Forlì – Non ha alcun dubbio. «Il ‘vostro’ Slash è quello che ha già imbrattato i muri di Milano». Fabiola Minoletti è il segretario generale dell’associazione nazionale antigraffiti. Quei tatuaggi urbani li conosce bene. In particolare quelli firmati dal graffitaro misterioso più ‘presente’ a Forlì. Misterioso per noi, non tanto per lei. Slash ha concentrato la sua attività negli anni scorsi proprio nel capoluogo lombardo. Minoletti ha preparato un report dal titolo ‘Slash-Avc crew,dopo Milano colpisce anche Forlì’. Ha ripreso gli articoli del Carlino, ha confrontato le foto di tag e throw up delle due città (rispettivamente lo pseudonimo e la tag con contorni tondeggianti) giungendo alla conclusione. «Slash di Milano, persona identificata e processata nel 2010, è l’autore degli atti vandalici a Forlì». Minoletti, in effetti il confronto delle immagini sembra chiarire tutto… «Proprio così. C’è un’esatta corrispondenza calligrafica sia delle tag che dei throw up. L’altro elemento è la crew Avc, ovvero il gruppo di appartenenza del writer. Io ritengo che la persona sia la stessa». Ci sono sue tracce dal 2010 al 2012, anno in cui è arrivato a Forlì? «Dal 2012 non ci sono più i suoi segni distintivi a Milano…». L’anno in cui potrebbe essersi trasferito in Emilia-Romagna. «Magari per motivi di lavoro, per questioni legate alla famiglia, oppure per studio. Ovviamente non spetta a noi stabilire questo. Ho provveduto a inoltrare il report alla sezione antiwriting della polizia locale di Milano, che conosce bene Slash per averlo osservato e individuato». Nome e cognome del graffitaro sono noti alle forze dell’ordine. E c’è un indizio legato all’età: nel 2010 Slash era minorenne, quindi oggi non ha più di vent’anni. «Certo, parliamo di un ragazzo». Slash fa parte del gruppo Avc crew, ovvero Av cowboys from hell. «C’è un gruppo su facebook in cui è spiegato il significato di questa crew. I componenti: Slash, Spade, Roman, Fire e Spak». Anche Spak è
passato da Forlì. «Ritengo che sia il caso di creare una banca dati nazionale con tutte le tag, in modo da facilitare il lavoro di tutti. La nostra associazione si batte per questo». Ma cosa vuole comunicare chi scrive sui muri? «In questi casi parliamo di writing vandalico, non di street art. Di solito, attraverso queste tag, l’obiettivo è affermare se stesso. Anche i nomi delle crew sono scelti con attenzione. Non hanno mai più di tre o quattro lettere e ognuna ha un significato».
Articolo di Giuseppe Catapano apparso su il Resto del Carlino il 3 dicembre 2013
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