Graffiti e scritte di vario genere in centro come in periferia. A Forlì pochi muri si salvano. C’è una gran voglia di esprimersi, verrebbe da dire. Peccato che a volte i graffiti possano essere intesi come forme d’arte (e a questo proposito il vice sindaco Zanetti rivela che il Comune intende individuare un’apposita area dove convogliare i nostri artisti), altre molto meno. Ecco, è in questa seconda direzione che bisogna lavorare. Perché una persona qualunque può prendersi la libertà di scrivere su una proprietà pubblica o privata che ama X, che odia Y, che Mourinho dovrebbe fare altro e non allenare, che gli sbirri sono fascisti’? Banalmente, ma con senso pratico, il vicesindaco chiede: ma queste persone sarebbero contente se qualcuno gli andasse a imbrattare i muri di casa? Fermare il fenomeno è come cercare di svuotare il mare con un secchiello. Impossibile. Meglio sperare che i più giovani raggiungano un accettabile livello di senso civico e che, per dire al fidanzato/a che il loro amore non finirà mai, scelgano un via alternativa: sms, mail, lettera.
Veronica Zanetti, vice sindaco di Forlì con delega al centro storico. Che immagine dà una città zeppa di graffiti come raccontato nel Carlino di ieri? «Un’immagine di degrado, di scarsa attenzione e cura. Per questo da mesi l’amministrazione comunale è al lavoro per individuare aree apposite per queste forme d’arte. Arte, mi raccomando». Di cosa si tratta? «Di zone dove possa trovare spazio la street art. Ma parliamo, appunto, di arte. Invece vedo che c’è l’esigenza di esprimere sui muri sentimenti diversi, dall’amore fino alla protesta. Questa è una mancanza di rispetto nei confronti della città che va assolutamente combattuta. La città è di tutti». Cosa intende per street art? «L’arte muraria». Avete già individuato una zona dove far esprimere gli artisti locali? «No, come dicevo ci stiamo lavorando. C’è un percorso da seguire, perché ci sono valutazioni in corso e perché si ragiona su proprietà comunali come su proprietà private». Che tempi vi siete dati per l’avvio del progetto? «Non prima della prossima primavera- estate». Tornando alle scritte non artistiche’, pensa che i controlli messi in atto siano sufficienti? «Sì, i controlli ci sono, da parte di diverse forze di polizia. I graffiti sono differenti, possono avere anche matrice politica. Al di là del livello istituzionale c’è un’associazione, Forlì Emergenza’, composta da volontari e che si occupano del problema. Da anni sono legati al Comune di Forlì da una convenzione. Lavorano in sinergia con la polizia municipale». Sono questi volontari, materialmente, a ricoprire le scritte che appaiono sui muri? «Dipende, perché ci sono diversi aspetti da tenere in considerazione. Se il bene imbrattato è di proprietà pubblica o privata, se è tutelato dalla Soprintendenza e via dicendo». Pensa che la videosorveglianza possa essere utile come deterrente? «In determinati casi sì. Penso al chiostro di San Mercuriale: in quel caso le telecamere hanno avuto effetti positivi. Però bisogna lavorare di più alle radici del problema, con interventi di tipo culturale. Bisogna far capire alle persone che la città è di tutti. Questo è il messaggio che cerco di trasmettere quando, come l’altro giorno, ho incontrato gli studenti delle elementari. Non bisogna buttare a terra una cicca quando ci si trova in strada. Perché la strada, la città, pro-quota, appartiene a ognuno di noi. Mi chiedo se chi imbratta i muri avrebbe piacere se qualcuno entrasse nella loro casa a farlo…».
Articolo Di LUCA BERTACCINI pubblicato il 2 dicembre 2014 su Il Resto del Carlino
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