BOLOGNA – Parole in omaggio per passanti distratti. Poesie invadenti, maleducate, impertinenti, che si insinuano sulle pareti, fuori dai negozi, sotto casa, al bar. Pause galleggianti tra muri scrostati. Arriva a Bologna, da Firenze, nato nel 2010, il Movimento per l’Emancipazione della Poesia.
Domenica scorsa hanno tappezzato di centinaia di poesie i muri del centro, da via Zamboni a via Mascarella, da via San Felice a via Belle Arti. Rigorosamente anonime («perché contano le poesie, non gli autori»), rigorosamente su fogli appiccicati sui muri, si riconoscono per il timbro rosso. In via Goito, quasi all’incrocio con via Oberdan, è affisso una sorta di manifesto programmatico: «Non è una rosa ghiacciata /non è una scatola chiusa/forse una matrice/un pittogramma/un foglio al muro/qualcosa/ di estremamente puro». Pochi passi più avanti l’anonimo M02 declama: «Oggi è uno di quei giorni/in cui tutto ciò che vorrei fare/ è piangere a dirotto/ Sarà per l’impietoso grigio/del cielo nuvoloso/ o per l’ipnotico ticchettio/di acqua sporca sull’asfalto/sarà perché è domenica/e conto con il dito/le promesse a me stesso/che non ho mantenuto/come se davvero/potessero bastare/tutte le mani/di questo mondo». Nell’universo della street art sono arrivati i writers romantici, i vandali gentili. Sul sito spiegano: «Ad oggi la poesia non possiede, nella volgare società contemporanea, il ruolo che dovrebbe. Per ragioni culturali e storiche». Di qui la decisione di imporre la poesia nelle strade, fuori dalle case, dove sia impossibile non leggerla, «per restituirle il ruolo egemone che le compete sulle altre arti e al contempo per non lasciarla esclusivo appannaggio di una ristretta élite».
Dopo il nucleo di Firenze, sono nati gruppia Roma, Milano, Pisa, Grosseto, Catania, Padova e Genova. La sezione di Bologna è l’ultima arrivata, si è costituitaa gennaio,e questaè la sua prima azione. All’appuntamento alle Scuderie si presentano due ragazzi, primi anni d’università. Non danno il nome, ma spiegano: «Non apparteniamo a nessun partito politico, siamo una struttura aperta, orizzontale. Chiunque voglia partecipare deve solo aderire al nostro statuto: per esempio, una regola è non attaccare poesie sui monumenti. Abbiamo anche dosato la colla, per fare staccare i fogli in un tempo ragionevole». Non le mettono solo sui muri, le loro parole. Le infilano anche nelle caselle di posta, sotto i portoni, dentro i libri della biblioteca. «Tanti scrivono poesie, pochi le leggono. Noi vogliamo renderle più accessibili, libere, democratiche». Non sono i primi. Nel ’96, in Messico, il collettivo Accion Poetica scriveva versi sui muri con le bombolette spray. Il Mep bologneseè ecologico, deperibile, usa fogli di carta e poca colla. Ma annuncia: «Non ci limiteremo ai fogli A4».
PER SAPERNE DI PIÙ bolognastreetart.wordpress.com www.cheapfestival.it
ANONIMI I versi sono rigorosamente anonimi. Unico segnale un timbro rosso STATUTO La struttura è
aperta, chiunque può entrare, se rispetta lo statuto”
Articolo di CATERINA GIUSBERTI pubblicato su la Repubblica il 13 luglio 2014
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