Luca Forlani in arte Blast
- ANCONA – «Rendere legale ciò che nasce come insurrezione è forse una contraddizione in termini, ma credo sia la giusta strada per insegnare a chi vede scarabocchi cosa sia la street art». Luca Forlani, 38 anni, ha un passato da writer e parecchi muri di Ancona sono stati segnati dai suoi disegni. Oggi è meno sulla scena, ma resta comunque un punto di riferimento. Tanto che oggi parlerà alla Mole in un incontro dedicato alla street art. Luca, c’è in giro qualcuno che lascia enormi tag in posti anche difficili da raggiungere. Avete idea di chi sia? «No, giuro che credevamo di averlo individuato ma non è quella persona. Io le nuove leve non le conosco, ma uno così prolifico lo avrei incontrato di certo. Non frequento più assiduamente l’ambiente come quando ero piccolo, ma giro tanto anche in luoghi sperduti della città». Il tuo colorare muri sgarupati si è trasfromato nel fotografare aree abbandonate. Il fascino della decadenza? «Sì, quello del paesaggio urbano. Prima si incontravano spesso ragazzini con la bomboletta in mano che scrivevano tag ossessivamente. E’ l’unico modo per avvicinarsi alla street art, abbiamo tutti cominciato così». E come la mettiamo con le tag di questo Fol che hanno fatto storcere il naso a molti? «Non potrei mai giudicare i cosiddetti ‘graffittari’. Fino a poco tempo fa il termine writer non si usava nemmeno tra i non addetti ai lavori. Certo che in una battaglia per far capire la differenza tra i silos di Blu e gli scarabocchi sui portoni avere tag dappertutto non aiuta». A proposito di Blu: sai che sia il suo silos, sia la Madonna di galleria San Martino rischiano grosso? «Sì, è molto triste. Io e Blu abbiamo cominciato insieme, quello che fa in giro per il mondo è straordinario. Spero che nei palazzi si ravvedano. Il fatto di concedere muri per disegnare mi sembra un buon inizio».
Articolo di Eleonora Grossi apparso su Il Resto del Carlino del 10 gennaio 2014
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