LA BELLEZZA ASIMMETRICA
Mentre avanza la candidatura dei portici di Bologna bene dell’umanità dell’Unesco, è bene fare un passo indietro e uno in avanti. Il 28 dicembre del 1816 lo scrittore francese Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal, scriveva: «I portici di Bologna sono ben lontani dall’eleganza di quelli della rue Castiglione [a Parigi], tuttavia sono molto più comodi giacché consentono di ripararsi molto bene dai grandi acquazzoni». A due secoli di distanza, cosa direbbe oggi Stendhal? Forse scriverebbe che il Comune di Bologna è una Penelope a rovescio: di giorno pulisce le colonne dei portici dalle imbrattature più variegate affinché notte tempo la soldataglia degli imbrattatori (la versione bolognese dei bravi rappresentati nei Promessi Sposi) possa disporre di superficie nitide sui cui riscarabocchiare. Che siano allora i condomini a pagare il fare degli scarabocchiatori e il disfare degli imbianchini. Si dirà: cosa sarà mai un abbonamento annuale «pulizia garantita» pari a 100 euro per condominio! Niente e tanto. Poca cosa in termini monetari, anche se è pur sempre una tassa occulta perché tende a nascondere disattenzione e inefficienza della mano pubblica. È tanto, però, se si aprono le finestre sul panorama dei diritti di proprietà. Sono, infatti, questi a essere l’agnello sacrificale sull’altare del non buon senso. Chiunque può beneficare del bel vedere di palazzi, portici, monumenti e tanti altri beni pubblici e privati che arredano la città. La bellezza è un bene indivisibile giacché il consumo che ne fa una persona non ne riduce l’ammontare disponibile per un’altra. È proprio questa indivisibilità che i bravi hanno buttato al macero. La bellezza è poi un bene non escludibile, essendo difficile o impossibile escludere qualcuno dal godere dell’estetica della città. Il susseguirsi di bei palazzi nel centro storico e l’unicità delle lunghe distese dei portici sono un dono che i bolognesi hanno ricevuto dai loro predecessori e una novità molto gradita dai turisti. Gli scarabocchiatori sono dei battitori liberi che alzano un muro di bruttezza che allontana e perfino estromette dal bello il nostro sguardo. I bravi dei graffiti sono dunque gruppi di individui fortemente motivati a compiere azioni che producano divisibilità ed esclusione in città. In queste condizioni, i 100 euro condominiali sono il risvolto di un’asimmetria tra i cittadini che pagano e i bravi che incassano i vantaggi della bandiera bianca che la mano pubblica ha alzato sui due fronti della prevenzione e della repressione. La manutenzione della bellezza è un viaggio molto lungo. Chi lo compie deve essere determinato e possedere le doti del maratoneta, motivazioni psicologiche comprese. Non è questo il caso della nostra amministrazione comunale. La distanza gestibile dal suo organismo non è la maratona. Il Comune è un atleta da gare brevi. Di giorno si fa pulizia. Di notte si torna al brutto. Una pausa e poi, di nuovo, un’altra mini gara. In queste condizioni come potrà mai la candidatura dei portici passare l’esame dell’Unesco?
Editoriale di di PIERO FORMICA pubblicato sul Corriere della Sera il 16 settembre 2014
giuseppe gambetti
1 febbraio 2015 at 19:59
Quante chiacchiere inutili! A un condominio privato costa pochissimo ripulire i propri muri, mentre se ci deve pensare il comune servono milioni di euro. Con la vernice antigraffito di ultima generazione, 35 mq a noi sono costati 450 euro: cifra da dividere su 20 condomini e vernice garantita per 10 anni. Ovvero, 45 euro l’anno da dividere per 20. Un caffè e un cornetto all’anno. E’ tanto? L’impresa di pulizie che già pulisce gli interni del palazzo lava i graffiti in un attimo e senza costi aggiuntivi. Invece di blaterare sul nulla e di attendere che siano gli “amministratori pubblici” a ripulire (cosa che, giustamente, sui muri privati non faranno mai), è il caso di agire!