M E L P I G N A N O. Il «Nove», questo sconosciuto. Nessuno ha mai visto il volto e le sembianze del «writer» che nel 2010 ha manifestato tutto il suo estro disegnando su gran parte dei muri di Melpignano, e che probabilmente rimarrà a lungo nell’ombra. Secondo qualcuno, lo sconosciuto artista potrebbe identificarsi in Paolo De Luca , 50enne di Trepuzzi. Anche lui, come «Nove», si definisce un artista, ma è stato condannato per aver imbrattato – pardon dipinto – un muro durante il concerto della «Notte della Taranta» del 2010. È di un mese di reclusione la pena che gli è stata inflitta ieri dal got Angelo Rizzo , mentre il pubblico ministero onorario Giuseppe Marasco aveva invocato solo una pena pecuniaria di 200 euro. Lui, l’imputato, cerca però in tutti i modi di allontanare i sospetti sul suo conto. È vero, dipinge i muri delle pubbliche vie, ma lo fa – dice – a volto scoperto, in assoluto accordo con l’ammini strazione comunale. «Non sono io il Nove», ha precisato ieri in aula, pur ammettendo di essere stato a Melpignano durante l’edi zione 2010 del concertone. All’epoca, il Nove aveva già lasciato traccia: da qualche mese, su circa una quindicina di muri, erano apparsi dei disegni eseguiti con delle bombolette spray eseguiti con la tecnica dello «stencil». Viene eseguito attraverso il taglio di alcune sezioni della superficie del materiale per formare una sorta di negativo dell’immagine che si vuole creare. A margine dei disegni, poi, sempre la sua firma. Nessuno era riuscito mai ad identificarlo, fino a che durante la Notte della Taranta un agente della polizia penitenziaria notò un uomo che con un berretto disegnava sui muri con una bomboletta, utilizzando proprio quella tecnica. Alla vista dei poliziotti, però, il soggetto salì in tutta fretta a bordo di u n’auto, per poi allontanarsi. Grazie al numero di targa, i carabinieri scoprirono che l’auto era di proprietà dello zio di De Luca, il quale riferì di averla prestata al nipote. Da qui il sospetto che l’imputato possa essere proprio il Nove. Qualche mese più tardi, il primo cittadino Ivan Stomeo presentò una denuncia contro lo sconosciuto «reo» di aver imbrattato i muri, che per tutta risposta gli fece recapitare un quadro (non direttamente, ma spedendolo ad un conoscente del primo cittadino) che lo ritraeva con la scritta «I love Nove». Per sapere, però, se anche il giudice ritiene che sia proprio lui il misterioso «writer» bisognerà attendere le motivazione della sentenza. Se così non fosse, invece, probabilmente da lontano il Nove assiste divertito.
Articolo di LINDA CAPPELLO apparso il 21 gennaio 2014 su la Gazzetta del Mezzogiorno
Paolo De Luca
31 gennaio 2014 at 15:42
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