Portai qui Keith Haring nel 1984: lui era un vero artista, questi invece sono soltanto vandali (l.d.v.)
ELIO Fiorucci, stilista e artista.
Lei nel 1984 invitò Keith Haring a Milano. Che ne pensa, oggi, della decisione del Comune di un giro di vite nei confronti dei writer ? «Bisogna anche essere severi e saper dire: no, quello non lo puoi fare. Perché riempire i treni di tag o imbrattare i palazzi belli significa danneggiare il prossimo. Mi sembra una cosa di buon senso quella che dico. Però dobbiamo saper distinguere chi fa arte da chi sporca».
In che senso? «Un conto è chi fa dei bei lavori che possono essere un abbellimento, un altro è la scritta senza senso che risulta soltanto imbrattamento».
Come si riconoscono gli artisti dai vandali? «Io ho conosciuto Keith Haring. Lui arrivava lì, disegnava con la matita sui cartelli vuoti della pubblicità ed era meraviglioso vedere quel ragazzo fare disegni bellissimi che oggi valgono moltissimo».
Lei crede che sia un fenomeno in crescita quello delle tag ? «No, penso che sia in calo. E poi voglio essere ottimista: penso che a questi ragazzi si dovrebbe spiegare che ciò che fanno è solo un danno e un costo che viene imposto a tutta la società. E che se imparano a dare valore a quello che fanno, saranno i primi a guadagnarci».
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