PERUGIA – Writer, graffittari, artisti, poeti del contemporaneo. Potete chiamarli come volete, ma chi imbratta un monumento del XV secolo con segni tracciati senza alcun significato o simboli che rappresentano tutt’altro, si possono definire con tanti aggettivi: ignoranti, incivili, imbrattatori, vandali (Genserico fece molti meno danni) deturpatori, cafoni e anche villici. I personaggi in questione hanno imbrattato il pozzo medievale che si trova davanti alla basilica di San Domenico. «Un atto di inciviltà, di barbarie – commenta Orfeo Ambrosi presidente dell’associazione Borgo Bello – Da anni lavoriamo per recuperare il quartiere, per valorizzare le attività commerciali, la residenzialità e tutelare le bellezze artistiche. In una notte e con un pennarello qualcuno rovina tutto. Abbiamo recuperato via del Labirinto e l’icona della Madonna di via degli Archi e in collaborazione con gli studenti del corso Urban spaces abbiamo ripulito i numeri civici del borgo e inizieremo a recuperare via del Deposito dove nacque Gerardo Dottori. Prossimamente partirà il gruppo autorganizzato di manutenzione dei giardini di Sant’Ercolano (tutte le domeniche dalle 8 alle 11) con i volontari che puliranno la zona e cureranno il verde. Il pozzo di San Domenico per i festeggiamenti del XX giugno è stato dotato di un nuovo impianto di illuminazione. Sono molto arrabbiato e dispiaciuto per questo gesto che reputo indegno e incivile. Oggi stesso interesserò la Soprintendenza affinché intervenga immediatamente e segnalerò la cosa anche al Comune». Il pozzo di San Domenico reca incisa sulla pietra la storia della città. La balaustra monumentale che cinge il foro del pozzo è formata da otto pannelli di travertino separati da pilastrini poligonali. Girando intorno al parapetto si notano decorazioni e incisioni che testimoniano l’uso pubblico (il grifo rampante, simbolo del comune perugino). Sui pannelli laterali, a sinistra, si legge il monogramma di Cristo in greco (XP); mentre, a destra, quello in latino (YHS) è sormontato dalla croce e dalla data di rifacimento del pozzo (1452). L’ultima lastra decorata riporta impressa la forma della conchiglia, simbolo legato all’esperienza del pellegrinaggio, in particolare ai viandanti Romei e di San Giacomo di Compostela che qui passavano per recarsi ad Assisi e a Roma. Proprio questo pannello, e quello a fianco a sinistra, sono stati imbrattati con il simbolo dello yin e yang con dei peducci e una sorta di cuore composto da lettere stilizzate. Le proteste e le lamentele nel quartiere sono sulla bocca di tutti. «O mettiamo due telecamere di controllo – dice un commerciante a Sant’Ercolano e a San Domenico o presto ci ritroveremo intasati di scritte rosse ovunque». A Sant’Ercolano, infatti, la ditta aveva smontato il cantiere la sera che la mattina successiva era apparsa su un marciapiede la scritta “Acab”. Prontamente cancellata dagli operai che dovevano fare gli ultimi ritocchi.
Articolo di Umberto Maiorca apparso su Il Giornale dell’Umbria il 15 dicembre 2013
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