GENOVA – Foce isola felice per quanto riguarda il problema dei graffiti sui muri dei palazzi e sulle saracinesche dei negozi. Il quartiere genovese vanta, infatti, una tenuta perfetta, o quasi, per buona parte della sua estensione.
Sono lontani anni luce le scritte dell’epoca del G8 del 2001, tutte cancellate. Privati e istituzioni, infatti, negli ultimi anni, si sono uniti in un lavoro che ha portato a una situazione ottimale, un’eccezione rispetto a tante altre delegazioni cittadine, su tutte il centro storico, dove la lotta contro i writers si è fatta serrata. Basta passeggiare per corso Torino, corso Buenos, viale Brigate Partigiane, viale Brigata Bisagno e via Cecchi, ossia le cinque principali arterie del quartiere levantino, trovare una semplice scritta sui muri diventa un’impresa titanica. In passato, invece, abbondavano messaggi di vario genere, con alcune dichiarazioni d’amore, motivi musicali e simboli politici. Gli amministratori di due palazzi di via Maddaloni, una traversa di via della Libertà, hanno provveduto di recente a verniciare le scritte, così come nell’adiacente via Pisacane. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non mancano le piccole eccezioni, ma per trovare i primi “ricordini” bisogna salire di qualche centinaia di metri, dove la maggioranza delle scritte profumano di un misto tra fede calcistica e passione politica. In via della Libertà, nel muro rosa non lontano dalla polleria Parodi, ecco una prima “A” cerchiata di blu, simbolo delle lotte anarchiche. Pochi metri più a nord, entrando nella centrale piazza Paolo da Novi, risaltano alcuni simboli e sigle di destra. Genoa che domina tra i graffiti nella parte nord della Foce vista la presenza della sede del “5R”, ossia uno dei gruppi più caldi della galassia della Gradinata Nord. E così ecco che lo show rossoblù inizia in uno dei simboli da sempre della genoanità, piazza Alimonda.
Articolo apparso il 4 gennaio su Corriere Mercatile.
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