Campanile e complesso di nuovo imbrattati, la Municipalità fa da sé: 25 mila euro per le ripuliture
NAPOLI – Scritte degli ultras, firme spray e tag, sono ricomparsi di recente imbrattando i marmi trecenteschi della torre campanaria della basilica di Santa Chiara, in pieno centro storico. L’atto vandalico, il primo in ordine di tempo dopo l’intervento di ripulitura operato a novembre 2013, risolleva il caso dei danneggiamenti ai monumenti dei Decumani e dello stato di incuria in cui versano perennemente le strade maggiormente battute dai turisti con i palazzi nobiliari e i monumenti. Si dice «fortemente indignato» il consigliere municipale con delega al Centro Storico-Unesco, Pino De Stasio, «il campanile era stato appena ripulito»; le scritte selvagge spuntate in questi giorni sulla parete e sul toro della torre campanaria, tuttavia possono essere facilmente rimosse. «Dopo l’ultimo intervento di ripulitura risalente a novembre 2013, i restauratori hanno previsto la possibilità di imbrattamenti futuri, e pertanto hanno trattato il basamento marmoreo con una speciale maschera che consente di rimuovere le scritte selvagge con un semplice intervento di ripulitura», spiega De Stasio. Ma c’è una novità: «Grazie all’intero consiglio municipale, al presidente della Seconda Municipalità, Francesco Chirico, alla giunta, siamo riusciti ad approvare in bilancio venticinquemila euro per interventi di “pronto soccorso monumenti”. Laddove ci viene segnalato dai cittadini un imbrattamento su un monumento del centro storico, riusciamo a intervenire immediatamente per l’intervento di pulizia». Numerose, dunque, le scritte selvagge comparse soltanto di recente al centro storico. Oltre al basamento della torre campanaria della basilica di santa Chiara, imbrattate con lo spray rosso le mura quattrocentesche in piperno della chiesa dei Santi Severino e Sossio, spray verde invece per il campanile della Pietrasanta, dove un antico gioco romano, il ludus lastrunculorum, utilizzato come materiale di spoglio per la costruzione della torre, è stato imbrattato da un tag (probabilmente Zero), la firma del writer.
Articolo di Antonio Cangiano apparso sul Corriere del Mezzogiorno il 17 gennaio 2014
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