FORLI’ – Un anno fa il Carlino titolò: ‘Caccia a Slash, il graffitaro misterioso’. La caccia a dire il vero era stata soprattutto nostra, che per giorni seguimmo in tutto il centro storico e non solo quello gli scarabocchi colorati del grafomane forlivese. Un inno alla bruttura elevato a città.
Ebbene, esattamente 365 giorni dopo gli sgorbi, decine di sgorbi divenuti nel frattempo centinaia, sono ancora lì. Hanno invaso la città. Nessuno li ha coperti, puliti, cancellati dalla faccia di Forlì. Non ci hanno neppure provato, privati e Comune (lo schizzo compare anche sul muro del Diego Fabbri), ai quali evidentemente non recano troppo disturbo gli esibizionismi mascherati da arte urbana del disordinato writer forlivese. Al quale del resto non serve molto coraggio per autocelebrarsi sui muri altrui, se agli altri non reca disturbo. A porta Ravaldino la firma compare un po’ ovunque. Colori diversi, curve identiche. Impossibile non notare quello spray. Idem in zona via Regnoli: ultimamente Slash ha ricordato di esistere anche sulle tapparelle del palazzo che si affaccia sulla rotonda di viale Matteotti. E poi il muro di via Dell’Aste, porte in corso Diaz, cabine elettriche in via Pellegrino Laziosi, serrande un po’ ovunque. L’autostima della città è talmente rasoterra che i muri imbrattati non fanno differenza. A nessuno viene in mente di pulirli, oppure di stanare l’autore per farli sbiancare a lui. Che rischierebbe in quel caso di finire a decorare le pareti del carcere: la norma antigraffiti del 2009 fa scattare infatti, oltre ad una multa che può arrivare a mille euro, la reclusione da uno a sei mesi.
Articolo de Il Resto del Carlino di Riccardo Fantini del 23 novembre 2013
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