MILANO – I writers milanesi, riuniti l’altro giorno al Leoncavallo, si sentono vittime «di una repressione senza precedenti, uguale a quella dell’epoca Moratti-De Corato». Negli ultimi mesi, infatti, sono piovute denunce e processi per danneggiamento, deturpamento e associazione a delinquere. Quest’ultima grave imputazione segna il nuovo corso scelto dalla Procura per contrastare il fenomeno. Non è detto che possa reggere in un dibattimento, di sicuro fa paura. E i writers dicono che Milano è la sola città d’Europa dove siè scelto di perseguire con questa imputazione i graffitari. Sarebbe però il caso di considerare un altro aspetto: Milano è l’unica città d’Europa dove ogni muro viene sistematicamente segnato dalle tag. Basta guardarsi intorno per considerare che la situazione è intollerabile. Ci sono “firme” a pennarello o bomboletta perfino sui monumenti. Ce ne sono fino all’altezza dei primi piani delle case. All’incontro del Leoncavallo un ricercatore ha sostenuto che la repressione «non serve come deterrente per limitare il fenomeno delle tag, anzi lo accentua». Può darsi che abbia ragione. Ma è ora che i writers, cioé quelli che si considerano seguaci della street-art, e che chiedono spazi e dignità per i loro lavori, si prendano qualche responsabilità, senza limitarsi al lamento antirepressione. Dicano chiaro che le tag sono puro vandalismo. Si mettano nei panni del normale cittadino che non ama vedere la propria città coperta di sgorbi, o i finestrini del treno oscurati dalle bombolette.
Articolo di FABRIZIO RAVELLI apparso su La Repubblica del 14 gennaio 2014
Angelo e Angela Miele
21 marzo 2014 at 22:20
Possiamo provare quanto affermato nell’articolo perché, in occasione di un progetto di riqualificazione del Terminal Bus di Campobasso, al quale ha partecipato anche il noto “Blu”, alcuni Writers chiamati a raccolta -quindi in versione legale- si sono passati parola intimandosi di astenersi da altri atti perché lo spazio che avevano tanto chiesto gli era stato finalmente concesso. Possiamo anche testimoniare di aver colto in flagrante due sbarbatelli del Liceo Artistico. Insomma: gente che con l’arte -da strada e non- ha normalmente a che fare, ma che poi indossa vigliaccamente la veste della delinquenza per dimostrare chissà cosa a chissà chi. Chiediamoci anche che ruolo intendiamo svolgere in qualità di genitori: se lo percepiamo come ruolo di educatori o di semplici bonaccioni da pacca sulle spalle che pateticamente cercano di adeguarsi ad un’età ormai superata.
Attilio
3 maggio 2014 at 22:08
Condivido pienamente quanto affermato da Angelo e Angela Miele e vorrei chiedervi, visto che siete più qualificati di me: avete sentore di un certo “Pensa”, “Usb”, “Koala”, “Stop”, “Skizo” e “Manta”? Il primo ha devastato le pensiline degli autobus e la facciata di una scuola dismessa a Campobasso. Io mi sono anche impegnato a fare qualche raid notturno. Se avete maggiori indizi su queste identità, segnalatemelo!Grazie.
Annamaria Palmieri
4 maggio 2014 at 21:24
Non credete che i palazzi imbrattati perdano di valore in quanto imbrattati? Voglio dire: perché devo pagare 200.000 euro per un appartamento che sorge in un palazzo devastato dalle tag? Le agenzie immobiliari e i venditori riflettano su questo, a me non sembra che sia una cosa campata in aria.