VERCELLI- L’avventura di «Fetente» finisce in tribunale. Al via subito dopo le feste, dopo due anni di attesa, il processo contro il 30enne writer vercellese Andrea Rizza, nome d’arte proprio «Fetente», che negli anni scorsi con i suoi murales ha imbrattato una dozzina di edifici di Vercelli. Senza contare quelli di Gattinara e Serravalle e la denuncia arrivata anche da Casale Popolo. Danni per alcune migliaia di euro che gli sono costati cari: a citarlo in giudizio il Comune di Vercelli, che si è dichiarato parte civile al processo, rappresentato dall’avvocato Anna Binelli che, sempre per il Comune, sta seguendo un altro processo ad un vandalo che aveva rotto le fioriere e le targhe della città, per essere risarcito del danno subito. «Fetente» è accusato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui (art. 639 del codice penale). Nel 2011 dopo aver imbrattato, usando le bombolette di vernice spray, edifici storici e strutture per la raccolta dei rifiuti del centro della città, da via Giovenone a corso Italia fino a via Cappellina, piazza Mazzini e piazza Cesare Battisti, per scovare Rizza era scattata una vera e propria caccia all’uomo. Con tanto di appelli dell’amministrazione comunale alle forze dell’ordine: «Prendetelo, è un delinquente». Così, dopo settimane di appostamenti, i vigili urbani guidati dall’allora comandante Giorgio Spalla e dagli agenti della questura, erano riusciti a pizzicarlo e denunciarlo poi per danneggiamenti. Ad incastrarlo era stato un vecchio quaderno di scuola che aveva riempito di schizzi.
Quella stessa firma, con la tag «732» accanto, che poi riproduceva sui muri della città. Solo qualche mese dopo «Fetente», tornato all’opera nel sottopasso di Casale Popolo, era di nuovo stato denunciato. «L’amministrazione deve dare un segnale importante su questo fenomeno – spiega il sindaco di Vercelli Andrea Corsaro -. L’episodio era stato indecente fin dall’inizio. Per quello i vigili urbani e i poliziotti hanno lavorato per riuscire a individuare il colpevole. E ora il Comune si costituirà parte civile al processo per avere riconosciuti i danni che i palazzi e gli edifici storici hanno subìto. Perché i vandali non devono sentirsi al sicuro in città».
Articolo di Floriana Rullo apparso su La Stampa il 29 dicembre 2013
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