MILANO – Pastore di anime, uomo di mondo, lombardo pratico e spedito, figura conosciuta in ambito culturale e giornalistico (per l’esperienza da direttore della rivista diocesana Il Segno ), il 72enne don Giuseppe Grampa impiega poco a dir la verità: «Fosse stato per me quell’opera, quella trovata , ognuno la chiami come vuole, magari l’avrei anche tenuta. Ma ho il dovere di ascoltare i parrocchiani e l’ho fatta cancellare. Ciò non toglie che la facciata sia brutta e brutta rimanga».
La facciata appartiene alla chiesa di cui don Grampa è parroco: San Pio X, in via Villani con affaccio su piazza Leonardo Da Vinci, a ridosso del Politecnico. Di notte, munito d’una scopa di 9 metri di manico (come ricostruito dal critico d’arte Alessandro Riva piacevolmente colpito dalla performance ) l’artista 33enne Bros aveva cambiato la facciata con segni biancorossi («In smalto all’acqua e nitro») che avevano oggettivamente rivoluzionato sia la «presentazione» della chiesa, edificata negli anni 50, sia l’«approccio» da parte di residenti, passanti, fedeli. Questi ultimi, soggettivamente infastiditi dalla «profanazione», avevano preteso il ritorno alle origini. Don Grampa aveva chiamato un imbianchino che in due giorni aveva completato il lavoro, per una spesa che il sacerdote non ricorda («Dovrei andare a prendere la ricevuta»), e che aveva contemplato la pulizia del muretto ai piedi della facciata, presto insozzati da scarabocchi vari di ignoti. Il fatto è che nel quartiere avevano definito scarabocchi anche quelli di Bros. Ma per non finire nella solita polemica graffiti sì/graffiti no, ridiamo la parola al parroco e sentiamo l’artista. A don Grampa interessa mettere in chiaro una questione: «Bros avrebbe potuto contattarmi e avanzare la proposta di rifacimento. In questo modo, mi rendo conto, sarebbe venuta meno l’ irruzione , la sorpresa… Però forse, e ripeto forse, avremmo potuto anche trovarci d’accordo, chi lo sa…». Quanto a Bros, lui ha spiegato l’azione («Un gesto forte che mi permette di dare una sferzata alle proposte manieristiche che campeggiano ormai da anni») ed è apparso soddisfatto del dibattito nato sul tema. C’è fermento, forse inaspettato. «Le chiese non sono intoccabili, ecco l’ultima trovata di Bros», dice il critico d’arte Riva. Poi certamente bisognerà sentire i parroci e soprattutto i parrocchiani.
Articolo di Andrea Galli pubblicato il 7 gennaio 2015 sul Corriere della Sera
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