Milano, schedati più di 900 writer “Hanno fatto danni per 100 milioni”

“Negli ultimi due anni incremento di azioni del 20 per cento”. Ieri ennesimi fermi (tre ragazzi) da parte della security della metropolitana

MILANO. Una schedatura in piena regola, con tanto di nomi, cognomi e indirizzi. A farla è il Comune di Milano, ormai da anni in prima linea nella lotta ai writer : il nucleo anti-graffiti della Polizia locale è infatti in possesso di un data-base di circa 900 tag , ovvero le firme che i writer lasciano sui muri della città. Un archivio poderoso, dove a ciascuna firma sono state collegate informazioni e generalità che riguardano giovani “armati” di bomboletta, colti in flagrante oppure oggetto di indagini.

Perché se il lavoro delle forze dell’ordine parte dalla strada, ovvero da chi viene colto sul fatto mentre dipinge un muro senza autorizzazione, i vigili milanesi si stanno specializzando anche nell’uso di altre tecniche investigative. È un nuovo metodo che punta a stanare chi fa “pezzi” illegali sfruttando un loro punto debole: ovvero la voglia di visibilità. «Se in passato l’obbiettivo dei writer era quello di “spaccare”, ovvero di taggarei muri a più non posso e in luoghi noti per farsi conoscere – spiega Marco Luciani, commissario aggiunto della polizia locale – oggi molti di loro si affidano al web , postando foto e video delle loro azioni. Ed è a questo punto che interveniamo noi: controlliamo i profili di Instagram , Facebook e degli altri social network usati per farsi pubblicità in modo da individuare chi è responsabile di un atto illecito».

L’archivio dei vigili urbani non è altro che il frutto di un lavoro che gli agenti portano avanti da almeno sette anni e che ha già portato all’individuazione – e alla denuncia – di centinaia di graffitari illegali.

Milano, adesso, si candida a diventare la città più attiva nel contrasto al fenomeno delle tag . Già nel 2013, con una sentenza clamorosa, un giudice aveva condannato due writer alla pena di 6 mesi e 20 giorni per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’imbrattamento e al deturpamento di alcuni edifici. Con la stessa accusa, sono stati indagati poi altri 40 giovani che si erano resi responsabili di un blitz all’interno di un vagone della metropolitana con dentro i passeggeri: in quel caso, a incastrarli, fu il video girato da loro stessi. In quel caso l’accusa è stata anche “resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di servizio pubblico e violenza privata aggravata”. «Anche grazie all’attenzione e allo stretto coordinamento della Procura della Repubblica – ha spiegato il Comandante dei vigili urbani di Milano, Tullio Mastrangelo – abbiamo di fatto creato un modello di contrasto davvero efficace al quale si stanno interessando altre realtà metropolitane».

Nonostante il pugno duro, però, il fenomeno è tutt’altro che debellato. Soltanto nel capoluogo lombardo, secondo uno studio dell’associazione nazionale anti-graffiti, sarebbero oltre 1.300i writer che hanno lasciato almeno una tag sui muri.

«Dal 2012 si registra un incremento di azioni del 15-20 per cento all’anno – spiegano dall’associazione – con una netta deriva vandalica: sempre più spesso la tecnica di “scrittura” infatti prevede incisione, di vetrio superfici, scasso di infissi, scritte più grandi fatte a rullo, sostanze sempre più indelebili (e pericolose per chi le usa, come l’acido cloridrico o il catrame), con azioni sempre più eclatanti e rischiose. E danni economici sempre più alti».

Soltanto per pagare la pulizia dei muri imbrattati in città, sostiene l’associazione, servirebbe qualcosa come 100 milioni di euro.

Sarebbero 1.300 i writer in azione a Milano.

Il Comune stima in 100 milioni la spesa per ripulire i muri dalle tags 900 IN ARCHIVIO Tante sono le “firme” archiviate dal Nucleo anti-graffiti della polizia locale per identificare i writer a Milano PER SAPERNE DI PIÙ milano.repubblica.it www.comune.milano.it

Articolo di LUCA DE VITO pubblicato il 15 gennaio 2015 su La Repubblica

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