Bologna - Agiscono in centro storico e periferia senza aspettare autorizzazioni
Troppe regole? Ecco i «giustizieri»
I tempi della burocrazia che si allungano a dismisura, i permessi della Soprintendenza che tardano ad
arrivare, la tavolozza dei colori da rispettare che rende difficile la ricerca dei materiali. E poi le scritte che appena cancellate ritornano, a decine, annullando il lavoro di giorni. Ed ecco che un gruppo di «giustizieri» della notte, esasperato dall’imbrattamento senza tregua, ha deciso di non aspettare alcun via libera per poter ricoprire le scritte sui muri e sulle colonne. Aspettano che le attività commerciali siano chiuse e che il traffico si attenui per prendere pennello e pittura e riportare le strade, soprattutto quelle dove c’è una concentrazione di attività commerciali e di abitazioni, a una condizione di decenza. Pare che i volontari notturni agiscano su sollecitazione di quei proprietari che ogni giorno, puntualmente, si ritrovano i muri di casa o del negozio imbrattati, nonostante lo sforzo per pulirlo fatto solo un paio d’anni fa. E allora ecco che la «squadra» interviene. Sia in centro storico che in periferia, senza alcuna distinzione. E invece che limitarsi ad aree piccole pare che i volontari, già che hanno il pennello a portata di mano, puliscano anche le strutture vicine a quelle segnalate o a quelle che ritengono di dover ripulire, chiese comprese. Un movimento di volontari che ha a cuore la pulizia della città, ma che agisce furtivamente neanche fossero loro gli autori dei graffiti. Perché sanno che dovrebbero rispettare alla lettera il «vademecum» che la Soprintendenza scrisse nel 2010 indicando nel dettaglio come intervenire nella pulizia dei muri e disincentivando gli interventi casuali che, ai tempi della commissaria Anna Maria Cancellieri, furono stigmatizzati dai Beni culturali e indicati come dannosi. Ma le procedure pare siano troppo complicate da applicare e i proprietari di abitazioni e negozi sono stanchi di vedere i muri sporchi. Magari non sarà tutto perfetto, pensano, ma almeno è pulito e senza scritte. Un ritocco alla volta, appena la scritta torna, è considerato dai proprietari meglio di un maxi-intervento generale da fare una volta all’anno, quando proprio va bene. Ecco spiegate, quindi, le «toppe» di colore che capita di vedere soprattutto in centro storico. Ce ne sono sulle colonne e ce ne sono sui muri, principalmente nella parte alta, raggiungibile però a mano libera. Piazza Aldrovandi, un concentrato di abitazioni e di negozi che da anni «rincorre» la pulizia dei muri e delle serrande con scarsi risultati e molta (troppa) fatica, è solo uno degli esempi visibili in città. Se ne potrebbero citare decine e decine di casi come questo. Insomma, i cittadini scalpitano: non hanno più intenzione di vedere la loro città sporca. Sono disposti anche a non rispettare il vademecum per filo e per segno, pur di vivere in una città decorosa. Qualcuno sa cosa succede di notte e ha chiuso un occhio, qualcun altro non sa nemmeno. Eppure il Comune, che dopo anni di ritardo e di difficoltà a fine novembre farà il corso alle persone senza lavoro entrate nella cooperativa che ridipingerà una manciata di edifici pubblici, qualche domanda se la dovrebbe porre. Il Comune, così come la Soprintendenza, dovrebbero sfruttare al meglio e più velocemente quest’onda civica tanto invocata. Alla luce
del sole però.
Articolo di Daniela Corneo apparso sul Corriere della Sera di Bologna il 21 novembre 2013
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