TORINO 31 – Vandal, di Hélier Cisterne (Concorso)
Ennesimo interessantissimo esordio per il cinema francese. Hélier Cisterne ci immerge nelle difficoltà della gioventù multietnica del suo Paese, seguendo la difficile situazione del sedicenne Cherif alle prese con l’ambiente degli anonimi writers notturni. Ombre nel buio che colorano la notte alla ricerca di un fantasma: Vandal
Chi è Vandal? È un writers misterioso, un fantasma nella notte, che porta i suoi graffiti nei siti più impensati e impossibili, su tetti o treni merce: uno sguardo (senza corpo) che i suoi emuli scoprono solo su YouTube, in vertiginose soggettive anonime. Ma Vandal non è il nostro protagonista, agisce sempre e solo fuori campo, guida indirettamente l’azione di tutti i personaggi e ne indirizza i destini. Ciclicamente, sino al mattino.
Interessantissimo esordio di un giovane cineasta francese, Hélier Cisterne, che ci immerge nelle difficoltà della gioventù multietnica del suo paese seguendo la difficile situazione del sedicenne Cherif. Figlio di genitori separati e reduce da un passato turbolento, ora costretto a trasferirsi a Strasburgo con la famiglia dello zio (sarà molto contrastato il rapporto con Jean-Marc Barr) dove incontrerà suo padre con cui aveva da anni perso ogni contatto. Nuova vita, di giorno, tra scuola e lavoro in cantiere. Ma poi c’è la notte e il regno dei writers che inizia a frequentare, tirato dentro dall’insospettabile cugino: covi nascosti, bombolette come armi, volto coperto e un unico obiettivo. Esprimere, con l’arte di strada, un generico dissenso. Il confine tra luce e buio è tracciato subito e di netto, confondendo gli agilissimi corpi completamente vestiti di nero con le loro stesse ombre stagliate sui bianchi muri da imbrattare. I graffiti diventano firme di esistenza per una generazione dimenticata, che “colorando” la notte trova l’utopia di un senso. La mattina, in fondo, è fatta solo per contemplare da lontano.
La regia di Cisterne dimostra una notevole consapevolezza nell’alternare i pittorici campi lunghi nel cemento metropolitano con i primissimi piani dei giovani protagonisti (in una dinamica molto cara a Jaques Audiard), arrivando anche a orchestrare adrenalinici inseguimenti che a tratti ricordano la prima Kathryn Bigelow. La vita di Cherif rimbalza dalla luce del tenero rapporto d’amore con una difficile coetanea, all’oscurità della sfida alle istituzioni, e il suo ampio spettro emotivo ci viene restituito momento per momento. Sino all’incontro con il fantasma Vandal e la sua folgorazione che devierà ogni destino. Il cinema francese, insomma, sta vivendo anni felici: sono ormai moltissimi i giovani cineasti (Sciamma, Donzelli, Betbeder, ecc) che travalicano i confini e si impongono all’attenzione del mondo. Quest’esordio nel lungometraggio di Cisterne è un ottimo film/graffito, che non nasconde affatto le sue evidenti sbavature ma le sa rendere funzionali ad un confuso e veritiero disegno. Ma allora: chi è Vandal? Vandal è solo il nostro film.
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