Prendo in prestito le sagge parole di un maestro haiku, sperando di non ritrovarle “illegalmente” copiate e ridipinte dall’ormai “indignato” Ivan Tresoldi su qualche bizzarro supporto murario o casa di Milano.
Lo faccio per provare a far comprendere con più facilità cos’è che sostiene “la cittadinanza attiva”, che senza dover scegliere colore politico, agisce con costanza e con sana energia per tentare di porre rimedio all’invadenza del degrado.
“La quercia sembra non curarsi dei ciliegi in fiore”, però osservare e comprende ciò che li fa vibrare o cadere a terra.
Cancellare con pazienza e ripulire l’evidenza dei pessimi risultati inestetici lasciati da “troppi smarrimenti delle menti inquiete” (convinte di esistere perché invadono con la sporcizia o con strane elucubrazioni la vita degli altri) è azione pacata, socializzante e buona.
La pazienza è la virtù dei forti e non vi è dubbio alcuno che chi reagisce all’aggressione estetica “pulendo” i mille spregi fatti alle nostre città e alle loro bellezze è persona solida e positiva.
La cronaca riporta sussurri e grida di chi, invece, pretende con fiumi di parole e ragionamenti contorti di raccontare – secondo il suo punto di vista “il come e il perché accade che si deturpi anziché abbellire”. Molti intellettuali, nonostante l’evidenza del male sociale che la devastazione porta con sé, dopo essersi riavvoltolati in ideologiche bandiere (il colore non conta) si buttano a capo fitto a “giocare con la vita dell’intera comunità”, tentando di convincere che: chi sporca ha ragione per le sue ragioni.
No. Chi sporca e rompe non ha ragione. L’ha solo smarrita la ragione.
Ed è davvero molto più perverso e colpevole chi tenta di avallare con parole astruse e maligne l’operato delinquenziale di chiunque.
La società è la nostra famiglia allargata e non è certo “coccolando e giustificando un figlio da condurre a un auspicabile destino di benessere psichico” che gli si può dare aiuto.
Scrivere o affermare che “ha ragione chi imbratta e deturpa a vario titolo” è davvero peggio che il farlo, perché non comporta il rischio della punizione che può derivare dall’azione illegale. Esprimere libertà di opinione, non vuol dire libertà di istigazione al vandalismo.
L’escamotage puerile dei troppi che ancora, a paese quasi distrutto, perseverano nel chiamare arte il vandalismo o giustificano le varie azioni di protesta: fatte di imbrattamenti e aggressività varie, spesso più o meno di matrice politica di destra/sinistra/centro ecc. ecc, rappresenta un’azione vigliacca e volgare, irresponsabile e gravemente colpevole.
Un furto con malevola destrezza del futuro e del benessere di tutti, del loro diritto al rispetto e alla bellezza diffusa.
Enza P.C.
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