Tammam Azzam “Freedom Graffiti”
La tecnologia incontra la street art per raccontare la durezza del conflitto siriano, il tepore della comunità internazionale e arriva a diffondere il suo messaggio nella capitale inglese. Nel febbraio 2013, Tammam Azzam, artista originario di Damasco, sovrapponeva l’immagine di uno dei capolavori dell’arte occidentale, “Il bacio” di Klimt, alla fotografia di un muro devastato nella capitale siriana. Nasceva “Freedom graffiti”, e il gioco degli opposti, Eros e Tánatos, amore e distruzione, Medio Oriente e Occidente, piegava il lessico delle macerie, all’inclusione della parola speranza.
Dopo il successo virale dell’opera le suggestioni dell’artista valicano oggi il confine digitale e approdano sul terreno materiale della Ayyam Gallery di Londra dal 12 dicembre al 30 gennaio 2014. Oltre a “Freedom graffiti” sarà possibile osservare altre opere del filone “Syrian museum”, il cui filo rosso è la giustapposizione di grandi capolavori dell’arte occidentale, intesa come bacino di produzione, con scenari di devastazione della guerra che dialogano dinamicamente con le opere iconiche della storia dell’arte. Le danzatrici di Matisse aleggiano sui resti di un muro sfondato e le donne di Tahiti di Gaugin portano la loro intrinseca imperturbabilità nello scenario dei campi profughi.
In “Bon voyage”, corpus di opere del 2013, Azzam sottolinea attraverso il collage, la fragilità delle istituzioni nei confronti della guerra civile. Un ammasso di palloncini colorati porta in volo i palazzi devastati sui luoghi simbolo del potere ricordando, ai visitatori e ai loro governi, l’esigenza di un intervento deciso nella risoluzione di una strage violenta e insensata.
Articolo apparso su La Stampa il 14 dicembre 2013 a firma di Alessia Laudati
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