Como – Risiedo all’estero dal ’96 e visito la mia famiglia che è rimasta nella splendida Como. Mai come in occasione del mio ultimo viaggio ho avuto modo di toccare con mano la miseria morale, culturale e sociale del paese che diede i natali a Dante, Michelangelo… Fellini.Siedo in treno da Ginevra, oltrepasso il confine e qualcosa cambia, sembra di essere in una realtà diversa. Dal momento in cui sono in Italia l’aria condizionata non funziona più, il personale di accompagnamento è sparito: il confort che si aveva in Svizzera non c’è più… eppure il treno è lo stesso!Finalmente arrivo alla stazione centrale di Milano. Naturalmente ho perso la mia coincidenza per Como, come sempre. Per fare il biglietto devo vedermela con le apposite macchinette emettitrici perché la biglietteria è chiusa!In attesa del treno faccio un giro in stazione. Un degrado umano e fisico da far spavento: indicazioni divelte, graffiti e scempi ovunque. Arrivo a Como San Giovanni al binario 3.
È chiaro che non si possono attraversare i binari, ma allora si faccia almeno uno scivolo per chi arriva con pesanti valigie o in sedia a rotelle! Sono le 23:55 e mi ritrovo letteralmente in un dormitorio di immigrati. Arrivo in centro Como, e mi sembra di percorrere una strada del Kenia, anzi quella la ricordo in condizioni viabili migliori! Nelle due settimane che ho trascorso dai miei ho visto cose che non riesco ad accettare… Come fate a farlo voi che ci vivete?Andrea Martinelli
Con l’orgoglio di vivere in una città splendida e qualche imbarazzo per non riuscire a curarla come meriterebbe.
Articolo apparso su La Provincia il 13 novembre 2013
Commenti recenti