Vandali Blitz di notte aprendo un tombino con «flessibile» e cesoie.
La polizia locale esamina video e firme per smascherarli
Su YouTube l’azione alla stazione Prealpino: imbrattato un vagone.
Metrobus, fermata Prealpino. Lo banda dello spray entra in azione in piena notte: vernice azzurra, nera e viola. Quattro lettere incise su un vagone: Faes. Accanto, in piccolo, altre tre tag, le firme dei writers: Adm, B&H, Fuxia. Il treno viene sfregiato in 58 secondi, da quattro graffitari con bombolette e telecamera in mano: si sono ripresi e hanno postato il video sul web, in cerca di applausi. Il filmato s’intitola «Fall 13», pare sia stato girato lo scorso 30 dicembre, su Youtube gira da qualche giorno con commenti tipo questo: «Finalmente la metro di Brescia pezzata!». E via dicendo. La stazione Prealpino è strategica, per i vandali: quando il servizio finisce, i treni si fermano qui o al deposito di Sant’Eufemia. E non ci sono telecamere. «Flessibile» da muratori, cesoia e zaini in spalla, i ragazzi aprono il pozzo d’estrazione all’esterno del metrò e s’infilano nel sottosuolo. Sfrontati e incoscienti: giù, nel tunnel, ci sono 750 volt in continuo che avrebbero potuto fulminarli. L’allarme inizia a strillare, ma quando arriva la polizia è già tutto finito: la banda dello spray si è dileguata. Il video è arrivato sulla scrivania del comandante della polizia locale Roberto Novelli venerdì: «Ci stiamo lavorando, per cercare di identificare i quattro graffitari». Intanto, Brescia Mobilità ha già firmato una denuncia contro ignoti: «Provvederemo a intensificare il sistema di sicurezza» fa sapere l’architetto Enrico Fermi. Writers recidivi: stessa stazione, stesso tombino, alcuni vandali si erano dati da fare con le bombolette lo scorso agosto, spruzzando sui vagoni. Invano: i treni sono coperti da una pellicola protettiva, una mano di spugna e le scritte spariscono subito. Ma già si sta pensando a tenere il Prealpino sotto stretta sorveglianza, con telecamere qua e là: è l’unica zona del metrò in cui non ci sono occhi elettronici. Quanto all’identità dei quattro writers, basta digitare Faes su Google. Una delle firme comparse sul vagone di Brescia è già stata notata (e denunciata) alla stazione di Busto Arsizio: due anni fa ha sfregiato i treni anche lì, insieme a Fuxia e B&H. Stesse tag e stesso stile calligrafico. Hanno imbrattato loro il metrobus? Ipotesi più che lecita. Fabiola Minoletti, segretario dell’Associazione nazionale antigraffiti, conosce tutte le tag a memoria: «Il writing è un fenomeno sottostimato, qui in Italia. Costoso, se si pensa che Atm, a Milano, ha speso 6 milioni di euro per pulire i vagoni dei treni. E un pericolo strutturale» dice. Lo chiama reato soglia: «Negli Usa è considerato così. Estremizzato, porta alla diffusione di spaccio e altri reati. Senza contare che reca danni ambientali, basti pensare all’acqua necessaria per togliere la vernice». A Brescia la denuncia è stata sporta, ma i graffitari vanno contrastati in altro modo. Non basta lasciarli sfogare su muri bianchi, legali, messi a disposizione del Comune: «Educazione nelle scuole, anzitutto – l’idea di Minoletti -. I ragazzi devono capire che la città vandalizzata è la loro città, e dei loro figli. Poi, certo, i cittadini devono pulire: noi ci siamo già mossi in 13 centri italiani, organizzando collette nei quartieri e impugnando rulli e intonaci con i residenti. Infine bisogna lavorare con le istituzioni: i pool antigraffiti della polizia vanno potenziati».
Articolo di Alessandra Troncana apparso sul Corriere della Sera il 12 gennaio 2014
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