Stop al graffitismo.
Bergamo. Di questo si è parlato in un seminario organizzato dal Circolo culturale Luciana Moroni all’Istituto Leonardo Da Vinci, che ha visto la partecipazione del presidente Andrea Amato e del segretario generale Fabiola Minoletti dell’«Associazione nazionale antigraffiti», che hanno evidenziato come i writers siano ormai presenti in tutte le città italiane e come siano sempre più giovani, l’età infatti è scesa a 12 anni.
A introdurre l’incontro, il senatore Vittorio Pessina, da sempre molto attento a questa problematica, tanto che nel 2002 aveva anche presentato un decreto legge per chiedere un inasprimento delle sanzioni previste dal codice penale.
«I writers usano particolari tecniche che mostrano proprio la volontà vandalica, l’obiettivo principale sono i tag sui mezzi di trasporto, così che la loro firma è visibile a più persone», ha raccontato Fabiola Minoletti. Difatti sempre più diffuso è il «back jump»: un gruppo ferma il treno o la metro in servizio, circondano il mezzo e poi iniziano a scrivere. Mezzi pubblici presi di mira anche con lo «scratching» graffiate fatte con vetri rotti o pietre, oppure l’«etching» l’uso di acido fluoridrico per corrodere i vetri. Bersaglio preferito restano i muri delle città, delle case o qualsiasi altro edificio, colpiti con la tecnica del rullo o dell’estintore, di modo che riescono a usare il colore e fare scritte anche oltre i tre metri. Ed è in casi come questi che i cittadini possono giocare un ruolo fondamentale.
«Denunciare se si vedono persone compiere simili atti e poi pulire e ripulire ogni volta che fanno una scritta, perché farlo serve, il writer così si demotiva e alla fine si stanca», ha sottolineato Fabiola Minoletti. L’Associazione, proprio per sensibilizzare sempre più i cittadini ha creato il «Cleaning Day», una giornata nella quale volontari si ritrovano e puliscono un edificio, inoltre da aprile ha preso il via il programma di educazione nelle scuole, soprattutto elementari e seconda media. «Bisogna partire dai piccoli gesti fatti insieme – ha affermato Andrea Amato -. È importante far capire che noi siamo i protagonisti di un processo che può cambiare la sorte della nostra città e che ognuno di noi, a suo modo, può dare un fondamentale contributo per combattere e sconfiggere questo fenomeno». • B. Ma.
Pubblicato il 16 Dicembre 2014 su ECO di BERGAMO
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