Incontro al Leoncavallo: peggio che con la Moratti “Mandate gli agenti a controllare i cantieri e lasciateci più spazi di libertà e di espressione” “Siamo accerchiati da indagini e processi mentre la nostra è l’unica arte che resisterà”.
Accerchiati e abbandonati. E di fronte a una repressione senza precedenti, uguale a quella dell’epoca Moratti-De Corato. Così si sentono i writers milanesi che si sono dati appuntamento al Leoncavallo: alcuni dei rappresentanti della street art cittadina si sono riuniti per fare il punto della situazione dopo i molti episodi di denunce e condanne arrivate nell’ultimo periodo. Il sentimento più forte che circola è la paura: nei prossimi mesi, infatti,i writers attendono ulteriori azioni di polizia e magistratura che daranno il via a nuove indagini e processi per danneggiamento, deturpamento e associazione a delinquere. Wany, 2501, Soviet, Orticanoodles, sono alcuni dei virtuosi della bomboletta che hanno preso parte al confronto. Non per chiedere una sorta di “amnistia” dei reati, ma per rivendicare ciò che di bello (e legale) proviene dalla street art cittadina. Un riconoscimento di fatto mai arrivato dalla giunta Pisapia, nonostante le speranze della campagna elettorale. «Il punto è che la repressione non serve come deterrente per limitare il fenomeno delle tag – ha spiegato Christian Omodeo, organizzatore dell’evento e ricercatore dell’istituto nazionale del patrimonio di Parigi – anzi, lo accentua. Bisogna ribellarsi quando tutta la politica su questi temi si fonda sulla repressione dura e pura. Perché Milano è l’unica città d’Europa a perseguire i writers per associazione a delinquere? Non ci si rende conto che in questo modo si rovina soltanto la vita a degli adolescenti. Quello dei graffiti è un fenomeno destinato a rimanere nelle città ancora per decenni, con cui dobbiamo fare i conti e trovare un equilibrio». Le richieste che arrivano da quel mondo sono chiare: meno repressione, più spazi per la libertà di espressione e una nuova visione culturale del fenomeno. Ovvero invertire la tendenza per cui i lavori fatti con la bomboletta vengono percepiti sempre e solo come degli atti vandalici. «Adesso nei fatti la linea della giunta comunale non è cambiata di una virgola – ha aggiunto Iacopo, in arte Soviet -. E non sono arrivati segnali diversi da quelli che arrivavano in passato. Devono fare qualcosa, altrimenti saranno come le giunte di Morattie Formentini». A confrontarsi con i writers c’erano anche Domenico Melillo (dottore in legge esperto della materia), Mirko Mazzali (consigliere comunale di Sel), Emanuele Lazzarini (Pd) e Paola Bocci (Pd). «La politica ha il compito di individuare delle priorità – ha spiegato Mazzali – e credo che la repressione dei graffitari non lo sia in questo momento. Le forza dell’ordine le manderei a controllare se nei cantieri ci sono infiltrazioni mafiose, piuttosto che a inseguire chi fa i graffiti». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Lazzarini: «È evidente che qui c’è una scena di artisti che vuole lavorare per rendere Milano una città più bella. La repressione è l’errore più grave che possiamo fare e bisogna cambiare rotta se non vogliamo esasperare ancora di più questa contrapposizione».
Gli ultimi blitz 1 APRILE Due spagnoli e tre argentini, graffitari tra i 20 e i 25 anni, vengono intercettati e fermati nella stazione Qt8 dai vigilantes di Atm e dalla Polizia. Stavano dipingendo con le bombolette sui vagoni della metropolitana 22 LUGLIO Pisapia sporge denuncia contro ignoti che hanno imbrattato i muri di largo Grassi e del centro di aggregazione Garibaldi: quei muri erano stati puliti da un comitato di cittadini con la partecipazione del sindaco 26 SETTEMBRE Due writers vengono condannati per associazione a delinquere, con una pena di sei mesi e venti giorni più 400 ore di lavori socialmente utili. Una sentenza inedita destinata a fare giurisprudenza.
Articolo di LUCA DE VITO apparso su La Repubblica del 12 gennaio 2014.
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