Dunque lei è una dei pochi che preferisce Milano a Londra?
«Londra è di tutti e di nessuno, ci si conosce a malapena, gli inglesi nemmeno si vedono. Milano invece è dei milanesi, nel quartiere ci si saluta, si scambiano due parole con il macellaio, con l’edicolante. C’è ancora una dimensione umana».
Come nei paesi?
«Ma con uno spirito decisamente metropolitano. Milano è come una scatola: all’esterno sembra ordinaria, quasi brutta. Solo aprendola si scoprono i suoi aspetti migliori. Per farlo, però, servono tempo e curiosità. Questa città si svela poco a poco».
Qualche esempio?
«Certi cortili, naturalmente. La Brera più nascosta, i giardini di Porta Venezia con la Villa Reale, la zona di via Paolo Sarpi dove ho vissuto appena tornata da Londra. E riti tipicamente ambrosiani come il seltz al Camparino, le caldarroste quando arriva l’inverno, una passeggiata in piazza Duomo quando scende la nebbia».
Voi Etro avete fatto del colore un elemento fondamentale del vostro stile: non trovate la città grigia?
«Non lo è! Cioè: lo è, ma a colorarla ci pensano il fermento artistico e culturale, la moda, il design. Sono tutti elementi vitali e, per me, una grande fonte di ispirazione».
Milano è ancora la capitale della moda?
«Sì, ma deve imparare a promuoversi meglio, altrimenti tutti i nostri sforzi per mantenere questo primato saranno vani. Mi innervosisco, per esempio, quando sento definire la moda “superficiale, frivola”: in pochi sanno quanto lavoro c’è dietro a una collezione. Ecco, forse dovremmo tutti cominciare a raccontarlo. Facendo sistema con le istituzioni».
Cos’altro la fa arrabbiare?
«I graffiti sui palazzi. Sono orrendi. Sia chiaro: io adoro la Street art . Ho apprezzato molto, per esempio, l’iniziativa del Comune di affidare ai writer i muri dell’ippodromo. Ma quelle scritte sconce su porte e vetrine non hanno niente a che fare con l’arte. Mi disturbano, soprattutto, perché nascono dalla mancanza di rispetto per il bene pubblico. Bisognerebbe fare qualcosa per trasmettere più senso civico ai ragazzi. Naturalmente partendo dalle scuole».
A proposito, lei ha due figli piccoli. Milano è una città adatta a loro?
«Si potrebbe fare di più. Mancano spazi e servizi pensati per loro. Ci sono più aree cani che giardini per bambini… E lo dico io che ho un cane. Facendo un confronto con il Nord Europa, siamo drammaticamente indietro».
Una milanese simbolo?
«Anna Piaggi che ha saputo superare la mentalità borghese di questa città».
Un ricordo?
«Mio padre che mi porta in piazza Duomo nel luglio dell’82 dopo la vittoria dell’Italia sulla Germania». Andrebbe a vivere in un’altra città?
«Perché no? Basta star bene con se stessi e avere accanto i propri cari».
Cosa cambierebbe di Milano?
«I ritmi. A volte sono davvero frenetici».
È difficile essere donna e lavorare nel sistema moda?
«Direi di no. Il mondo del fashion ha sconfitto da tempo questi pregiudizi».
Cosa si aspetta da Expo?
«Voglio essere ottimista e pensare all’esposizione universale come un’opportunità per migliorare Milano. Aspetto con curiosità di vedere la Darsena in ordine. Certo, l’Expo Gate è proprio brutto».
Parliamo di look. Come si vestono i milanesi?
«La parola d’ordine è understatement : un’eleganza discreta tra lo studiato e il lasciato al caso. Tra il pensato e il non esibito. Purtroppo, però, appena si disobbedisce a questo diktat si notano certe occhiatacce…». Consiglio?
«Non farci caso. Osare con i colori. Abbattere qualche recinto. Nel modo di vestire e nella vita in generale. Insomma, divertirsi un po’. E sorridere. Altrimenti sì che vince il grigiore».
Articolo di Annachiara Sacchi pubblicato su il Corriere della Sera il 30 novembre 2014
Maria Gabriella
30 novembre 2014 at 19:43
Milano come sappiamo tutti è sfregiata da scritte vandaliche ovunque persino in pieno centro. Fa proprio schifo e non è degna di fare parte come altre città italiane di un mondo civile. Spero che si ripulirà per l’expo altrimenti si farà una bruttissima figura e ci sarà solo da vergognarsi…..
Walter
1 dicembre 2014 at 16:35
Ma io questo non ci credo…Come recita Crozza imitando Antonio Razzi…Non credo che il Comune ripulirà la città.E’ una giunta troppo politicizzata che ignora il Bello quasi fosse un partito opposto al suo.Dai responsabili dei cortei si sente troppo spesso la frase”Parlare di graffiti è distogliere la gente dai veri problemi”…
Andrea Amato presidente
3 dicembre 2014 at 08:15
LETTERA APERTA ALLA SIGNORA VERONICA ETRO
Gentile Signora
nella intervista, pubblicata su Corriere della Sera a firma di Annachiara Sacchi, Lei cita Brera e altri spazi milanesi che “chi ama davvero la città vorrebbe tanto fossero più amati da tutti e aiutati a mostrare il bello della vera anima che, da sempre, Milano cela un po’.
Lei cita anche il fatto, con un garbato intimo evidente dolore, che a Milano vi sia tanto ingiustificato abbandono e generica distrazione sulle invadenza da graffiti vandalici.
E ritengo sia quasi doveroso il ringraziarla per le sue parole e che sia anche doveroso fare in modo che Lei conosca quanto prima – la bella ed energetica, inarrestabile, forza del volontariato di Retake Milano e Associazione Nazionale Antigraffiti.
Associazioni di cittadini volontari attivi per la Bellezza – che agiscono costantemente promuovendone i valori in varie forme, sia di intervento operativo nei luoghi, sia sollecitando le istituzioni (ancora titubanti), sia divulgando costantemente – ovunque- che la bellezza va difesa da tutti e riguadagnata con determinazione passo dopo passo.
Etro ha recentemente ripreso posizione nel Quartiere di Brera con un bellissimo negozio, fra vicolo Fiori e Via Pontaccio, ridando gioia a tutti quelli che osservavano con preoccupazione quello spazio prima vuoto. Le sue parole confermano che Lei apprezza quel cuore pulsante di turismo e realtà locali, ricche di storia, ben oltre le ragioni legate alla sua attività.
Ebbene sappia che la pulizia globale dei graffiti e il contrasto all’attachinaggio abusivo, è opera di costante attenzione dei volontari della nostra associazione.
La pulizia di tutto- nettamente superiore a altre aree destinate alla movida, non è casuale, non è neppure opera delle istituzioni, che pure potrebbero/dovrebbero tenere conto che esistono spazi che fungono da “biglietto da visita di Milano” e che meriterebbero doverose attenzioni.
La filosofia RETAKE muove le nostre azioni in diverse ramificazioni – operiamo ovunque a sostegno di cittadini volonterosi – anche in aree considerate “erroneamente” irrecuperabili dal degrado – ma essendo molto preoccupati per l’immagine della nostra città (pur basandoci solo sul sostegno economico dei nostri iscritti), siamo soliti adottare e curare ogni giorno intere aree. Brera è un delle zone protette da noi. Puliamo, insistiamo affinché negozianti, residenti e amministratori comprendano che se un graffito sparisce entro 48 ore è molto probabile che cada l’interesse dei vandali, anche perché così corrono rischi inutilmente. Per quanto Lei suggerisce sull’educazione civica preventiva vantiamo molti incontri informativi nelle scuole, che poi sfociano in azioni di cleaning delle scuole stesse con bimbi, genitori e insegnanti volontari. E nostra precipua preoccupazione agire per la prevenzione.
Le segnalo che, a causa delle attuali leggi italiane per il contrasto del fenomeno del graffitismo vandalico, non allineate a quelle Europee, abbiamo deciso di raccogliere adesioni su charge org, al fine di inoltrare una petizione ai nostri governanti.
Affiché il nostro Bel Paese non sparisca, perdendo ogni attrattiva turistica, nella apatia e nei ritardi assurdi di chi dovrebbe temerne la deriva, sia estetica sia quella, di conseguenza, economica.
Contiamo quindi anche sulla sua firma e la ringrazio anticipatamente
Andrea Amato Presidente