COMO – Una città costruita male, dove si dovrebbe intervenire sull’educazione ma anche sui progetti, con una visione lungimirante da parte di tutti, amministratori compresi. Questa l’opinione di due architetti, Francesco Cappelletti, preside della scuola d’arte di Cantù, e Margherita Mojoli, consigliere dell’Ordine degli Architetti di Como. «Prima di tutto, questo discorso del degrado – dice Cappelletti – è legato all’inciviltà delle persone. I graffiti, nella maggior parte dei casi, diciamo la verità, sono dei pasticci. L’educazione potrebbe far capire il senso estetico. Per questo penso che si debba intervenire sui vandali, non tanto sulla riprogettazione della città». Ma secondo il preside della scuola d’Arte di Cantù, ci sono anche altre colpe. «Poi ci sono le responsabilità degli altri: con il palazzetto, la città si trova oggi uno spazio inutile come, ad esempio, il capolinea di via Vittorio Veneto. Al posto del cantiere metterei un prato verde e un percorso vita».Anche la Mojoli parte dalla scarsa attenzione da parte dei cittadini: «Quello che non è nostro non è strettamente di qualcuno, ma c’è poca attenzione agli spazi pubblici. E il loro ruolo è sottovalutato. Le nuove architetture, probabilmente per mancanza di fondi, non riescono ad accompagnare la rigenerazione di nuovi quartieri». E l’attenzione cade proprio sul cuore della città. «La piazza doveva essere uno spazio fruibile per i cittadini, ma gli amministratori l’hanno dovuta sacrificare alle esigenze viabilistiche. In futuro, professionisti e amministratori potrebbero realizzare le opere con maggiore attenzione alle esigenze dei cittadini».
Articolo del 16 gennaio apparso su La Provincia di Como
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