IN MEDIA I GRAFFITARI RIESCONO A METTERE A SEGNO UN “COLPO” AL GIORNO
MILANO – Nell’Azienda dei trasporti negli ultimi due anni 35 persone vigilano per impedire i raid
L’ultimo episodio rilevante risale a fine settembre. A Sesto Marelli, linea Rossa, il personale di guardia sorprende i graffitari all’opera, sassie spranghe per scappare, per non essere presi. Ma è solo uno dei tentati imbrattamenti ai treni del metrò mentre sostano spenti nei depositi e nei tronchini (i binari di manovra). Il bilancio più aggiornato racconta in realtà di quasi un attacco al giorno, più o meno grave, ma solo uno tre riesce grazie al lavoro di Atm e del nucleo dei vigili che ha abbattuto il fenomeno, soprattutto nei depositi. Restano comunque i costi, oltre ai danni: solo per ripulire i vagoni da scritte, disegni e tag, Atm spende circa mezzo milione all’anno. Con i danni, chiaramente il conto sale.
Dall’estate del 2012 l’azienda di trasporti ha difatti lanciato un programma di azioni mirate a contrastare il fenomeno degli atti vandalici sul proprio patrimonio. Perché l’obiettivo dei writers sono, in sei casi su dieci, proprio i depositi dei treni. Si è addestrato personale qualificato, circa 35 persone, servizio di sorveglianza e di sicurezza per i passeggeri, una rete di controllo sempre più capillare e anche qualche investimento. E dall’inizio di questa attività i risultati ci sono stati: i colpi sono scesi, a una media di 23 al mese (dai 26 che erano), sono diminuiti dal 78 al 30 per cento gli imbrattamenti riusciti, sono quasi duecento le persone denunciate. È grazie a questo lavoro che, in media, oltre il 70 per cento delle incursioni viene sventata, contro il 30 per cento di due anni fa.
Ripulire non è una cosa da poco. Oltre alle attività di sorveglianza Atm protegge due terzi della flotta con pellicole antigraffito e antivandalismo per consentire di togliere più facilmente vernici e sfregi, ma il Comune stima che per rimuovere 200 metri quadrati di graffiti da un vagone occorrono comunque 50 chili di prodotti chimici, 10 litri di solvente, 400 litri d’acqua. E dieci ore di stop del treno, che viene quindi sottratto al servizio.
Tutti i disegni e le tag, ricorda Atm, vengono filmati prima di essere rimossi in modo da risalire agli autori attraverso la banca dati internazionale delle forze dell’ordine. Una prassi che ha permesso di procedere a specifiche denunce.
Non va meglio per i treni regionali. Trenord stima di spendere circa 12 milioni l’anno per rimuovere scritte interne ed esterne ai convogli. E nel 2009 Assoedilizia comunicava che a Milano quasi la metà dei 55 mila edifici privati è imbrattata, con danni fino a 100 milioni.
Articolo di ILARIA CARRA pubblicato su La Repubblica il 25 novembre 2014
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