Occhio (clinico) sui murales

Il libro In «Graffinbo» sono raccolte le foto di 258 graffiti realizzati in altrettante pareti di Bologna Gli scatti sono stati realizzati della ex preside di Medicina Landini. Serendippo Print è la casa editrice

Ci sono occhi che indagano chi si ferma a osservarli. Bambini che innaffiano cuori. Scritte in latino per dire al lettore che «Nemo tibi amat», che nessuno lo ama. Ovviamente non mancano le scritte politiche. E ci sono frasi «spinose» che raccontano che i muri è meglio riempirli piuttosto che ripulirli. Eccola la Bologna dei graffiti. Discutibile. Anzi, molto discussa, dibattuta, al centro di un braccio di ferro istituzionale e di una massiccia campagna anti-degrado del Comune, soprattutto negli ultimi anni. Quella Bologna dai muri (per alcuni sporchi, per altri dipinti) è tutta raccolta in un libricino che passa in rassegna 258 foto con altrettanti murales e che sarà in distribuzione da oggi in città. Si chiama Graffinbo e lo hanno pensato le tre ragazze della piccola casa editrice «Serendippo print», le stesse che avevano la libreria Serendipità in vicolo Facchini, chiusa l’anno scorso. Si sono ributtate sulla carta con questa casa editrice che, sottolinea Etta Polico, è «tutta concentrata su Bologna». Come è concentrato questo libricino che, senza didascalie, testi, indicazioni stradali, commenti, intende dire ai bolognesi, «senza addentrarsi in giudizi politici e morali», dicono le editrici, «che Bologna è anche quella che tutti i giorni si vede sui muri». Troppa poesia? Qualcuno sicuramente la penserà così. Le foto sono di Maria Paola Landini, ex preside della facoltà di Medicina dell’Alma Mater, che da otto anni tutti i giorni, nel tragitto casa-lavoro, ma anche nei suoi viaggi in giro per il mondo e per l’Italia, ha immortalato le scritte e i graffiti che l’hanno colpita. Ne ha fatte 50.000. Provando ad andare oltre le polemiche in città e le denunce arrivate a chi è stato colto con la vernice nel sacco. In un’intervista al Corriere di Bologna di qualche anno fa disse: «Bisogna capire cosa c’è dietro le scritte, prima di cancellarle si dovrebbe leggerle e capirle». Le fondatrici di «Serendippo print», che già da qualche anno ormai collaborano con Landini, hanno acquisito (gratuitamente) il super archivio della professoressa e hanno deciso intanto di farne un concentrato su carta. Perché? «Non è un intervento né etico né politico, non vogliamo indagare l’azione del graffitare, ma solo l’estetica del graffito e quel che racconta. Come fosse un media che racconta una società e una città». «Clean is boring », la pulizia è noiosa, dice una delle immagini. «Datemi un muro e ve lo riempirò», dice un’altra scritta. «Mi ruberanno tutto tranne la mia identità», si firma un anonimo. «È bella chi si ribella», gli risponde un «collega» su un altro muro. Spaccati di vita e di passioni civili per le ragazze di «Serendippo print»; provocazioni di vernice per gran parte dei cittadini e per il Comune. «Il libro – spiega Polico – secondo noi racconta una città con una gran voglia di futuro, che ha in sé una speranza di cambiamento, diversa da quella raccontata dalle istituzioni». La professoressa Landini ha raccolto tutte le immagini che ha trovato in ogni angolo della città, ora «Serendippo print» le offre a Bologna con il suo libro. Sfogliarlo forse consentirà a chi è interessato al tema di capire meglio un fenomeno che nemmeno il pugno di ferro è mai riuscito a debellare. Le foto non chiariscono il perché , si limitano a imprimere il come .

Articolo di Daniela Corneo pubblicato il 9 dicembre 2014 su Corriere di Bologna.

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One Response to Occhio (clinico) sui murales

  1. Andrea Amato presidente Rispondi

    15 dicembre 2014 at 07:01

    “Le foto non chiariscono il perché , si limitano a imprimere il come” c’è scritto in chiusura.

    Non sfugge però che siano state fatte da un medico e che sicuramente tenta, per istinto professionale, di capire dove stanno andando la testa e il cuore (per chi ce l’ha) dei suoi concittadini.

    Se le istituzioni agissero con logica quell’archivio fotografico avrebbe dovuto essere acquisito dalla Polizia Urbana – per la conoscenza e l’effettivo contrasto del degrado a Bologna.
    Sento spesso persone che tornando da quella città, quasi piangendo, parlano della devastazioni vandalica che ha reso la bella Bologna assimilabile a una pattumiera.

    E vero: scrivere il perché è superfluo.

    SE LE SUDDETTE OPERE SONO FATTE ILLEGALMENTE, AGGREDENDO SPAZI PUBBLICI O PRIVATI. IL PERCHè E’ già CHIARISSIMO A OGNI PERSONA CIVILE E DI BUON SENSO.
    SI CHIAMA: VOLONTà DI PREVARICAZIONE, NEGAZIONE DELLA CIVILTà E DESIDERIO DI AZZERARE LA DEMOCRAZIA.

    TUTTO IL RESTO – FATTO DI CHIACCHIERE PSEUDOTTE SULL’ARGOMENTO – SONO SOLO IL TENTATIVO DEI REPRESSI, SPESSO PESSIMI MAESTRI D’ARTE O CRITICI IN MALAFEDE – FRUSTRATI CHE ESSENDO “PRIVI DI CORAGGIO PROPRIO FANNO USO DELLE AGGRESSIONI DI ALTRI, AVALLANDO E FOMENTANDO NUOVE AZIONI. SANNO UTILIZZARE FIUMI DI PAROLE PER DISCETTARE “SU PREGI E QUALITà DELL’ESTETICA DELL’ATTO VANDALICO E L’ASPETTO SOCIOCULTURALE”.

    I colti però dovrebbero insegnare sempre la bellezza del “rispetto” e non le “qualità inesistenti del vandalismo”.

    Ricordo a tutti questi pessimi maestri, che sanno ben nascondere le mani in tasca, che esiste una legge dello Stato (e una umana che prima o poi arriva) che punisce L’ISTIGAZIONE A DELINQUERE” e punibile è chi istiga soprattutto minori.
    Sono i cattivi maestri persone orrende, sono ovunque un vero pericolo sociale. E’ gente ben peggiore di chi fa azioni sconsiderate e illegali anche per ignoranza.

    Però il libretto citato può essere utile e diventare un piccolo prezioso “attestato per il futuro”.
    Un reperto storico da guardare con le prossime giovani generazioni, mostrando loro ciò che “è stata Bologna, nel suo periodo peggiore”. Non c’è futuro là dove si tollera e si accarezza il vandalismo.
    Non c’è futuro dove si prescinde dal passato, consentendo che venga annientato il ricordo.

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