Artista o vandalo? La Procura non ha dubbi Il pm ha presentato ricorso in Cassazione contro l’assoluzione del writer Andrea Alzetta
Il pm ha presentato ricorso in Cassazione contro l’assoluzione del writer Andrea Alzetta
VENEZIA La Procura ha deciso di ricorrere contro l’assoluzione del 35enne writer pordenonese Andrea Alzetta, che doveva rispondere di aver deturpato gli intonaci di alcuni palazzi a Venezia. Il pubblico ministero Francesca Crupi, però, ha presentato un ricorso “saltando” la Corte d’appello per finire direttamente davanti alla Corte di Cassazione. Il giudice monocratico Fabio Moretti lo aveva assolto perché il fatto non sussiste e nella sentenza aveva sostanzialmente scritto che quelli di Alzetta non erano graffiti che avevano deturpato i muri su cui li aveva disegnati, ma praticamente opere d’arte che avevano abbellito gli edifici. E nei giorni scorsi, a Mestre, un gallerista aveva ospitato “Sqon”, il nome d’arte di Alzetta, e gli aveva sistemato un pannello di legno accanto al Duomo di Piazza Ferretto dove il writer aveva disegnato due dei suoi gatti. Il suo segno distintivo, infatti, è proprio quello del felino, che lui disegna in più pose naturalmente con la bomboletta spray. Per il pubblico ministero, invece, il compito del giudice non era quello di valutare se si era trattato di un’opera d’arte o meno, insomma un giudizio estetico che non compete alla magistratura, ma di accertare se quei disegni erano stati opera dell’imputato, il quale non aveva naturalmente alcuna autorizzazione anche perché a Venezia la maggior parte degli edifici sono notificati e per qualsiasi tipo di arredo urbano, soprattutto se permanente, sono necessarie le autorizzazioni del Comune e della Soprintendenza. Inoltre, i privati che si sono trovati i muri degli edifici imbrattati avranno dovuto spendere dei denaro per cancellarli. Vandalo o artista? Questo il dilemma, ma secondo la Procura la risposta è scontata: Alzetta avrebbe commesso un reato e il ricorso è stato presentato direttamente ai giudici della Cassazione e non a quelli della Corte d’appello lagunare perché non è in discussione il fatto o il reato, ma l’interpretazione della norma. Si tratta di una questione che avrà evidenti conseguenze anche su altri procedimenti, visto che sono numerosi i processi che vedono giovani artisti sul banco degli imputati per danneggiamento. (g.c.)
Articolo pubblicato il 2 dicembre 2014 su La Nuova
Enza P.C.
5 dicembre 2014 at 06:32
INTERPRETAZIONE ???
“perché non è in discussione il fatto o il reato, ma l’interpretazione della norma. Si tratta di una questione che avrà evidenti conseguenze anche su altri procedimenti, visto che sono numerosi i processi che vedono giovani artisti sul banco degli imputati per danneggiamento. (g.c.)”
Temo sarà sempre peggio senza leggi precise.
Sarebbero indispensabili leggi chiare (come hanno da tempo nei paesi civili che ci circondano e dove il vandali la pagano carissima). Servirebbero leggi serie anche qui da noi, che non consentano bislacche scappatoie di “interpretazione”, applicabili secondo l’umore con cui si è alzato quella mattina il magistrato di turno.
Non se esce senza quelle leggi. Leggi per cui è stata avviata una richiesta con una SACROSANTA PETIZIONE – anche se, con enorme stupore constato che l’ATTUALE GOVERNO STA ANDANDO A CAPOFITTO VERSO UNA DIREZIONE OPPOSTA.
Senza certezze non si può vivere, produrre, progettare in nessun paese del mondo. Proprio in Italia dobbiamo creare a tutti i costi il “paradiso per i delinquenti” ???
Così, scusate, ma viene proprio da pensare che “visto quanti sono i delinquenti scoperti a occupare i posti di potere – le leggi vengano sempre pensate per salvare solo i peggiori. E gli altri si arrangino.
La certezza della pena per reati commessi è indispensabile, serve a tutti: perfino ai vandali, che sono veri tossicodipendenti della bomboletta, sono schiavi dell’ebrezza adrenalinica negativa del distruttore, questi poveracci “gente dal cuore e dal cervello rinsecchiti” se non li aiuta nessuno a disintossicarsi rischiano di non uscire più dal loro gorgo.
Tanti, un giorno, forse avranno figli.
Parecchi di loro dovranno civilizzarsi, magari diventeranno dirigenti nell’azienda di papà, o idraulici, trasportatori, bancari, mamme con la voglia di educare al meglio per la vita i loro piccoli.
Allora però non sapranno come spiegare ai bimbi “il perché i loro genitori prima che loro nascessero gli han preparato un’accoglienza di merda, devastando tutto”. Mentiranno, ma le bugie han le gambe corte e forse i loro pargoli gliela faranno pagare carissima, magari con comportamenti molto più devastanti dei loro. Ma questo è solo la trama brutto film, un incubo da cui BISOGNA USCIRE SUBITO.
Elisabetta Sciscenti
10 dicembre 2014 at 23:20
Ma come siamo messi se chi incarna le istituzioni deve ancora capire che si tratta di reato? Il fatto non sussiste? Quanti telefilm hanno visto costoro??