa piaga che in Italia è presente da trenta anni,provoca danni per milioni di euro e non è in diminuizione,anzi.
Francesco
8 novembre 2013 at 23:28
abito in un paesino, non ci sono problemi grossi di vandalismo da noi.
Ma ogni volta che vado a Milano o Roma, e penso al “problema dei graffiti”, mi convinco sempre più che il vero problema è la città in sè stessa, che rende inumana la vita delle persone. I graffiti non sono altro che l’eruzione cutanea provocata da un virus, e il virus in questione si chiama cemento, stress, arrivismo. in una parola: la città.
Luciano
9 novembre 2013 at 00:51
Francesco, è vero che la città rende spesso difficile, in qualche caso inumana, la vita di molte persone; questo dipende da molteplici fattori, alcuni dei quali sono comuni ad ogni malessere. Ma attenzione a non cadere nel più banale qualunquismo, perché questi fattori non determinano in assoluto le condizioni che portano certi individui a degenerare mentalmente, fino all’espressione del proprio disagio tramite atti di gretto vandalismo come l’imbrattamento di ogni superficie visibile. Anch’io sono nato e vissuto in un paesino dell’Alto Adige per una decina d’anni, ma dopo varie tappe tra Nord Centro e Sud Italia vivo a Milano da quando avevo 20 anni e mi sono fermato in città dopo il servizio militare per stare vicino alla ragazza. Ora ne ho 62, ho passato momenti difficili come tanti, ma non ricordo di essere stato preda di depressioni e angosce tali da indurmi a sfoghi tanto insulsi come l’imbrattamento indiscriminato della cosa pubblica e privata. Credo invece che il grosso problema si nasconda nella psiche dell’individuo formatasi dalla sommatoria di fattori famigliari, sociali e culturali certamente differenti da quelli che hanno caratterizzato la mia generazione; la grossolana carenza di senso civico, educazione e cultura storica che si evidenzia in molte occasioni in buona parte della gioventù odierna, è il marcatore principale della patologia degenerativa che causa il degrado attuale, indipendentemente dalla classe sociale e dalle condizioni proposte dall’ambiente urbano inquinato, stressante, cementificato. Aspetti che si presentano materialmente a ognuno di noi, ma che ciascuno valuta e osserva soggettivamente nell’ottica del tutto personale; per alcuni risultano negativamente influenti, per altri meno o per nulla, in funzione della capacità del saper vivere.
In conclusione, ritengo in genere poco realistico attribuire alla città il ruolo di imputato principale nella situazione di disagio e insofferenza della popolazione, non solo giovane; basti osservare anche la crescita delle presenze di mendicanti e senzatetto vari, i quali manifestano la propria condizione magari in modi sgradevoli dal punto di vista igienico-sanitario, ma non necessariamente vandalizzando la città.
Ciao.
Maurizio
9 novembre 2013 at 22:13
Caro Francesco,
Ti dirò ,ero anch’io della tua stessa opinione.
Però mi sono chiesto ,viaggiando, come mai in città d’arte italiane dove non certo il cemento impera(nè stress o arrivismo)
si sia sviluppato fortemente
il graffitismo vandalico.
Parlo di Venezia.Perchè accanirsi nelle calli ,nei campielli con scempi spray?E’ una città d’arte.Se ci vai resti allibito.
Al punto che
dei cittadini si sono riuniti su facebook in un profilo:”I nostri masegni puliti e splendenti ”
http://www.facebook.com/groups/288707571161637/
Parlo poi di Firenze,anche lei fortemente offesa dallo spray .E anche lì si è reso necessario l’allearsi di cittadini:
Gli angeli del bello.
http://www.facebook.com/angelidelbellofirenze?fref=ts
E che dire di altre città non grandi?
Como ad esempio: http://www.facebook.om/xcomopiupulita?fref=pb&hc_location=friends_tab
E Varese,Ascoli,Saronno e tantissime,ma tantissime altre piccole località in tutta Italia dove le amministrazioni
sono alle prese con questa piaga…
E poi vai all’estero,vai negli Stati Uniti e noti che a New York,Chicago,San Francisco,Los Angeles,Miami,New Orleans,
Washington non esistono imbrattamenti
con tag ovunque come esistono in Italia.Città pulite.Eppure sono città enormi con milioni di abitanti e dove il cemento impera.
Ma basta anche andare oltralpe e qualcosa come Milano o Roma in termini di tag sui muri è introvabile.
Al che ti chiedi perchè.
E’ questione di cultura ed educazione che noi abbiamo perso.
Ma anche di rispetto di leggi ben precise, senza se e senza ma.
Grazie per la tua attenzione.
Maurizio
NONNA VINC
10 novembre 2013 at 11:48
Meno web e più strada per tutti.
USCITE..USCIAMO. SOLO COSì CI POSSIAMO RIAPPROPRIARE DI SPAZI DI CIVILTà POSSIBILE.
Provateci e vedrete quanta salutare energia esistenziale vi regala il reagire effettivamente non solo a parole
Mentre si sta in strada e si pulisce insieme con altri volontari, o anche in solitudine (dopo aver ottenuto un permesso da chi è proprietario di ciò che volete pulire) si ascoltano moltissimi commenti della gente che transita. Così si capisce quanta voglia di civiltà ha la gente comune, anche se, per ora, sta nascosta come un fuoco sotto la cenere.
Purtroppo gli unici a ritardare a capire sono proprio quelli che POTREBBERO E DOVREBBERO dare energia a questo movimento spontaneo, che parte dal basso, ma che, puntando alla vittoria sul degrado, VINCERà.
VINCERà, siatene certi. Vincera’ a prescindere da tanti sorrisi, e apprezzamenti pubblici e però virtuali, conditi da ZERO VOLONTA’ ECONOMICA. E DICO ZERO VOLONTA’ DI BENCHè MINIMO IMPEGNO ECONOMICO.
SI SAPPIA UNA VOLTA PER TUTTE, SI DICA FORTE E CHIARO
AI VOLONTARI DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ANTIGRAFFITI,
NESSUNO, DICO NESSUNO GARANTISCE IL MINIMO SOSTEGNO ECONOMICO.
ZERO SOLDI! CAPITO BENE?
TRANNE QUELLI DEGLI SPONSOR, SPONSOR GENEROSI CON LA CITTà,
CHE ALL’ASSOCIAZIONE TROVANO DA SOLI. OPPURE SOLDI PER IL MATERIALE DATO DAI CITTADINI,
CHE PER I CLEANING SI AUTOTASSANO
facendo collette come possono (come accaduto per via Fabio Filzi a Milano)
Sabato 16 novembre con un Cleaning Day verrà ripulito l’attaccaticcio abusivo di pubblicità, sparso ovunque, che degrada corso Buenos Aires a Milano. Bene.
PERò leggo ora sul Corriere della Sera di Milano, che, peraltro, neppure cita correttamente il nome dell’Associazione Nazionale Antigraffiti, che c’è il patrocinio del Comune di Milano. Bene!
Da casalinga di Voghera, però, vorrei tanto sapere QUANTO E SE OFFRE SOSTEGNO ECONOMICO, ALMENO QUESTA VOLTA, visto che sembra siano in molti a Palazzo Marino ad apprezzare la titanica fatica dell’Associazione. Perché so CON CERTEZZA che l’associazione recentemente ha perfino dovuto pagare l’occupazione del suolo pubblico. Poca roba, circa 18 ridicoli euro, ci autotassiamo, siamo abituati, ma son soldi che bruciano come sale messo su una ferita aperta.
E ..PER FAVORE, chi parla e scrive di impegno antigraffiti e vandalismo
NON FACCIA Più CONFUSIONE. POICHè IL COMUNE CI OSSERVA, CI AMMIRA.. E.. BASTA.
Per ora, vero. Solo per ora perché …prima o poi dovrà pure SCUOTERSI DAL SUO SORRIDENTE TORPORE.
Annamaria e Michele Palmieri
23 novembre 2013 at 19:23
Liberandoci dai social network che stanno devastando il nostro cervello, rendendoci incapaci di azioni concrete e volte al cambiamento, uscendo di casa e facendo squadra con altri cittadini e associazioni di quartiere, possiamo fare tanto per debellare il fenomeno, senza aspettare le amministrazioni comunali (che, tra l’altro, sono anche poco scaltre nel lasciare andare o nel ripulire dopo che lo scempio è all’ennesima potenza, perché spendono il doppio di quanto spenderebbero se facessero prevenzione). Se a un muro imbrattato corrisponde una ripulitura nel giro di pochi giorni, le velleità di questi terremotati mentali verranno progressivamente fiaccate. I condomini spendono troppo e inutilmente: si può pensare di inserire in bilancio l’acquisto di materiale da rimozione dei graffiti e sistemi di videosorveglianza.
Andrea
24 novembre 2013 at 02:10
E’ arrivato il momento che i cittadini si organizzino per vivere in città più decorose. Chi si deve vergognare è l’amministratore pubblico che non riesce a comprendere, o fa finta di non intendere, queste esigenze. Con un po’ di strategia questo fenomeno vandalico può essere debellato e senza spendere grosse cifre.
Francesco
25 novembre 2013 at 16:39
Abito vicino a Fabiola Minoletti della quale apprezzo immensamente l’impegno e debbo dire che è una vergogna vedere la zona (ma il resto della città non va meglio) imbrattata oltre misura inclusi edifici liberty prestigiosi.
A me hanno persino imbrattato le tapparelle tanto che avevo pensato di mettere degli spuntoni sul davanzale per evitare che i writer si aggrappino allo stesso per compiere le loro opere ma il fabbro si è rifiutato di farmeli perchè se i simpaticoni si facessero male andrei nei guai….
Andrea
26 novembre 2013 at 02:32
Gentile Francesco, la invito a seguire il consiglio del fabbro per evitare d’incorrere in spiacevoli situazioni.
Purtroppo Milano sembra in balia dei vandali. L’impegno dell’Associazione Nazionale Antigraffiti è proprio di contrastare gli imbrattatori e denuniciarli per i reati che reiterano sul territorio. Più cittadini attivi ci saranno, più sarà semplice contrastare il degrado.
Romano
26 febbraio 2014 at 14:35
I graffiti nelle città italiane sono di gran lunga più estesi di altre città europee. Sono un segno di degenerazione sociale e mancanza di solidarietà. A lungo termine si devono combattere le cause ma prima di tutto bisogna combattere i graffitari e le attitudini ambivalenti di certi cittadini e autorità. A chi parla di arte e di espressioni individuali Io chiederei di farsi fare dei bei graffiti artistici sulle mura delle loro case o ancora meglio all’interno dei loro preziosi salotti. La realtà é più triste. A quelli che tollerano queste brutture, non interessa il bene comune, al massimo sono solo interessati alla loro famiglia e amici. Gli altri sono estranei e non contano come non conta l’ambiente esterno. I graffitari d’altra parte, sono dedicati all’inversione dei valori. Sprezzano quello che noi cittadini normali apprezziamo come la pulizia e l’ordine. É lo stesso istinto dei Vandali contro il quale non ci può essere tregua.
Andrea
26 febbraio 2014 at 14:45
Siamo d’accordo. Ma credo che sia arrivato il momento che noi cittadini diciamo la nostra e sopratutto facciamo la nostra parte. Basta aspettare che qualcuno lo faccia per noi. Le amministrazioni, con l’alibi dei bilanci in rosso, non fanno niente. La soluzione sarebbe semplice: fare pagare i danni a chi rovina.