Gli ‘eroi della bomboletta” non sono da giustificare all’insegna del buonismo. Denotano inciviltà e sopraffazione. È una sfida alla società, mista di paura e coraggio don Antonio Sciortino
Si dice che sono in notevole diminuzione i “graffitari” notturni. Speriamo! Mi hanno sempre infastidito quei disegni strampalati, scritte sui muri delle case. Sgorbi indecifrabili chiamati “graffiti”, che sporcano anche portoni, saracinesche. O, peggio ancora, treni, autobus, segnali stradali e perfino i muri delle chiese. Denotano inciviltà e sopraffazione, oltre che il vuoto interiore. Ricordo che, a Milano, due giovani colti in flagrante mentre “imbrattavano” i muri di una scuola, hanno affermato che «dipingere la città è compito nobile e tutto può far da tela». Quale alto spirito artistico spinge i graffitari, nelle ore notturne, ad “abbellire” muri, serrande, facciate di palazzi? Perché questa “arte meritoria” è disegnata di notte, in una sfida mista di paura e coraggio? Se uno ha il diritto di dare ai muri di casa sua il colore che vuole, non ha il diritto di imbrattare quelli altrui. Dia sfogo al suo “sublime talento” sui muri propri o su tele e pannelli da esporre a chi vuole ammirarli! I graffitari, talora, denunciano un disagio sociale. Come i giovani che manifestano altre forme d’insofferenza. Sono fenomeni da valutare, da contenere, mai però da giustificare all’insegna di un diffuso “buonismo”. Certo, a tutti i livelli (famiglia, scuola, parrocchia…), è necessaria una paziente opera educativa per far riscoprire i valori fondamentali a questi “eroi della bomboletta”. RENATO P.
Ci piacerebbe che anche Famiglia Cristiana parlasse dell’imbrattamento di muri ed edifici da parte dei ” graffitari”, come avviene nella nostra città di Campobasso, da anni bersaglio di questa “marmaglia”. Non c’è nulla che si salva, dal municipio alle zone centralissime, per lo più trafficate anche nelle ore notturne. E nessuno che si accorga di questi atti vandalici. Noi ci siamo messi di impegno, e una notte abbiamo colto due “sbarbatelli” in flagrante e li abbiamo denunciati. Basterebbe un po’ di buona volontà per scovarli. Non possiamo nasconderci dietro un dito e far finta di non vedere “artisti” di cotanto calibro, che abbiamo in casa!
La politica del “non vedo e non sento” non paga. Alla fine, ci ritorna addosso come un boomerang. Ci regala solo il degrado delle nostre città. Sarebbe bene che anche l’Italia si dotasse, come tanti altri Paesi, di una legge che punisca severamente questo reato, piuttosto che spendere per ripulire i muri. Non illudiamoci che i teppisti siano solo sfaccendati di periferia. Vi appartengono anche figli di “famiglie bene”, con disponibilità economica. Le bombolette costano otto-dieci euro l’una e per imbrattare superfici vaste ne occorrono diverse.
La ringraziamo, fin d’ora, se non vorrà mettere nel cassetto questo problema, che non è secondario.
ANGELO, ANGELA, MARA, GIORGIO, GIACOMO, MARIA LUISELLA, ANNAMARIA, MICHELE -
Campobasso
C’è graffito e graffito, ma non tutto ciò che si dipinge è arte. Parafrasando il famoso detto che “non tutto ciò che luccica è oro”, vorrei aprire il dibattito su un tema che divide le persone ed è oggetto di fiumi di inchiostro e analisi da parte di studiosi e sociologi. Le due lettere pubblicate sono nette nel giudizio, non lasciano scampo alcuno ai “graffitari”, né cedono a un “buonismo” di comodo (o di indifferenza), che tutto assorbe e giustifica, È indubbio che tante città italiane sono così devastate e degradate da scritte e disegni, spesso demenziali, che irritano a prima vista. Un vandalismo accanito e invasivo che non risparmia nessuna superficie, è solo fine a sé stesso. Non ha nulla da spartire con qualche forma d’arte, né si giustifica come protesta o manifestazione libera del proprio pensiero. Non siamo in regime totalitario, né si può accostare il graffito alla satira per irridere o “mettere a nudo il re” o il potente di turno. Certo, con i graffiti sono nati anche dei grandi artisti, ma parliamo di eccezioni. Nella quasi totalità dei casi è tutt’altro che arte. È una forma dilagante di inciviltà e maleducazione, che non ha rispetto di niente e di nessuno. È un’insensata guerra combattuta con la vernice, di cui sono vittime anche monumenti illustri e luoghi sacri. Alla bruttezza dei muri, dei treni o delle metropolitane imbrattati in ogni spazio, si aggiunge il costo spropositato che le amministrazioni comunali sborsano ogni anno per prendersi cura della città e annullare il brutto. Non bastava “Mani pulite”, ora c’è da far fronte anche a “Muri puliti”. E pare che in Italia anche questa sia una lotta improba. Una legge severa contro i “graffitari” può far da deterrente, ma non basta. Occorre ricostruire un senso civico, che faccia sentire l’ambiente come un bene comune, che ci riguarda e ci appartiene.
D.A.
La politica del “non vedo e non sento” non paga. Alla fine, ci ritorna addosso come un boomerang e ci regala solo degrado.
Scrivete a: donantonio@famigliacristiana.it
Famiglia Cristiana – N.24 – 15 giugno 2014
Arianna
21 giugno 2014 at 14:41
Poi dicono che l’omerta’ si trova solo in certe regioni. Ma non scherziamo, per favore! Condivido il fatto che solo partendo da noi cittadini, con iniziative congiunte e con qualche sacrificio economico, si potra’ dare uno scossone a un andazzo non degno di un Paese civile. Apprezzo il fatto che il vicepresidente della Regione Molise abbia sensibilizzato scuole, Questura e Prefettura per la creazione di una cultura della legalita’. Quanto piu’ si risponde al fenomeno, tanto piu’ si fiacca il morale di questi pseudo-artisti.
Mariapaola Marchitto
21 giugno 2014 at 14:53
Ma vedi tu se con tutti i problemi che hanno l’Italia e le sue citta’, dobbiamo investire tempo e denaro per combattere questa forma di degrado… Eppure dobbiamo farlo, e con tutta la determinazione che occorre, per continuare ad essere noi i veri padroni delle nostre citta’, gelosi custodi del Senso Civico e della Legalita’. Se chi e’ chiamato ad amministrare si facesse piu’ furbo emanando ordinanze sanzionatorie, facendo pattugliare il territorio e mettendo sistemi di videosrveglianza, non avrebbe da lamentarsi delle spese da sostenere a scempio avvenuto…
Gianni Rinaldi
22 giugno 2014 at 17:37
“Una legge severa contro i “graffitari” può far da deterrente, ma non basta. Occorre ricostruire un senso civico, che faccia sentire l’ambiente come un bene comune, che ci riguarda e ci appartiene”
Verissimo ciò che lei afferma, gentile don Antonio, ma le garantisco che chi ha la volontà di approfondire la conoscenza sul graffitismo vandalico, in Italia e nel mondo, scopre molto facilmente che è proprio da li che si parte. Dalla legge severa, molto severa, che è un fantastico deterrente.
Questo è ciò che affermano gli stessi graffitari: ” là dove la punizione è troppo costosa smettono, oppure vanno altrove (qui in Italia visto che è come il paese dei balocchi per i vandali), lo dicono proprio loro. Non solo le sconsolatissime vittime dei vandalismi continui.
A Milano che in certe zone, come i Navigli la situazione è angosciosa, nel vero senso della parola. E a parte la voglia dei volontari di portare segni di civiltà, non c’è un progetto di recupero del “decoro”.
Per Expò si cola cemento, come sempre, ma non cola una goccia di civiltà dove si dovrebbe decidere!
La legge da sola non basta, però il passaparola che può costare 25mila euro sporcare un muro, come in Francia, funzionerebbe benissimo, sia per gli imbrattatori, sia per la gente che si darebbe da fare per fermarli e farli smettere.
Qui per ora, anziché insegnare a ripulire ai giovani, si organizzano a raffica incontri per sporcare con montagne di bombolette di vernice spray ciò che resta. Dopo aver ottenuto autorizzazioni sgangherate, date da amministratori sgangerati e ignoranti i minorenni imparano l’arte dello spruzzo.
La legge dura serve, serve eccome, qui si sonnecchia compiaciuti di incentivare una cosa che chiamano street art ed è solo un ULTERIORE IMBRATTAMENTO
Mara
23 giugno 2014 at 22:29
Sig. Rinaldi, mi trova d’accordo su tutti i fronti. Mi piacerebbe che questa mentalità si trasferisse a molti campobassani e che quei pochi che ora la stanno sposando con fermezza, tra cui la sottoscritta, non siano più pochi.
Elisabetta
1 luglio 2014 at 23:37
Dobbiamo superare l’art. 639 del Codice Penale e puntare ad una legge che parli solo ed esclusivamente di graffiti. Si può organizzare una petizione popolare? Che voi sappiate, è allo studio un impianto normativo di questo genere o dobbiamo sempre solo parlare di Angela Merkel? Recentemente ho sentito che l’Italia si è piazzata al sesto posto tra i Paesi più visitati al mondo: la patria dell’imperatore Adriano e di Michelangelo relegata al sesto posto! Non venite a dirmi che ciò è dovuto solo al costo dei biglietti d’ingresso, ai costi delle strutture ricettive e delle fregature che si propinano ai turisti, alla scarsa manutenzione di beni architettonici e pittorici, a mezzi di trasporto che lasciano a desiderare. Avremmo il prosciutto sugli occhi se negassimo che questo deludente risultato è dovuto anche ai graffiti illegali, all’esaltazione del brutto che certo non invoglia i turisti, e alla perdurante impunità nei loro confronti. Sfido chiunque a smentirmi con dati alla mano!
Andrea
2 luglio 2014 at 07:55
Non la sfidiamo perchè smentirla è difficile. Non mi risulta che ci siano leggi specificamente dedicate al vandalismo, anche se ce ne sarebbe fortemente bisogno. Un petizione popolare forse sarebbe un’interessante esperimento per raggiungere l’obiettivo di smuovere il legislatore e dall’altra per comprendere quante persone sono veramente interessate alla tutela del proprio Paese.
Mara
2 luglio 2014 at 22:35
Andrea, bisogna creare un network più organizzato che superi lo stadio dell’iniziativa personale -lodevolissima- e cominci ad entrare in quello più propriamente istituzionale. Mi spiego: ci sono città in cui alle iniziative dei volontari non segue l’appoggio delle istituzioni locali: è questo chiodo che va battuto, per far percepire ai vandali che lo Stato c’è perché non vuole farsi violentare. E’ questo che fa la differenza tra Milano e Madrid, Firenze e Parigi. Quindi, le varie associazioni o gruppi di volontari ormai costituitisi devono avere un supporto istituzionale per proiettarsi sempre più forti sulla scena della legalità, e come tali essere temute. Credo inoltre che attraverso i media si possa fare una campagna pubblicitaria che presenti il writer come una sorta di appestato, sulla scia di un noto spot che paragonava l’evasore fiscale ad un parassita. Questi piccoli stratagemmi non saranno risolutivi, ma possono aiutare molto, e magari in campo mediatico qualche volto noto potrebbe far raggiungere maggiori risultati. E’ qualcosa di cui come Associazione potete discutere con l’attuale Governo o ti sembra campato in aria? Grazie.
Andrea
3 luglio 2014 at 17:27
Cara Mara, sono d’accordo con te sul lavorare insieme con le Istituzioni, anzi è fondamentale. Gli spunti che mi hai dato sono interessanti e sono comuni all’associazione di Porto Salvo di Napoli. Stiamo studiando, con una grossa agenzia, nuove strategie di comunicazione. Stiamo cercando un referente dell’attuale governo con il quale confrontarci su questa tema. Al momento non abbiamo avuto alcuna risposta. Mi spiace comunque comuincarti che la maggior parte delle istituzioni in Italia non ha le idee molto chiare sul fenomeno dei graffiti: pensano di trovare la soluzione nella concessione dei muri. Un scelta che non contrasta il vandalismo e crea ulteriore confusione tra la gente che confonde ancora gli imbrattatori con gli artisti. Una svolta sarebbero le lezioni di legalità nelle scuole e gli inteventi di ripristino con volontari e amministratori, con cadenza regolare e senza carambate di politici cha si mettono la tuta da imbianchino solo per la foto e poi vanno via. Ci vorrebbe un maggior rigore da parte di tutti: dai cittadini e dalle istituzioni. Il rispetto delle legge e il rigore nell’applicare le relative disposizioni dovrebbero essere i capisaldi per un miglioramento radicale. Il buonismo e la superficialità nell’affrontare il problema denotano un evidente disinteresse verso il bene per il nostro Paese. Ma vogliamo cambiare la tendezza disfattista e lamentosa diffusa per continuare, anche grazie a cittadini come te, a insistere nei confronti di chi, pubblico e privato, è ancora impermeabile ai nostri appelli. Grazie per il supporto.
Arianna Ballestri
3 luglio 2014 at 18:55
Letto mai il Gattopardo?
Io comunque “so per certo” che c’è chi ha scritto e poi riscritto al nostro premier Renzi, chiedendo di allineare il nostro paese agli altri “almeno in questo” al sacrosanto contrasto dei vandali.
E se c’è uno che ne sa di quanto danno si possa lasciar fare a una città com’è Firenze se la si trascura per vaghezza e scellerato buonismo è lui. Matteo ti preghiamo.. non ci far fare un appello su charge org per ottenere un pizzico di civiltà con leggi e azionj “ferma dementi” e fra questi non ci metto solo i graffitari.
che imbrattano per loro stessa natura poveretti son suonati “si girano intorno e non si scollano dalla loro natura vandalica”, qui mi riferisco molto di più a CHI LI TEME E ANZICHè CONTRASTARLI A DOVERE LI BLANDISCE..quelli sono gli esseri peggiori.
I conniventi..del degrado per PAURA. Orrendi! Arianna
Mauro D'Ambrosio
9 luglio 2014 at 21:51
Cosa dire, sig.ra Arianna? Che mi trova d’accordo su tutta la linea. Io sono uno di quelli che ha scritto a matteo@governo.it e che lo ha invitato in Molise, pregando anche il nostro Governatore -dello stesso orientamento politico- di aprire un tavolo di discussione con lui che sfoci in misure certe ed efficaci contro questa piaga. Che poi nella nostra regione riguarda solo Campobasso, e questo mi rode non poco, io che sono campobassano…
Giulia Corti
12 luglio 2014 at 16:38
L’Italia urla di dolore, cercando aiuto e leggi appropriate per il vandalismo diffuso e inarrestabile dei writer compulsivi.
Milano… città supervandalizzata, che attende Expò, ieri, per voce dell’assessore ai lavori pubblici, s’affanna a invitare chi vuole, “DA TUTTO IL MONDO”, a venire a spruzzare qui: sui muri (non su pannelli) della città della Madonnina.
Ma leviamoglieli di mano, e in fretta per favore, intanto gioverebbe, forse, una lunga passeggiate lungo rive del Seveso e del Lambro per riflettere su ciò che dice.
Non teme, evidentemente, il rancore futuro dei troppi danneggiati milanesi. Giulia