Milano - Sono passate solo due settimane dal cleaning day che aveva riportato il decoro in uno dei giardini più antichi di Milano che subito sono tornati a sporcarlo.
E’ stato BOER, un anonimo writer che ha voluto lasciare il segno della sua esitenza e imbecillità sul muro di recinzione del parco e dell’asilo, entrambi in via Sforza. Due TAG, due firme che alla maggior parte della gente non diranno nulla. Un nome che presto non sarà particolarmente apprezzato da coloro che invece hanno sacrificato il loro tempo per ridare dignità a questo luogo. Ma non sarà certo l’incursione di un imbrattamuri a fermare il desiderio dei volontari di difendere la propria città dai vandali. L’associazione tornerà a ripulire perchè cosciente che il grosso lavoro di riqualifica sarebbe compromesso dai vandali della città. Degrado chiama degrado ma decoro chiama decoro.
Ci auguriamo che BOER possa ripagare per il danno vigliaccamente commesso e che possa rendersi conto che Milano non ha bisogno della sua, nè di nessuna firma, per essere considerata più bella.
Alessandro
8 luglio 2014 at 01:59
Schifoso di merda questo ragazzo. Mi sento orgoglioso del vostro lavoro Associazione AntiGraffiti. Forza sempre
Marco Mercuri
8 luglio 2014 at 09:31
Poveracci.
Recentemente un’esperta di CNV (Comunicazione non violenta) ha ipotizzato, per i vandali da tag, pur nel massimo rispetto delle loro “profonde motivazioni”, che il loro sia solo un modo di auinfondersi uno smarrito senso di sicurezza.
Una sorta di assoluta incapacità di allontanarsi da forme di evidenziazione della loro esistenza per non allontanarsi da se stessi. Complicato? No, non troppo se per comprendere paragoniamo le tag vandaliche al ciuccio di un bimbo. Tutto il loro mondo è il quel segno sporco e per loro staccarsi da quello per vedere e apprezzare il “Bello Possibile” è una vera angoscia.
Rischierebbero di accorgersi del vuoto cerebrale che contraddistingue chi non sa rispettare l’altro. Chiunque sia.
Chi sporca non può smettere se non è costretto (dalla legge) perché ciò lo costringerebbe a percepire il suo vuoto interiore. Il nulla tipico di chi “non avendo la forza, la capacità, la volontà di creare alcunché, deve rompere.. e qui potrei anche inserire un bella forma di comunicazione violenta.
Per quanto ritengo i taggari vandali siano detestabili, soprattuto inseriti in una società in affanno economico e lavorativo come la nostra, perché si appropriano “come veri ignobili ladri” di risorse e serenità di tutti.
Ma mi astengo. Mi attengo ai dettami della suddetta arte comunicativa della CNV.
Sarò serafico e paziente: anche perché ne stanno prendendo parecchi di bombolettari compulsivi.
Expò incombe. Occhio, che poi non ve la passate proprio bene bene. Marco
Maurizio
8 luglio 2014 at 19:52
Certo che si chiacchera,si chiacchera,ma all’estero nei Paesi civili il fenomeno del graffitismo vandalico è stato abbattuto.Qui si chiacchera,si chiacchera…si chiacchera ancora.
http://www.youtube.com/watch?v=KbbYqOzx0DY
Alberto Modignani
11 luglio 2014 at 16:34
Ma no si fa anche:… a saper leggere fra le righe sia sul vostro sito, sia su facebook sembra proprio che: mentre voi vi affannate per ripulire cose lasciate al degrado schifoso e in modo colpevole, c’è già l’avanzata in corso dell’ennesima scelta di cessione tangentizia.
Una percentuale di muri è ceduta per garantirsi, forse, un po’ di pace. La società è davvero allo sbando dunque se nel paese s’innesta anche la mazzetta dei muri:
“Non sono in grado di metterti in galera perché insozzi e rovini tutto, ma facciamo che io ti do’ una tangente di muri da sporcare e ci si mette d’accordo”.
Direte: e si ma… lo fanno in tutto il mondo!
E, no.. no, nel mondo genericamente si tutelano e proteggono spazi storici e di rilievo (anche per il turismo) e si concedono aree degradate.
Noi a Milano noooo.
Il centro città è molto più comodo da occupare per imporre street (sc)art ad abitanti sgomenti.
Leggo tra le righe che se non ci fossero aziende “soprattutto straniere”, che vi fanno da sponsor e italiani colti, lungimiranti e generosi che vi aiutano economicamente a resistere vi avrebbero già eliminato, come elementi di grave disturbo ai “lavori in corso”. Pensar male è peccato, ma è difficile non cascare nella tentazione.
Voi pulite e, invece che essere sostenuti nel vostro impegno di salvataggio del “minimo sindacale del decoro dei beni comuni” vi crossano i writer autorizzati che invadono gli spazi ripuliti (quasi a spregio) e con il beneplacito della Soprintendenza? O sbaglio?
E per far fare murales ai graffitari (ops.. scusate street artist) i finanziamenti però si trovano.
La nuova tendenza a Milano è, lasciare là dove sono, ovunque, i milioni di tag vandaliche e poi far anche diventare il centro della città la nuova Disneyland per writer autorizzati, invadendo i punti più significativi della sua cultura (vedi San Lorenzo, vedi Ponti del Naviglio e presto, mi dicono, anche in p.zza Cardinal Ferrari proprio sulle tre pareti che si dipanano dalla meravigliosa chiesa di San Calimero).
Tempo fa, passando da San Calimero, ho domandato ai vostri volontari, impegnati a pulire p.zza Cardinal Ferrari dal lato opposto alla chiesa, ma come mai pulite qui e non fate nulla per quella robaccia che deturpa un punto così importante e bello di Milano?
Mi hanno risposto: “ci spiace molto, infatti, ma stiamo tentando da mesi e mesi di ottenere il permesso di pulire, anche a nostre spese, tutto e di provvedere poi al mantenimento successivo del pulito, ma per ora non ci permettono di fare nulla. Ma noi insisitiamo!”
Bhe si vede che c’è chi è bravo a “insistere” molto più di voi che vorreste pulire.
Perché dopo San Lorenzo, dunque, ci sarà presto un’altra chiesa affiancata da murales per la “promozione culturale dell’invadenza”.
Temo che NESSUNO si sia premurato di chiedere (sottoponendo il progetto già deciso) a chi ci abita in quella piazza, se ciò che verrà presto loro “imposto”, dopo anni di sopportazione di graffiti vandalici (per cui con pochi euro si sarebbe potuto porre rimedio in due ore di lavoro) e se sono lieti della scelta fatta, oppure indignati.
Potranno solo dire poi: “mi piace o non mi piace” come quando si clicca qualche cosa con il pollice verso o no.
Se questa è democrazia a me vien da espatriare e anche di ripensare un po’ ai miei rapporti con la chiesa cattolica.
Entro il 16 luglio si pagano le tasse, tante, e io forse cambierò la destinazione del mio 5 per mille.
Alberto Modignani