REGGIO EMILIA – “Restiamo convinti che il problema non è stato mai seriamente affrontato dall’Autorità Pubblica. Con telecamere e videosorveglianza in una città di medie dimensioni come Reggio i responsabili potrebbero essere facilmente còlti in flagrante e obbligati a rifondere i danni a loro spese Reggio deturpata, forse per sempre. Questo il risultato di vent’anni di graffitismo selvaggio sempre più forsennato. Davvero non se ne può più degli imbrattatori con bombolette spray: questi sedicenti writers continuano impudenti e senza freni a ricoprire con volgarissime firme o graffiti muri, segnali stradali, edicole, saracinesche, cassonetti, insegne di negozi, barriere antirumore, ecc. Occorre fare un semplice ragionamento: come possiamo definire un tizio che nottetempo si aggira per le città e pensa di lasciare una traccia della sua inutile vita ricoprendo edifici pubblici e privati di sgorbi orrendi a vedersi ? La risposta è semplice: si tratta di un soggetto mentalmente disturbato, non possono esserci dubbi in proposito. Numerose città d’arte italiane da decenni sono ridotte in stato pietoso grazie alle loro performances; basta recarsi a Bologna, Firenze, Roma (nord o sud uguali sono) e passeggiare in qualsiasi via per constatare ovunque brutture grafiche che rovinano a volte in modo irreparabile l’aspetto esterno anche di chiese, monumenti, teatri. Reggio non contiene tesori d’arte famosi nel mondo, i bombolisti nostrani prendono di mira edifici anonimi in centro storico e nei quartieri periferici: tutto va bene per lasciare una traccia della loro stupidità. In tutti questi anni si sono ripuliti muri a spese di proprietari privati o della comunità: gli autori di questi reati non pagano mai… ( Comitato cittadini esasperati dal degrado urbano nati e residenti a Reggio da sempre) P.S.: restiamo convinti che il problema non è stato mai seriamente affrontato dall’Autorità Pubblica. Con telecamere e videosorveglianza in una città di medie dimensioni come Reggio i responsabili potrebbero essere facilmente còlti in flagrante e obbligati a rifondere i danni a loro spese.
Lettera apparsa su PRIMA PAGINA del 11 luglio 2014
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