DAI GRAFFITI “EVERSIVI” AL RITRATTO A PENNELLO SULLA SCUOLA DEL CALCIATORE CON IL SOSTEGNO DI UN MUNICIPIO DI ROMA LUCAMALEONTE: “DI ARTE SUI MURI CE N’È ANCORA POCHISSIMA”
A Roma, si sa, “c’è solo un Capitano”: quello di cui cantano le gesta in Curva Sud. Da pochi giorni all’icona popolare Francesco Totti è stato dedicato un enorme affresco su una parete della città. A pochi passi da Porta Metronia, nel quartiere che gli ha dato i natali, su un muro di quella che fu la sua scuola media: la “Giovanni Pascoli”. Un ritratto alto 18 metri, eseguito a pennello da un giovane street artist romano: nome d’arte Lucamaleonte. L’opera è già meta di un pellegrinaggio laico (prevalentemente giallorosso, come ovvio). Manca l’ultimo tocco. Nella galleria d’arte dell’associazione 999, a Testaccio, Luca sta preparando la scritta dello stencil: “Vecchio a chi?”. Pioggia permettendo, sarà aggiunta stamattina sotto il murale. L’ARTISTA ha 30 anni, barba nera, una laurea in restauro, una moglie e un bambino. Oltre dieci anni di stencil, illustrazioni e dipinti sui muri della città: è uno dei pionieri della street art romana. “Abbiamo iniziato intorno al 2000, eravamo un piccolo gruppo”, racconta Lucamaleonte. Perché Totti? “Soprattutto perché sono un romanista viscerale”, sorride Luca. Ma il ritratto non è solo una celebrazione del dio pagano della città. “Fa parte di un ciclo di pitture murali sulla mitologia contemporanea ed è una delle opere della mostra che inauguriamo sabato in questa galleria. Si chiama ‘The underdog’, è un progetto sullo svantaggio sociale”. Può sembrare paradossale, per un calciatore multimilionario. “Ovviamente è una provocazione – spiega Luca – ma a 37 anni nel calcio sei considerato un vecchietto. La grandezza sportiva di Totti sfida l’età. È il tema della mostra: lo svantaggio sociale come leva del riscatto”. I riflettori a Roma sulla street art si sono accesi all’improvviso. Pochi giorni fa un murale con Papa Francesco in versione Superman è comparso vicino a San Pietro. Nonostante il Vaticano avesse apprezzato (e addirittura “benedetto” con un tweet), l’Ama l’ha fatto scomparire dopo poche ore. L’opera di Lu-camaleonte invece è al sicuro: è stata realizzata con il permesso dei vertici del VII municipio. Non è un paradosso, per un movimento che nasce clandestinamente, se non in aperto sfregio alla legalità? “Non necessariamente”, spiega Luca. “Io preferisco lavorare nella legalità: sei più tranquillo e puoi concentrarti sull’opera. Il mio obiettivo è raggiungere il maggior numero di persone possibili. E negli ultimi anni la sensibilità delle istituzioni è iniziata a migliorare”. È questa, secondo Lucamaleonte, la differenza tra il graffitismo e la street art: “I graffiti hanno un codice che conosciamo in pochissimi, mentre l’arte deve essere in grado di comunicare con tutti”. E sui muri di Roma cosa c’è? “Di arte ce n’è ancora pochissima. Al 99% sono scritte, tag e graffiti. Io però non condanno il ‘vandalismo’. I graffiti sono nati come espressione di disagio sociale. Anche se ora li fanno pure i figli di papà”. In ogni caso, non riuscirebbe a immaginare la sua città diversa da così: “Non l’ho mai vista ‘pulita’. Per le strade mi oriento con le scritte, da sempre, e non con i nomi delle vie”. LA STREET ART, per i profani, è soprattutto Banksy. Nato a Bristol, diventato famoso sui muri di Londra, poi fenomeno pop sulle t-shirt di Camden Town, infine artista virale su social network e giornali. Nel 2008 Banksy invitò proprio Lucamaleonte per lavorare con lui al Cans Festival di Londra. Nell’epoca della grande crisi, Luca ha scommesso su un percorso meno ortodosso di quello che avrebbe suggerito la sua laurea. Con qualche sacrificio, ce la sta facendo. Anche se la fama è arrivata con l’immagine di un calciatore. “È paradossale: ti sbatti per tanto tempo, cerchi di portare avanti un movimento e raccontare una visione del mondo. Poi un giorno disegni Totti e fai il botto…”.
Articolo di di Tommaso Rodano apparso su Il Fatto Quotidiano del 12 febbraio 2014
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