San Benedetto del Tronto
«Sono ragazzi quattordicenni, sedicenni, magari ubriachi» sostiene Antonietta Anelli, segretaria di Legambiente per trent’anni. Ed è da altrettanti anni che l’associazione promuove l’educazione civica. «Prima erano anche crediti scolastici» prosegue Anelli. Poi è venuto il periodo delle contestazioni, che è lungo e travagliato. Una prima guerra alle bombolette ci fu nel 2010, ma per tutta risposta l’allora vicesindaco Fanini disse che il fenomeno «non era arginabile». Come per effetto di saturazione, gli imbrattatori si spostarono nelle periferie: i muri del centro ne avevano avuto abbastanza. Quello che vediamo oggi a San Benedetto nord viene da quel periodo: San Filippo Neri viene preso d’assalto: «Muri, edifici scolastici, cancelli e ponti», come interviene Legambiente, sono diventati dappertutto il simbolo dell’inazione, dello stato vegetativo trans-partitico. Pasqua 2014: il villino liberty del centro, il ponte sull’Albula e altre infrastrutture sono tirate a lucido. Come al solito è una soluzione momentanea. Ma allora che fare? «L’ordinanza e i poteri l’amministrazione ce l’avrebbe» dice Antonietta Anelli. E infatti è così: è il primo cittadino, per legge, ad avere la competenza in materia di sicurezza e igiene urbana. Prova concreta è l’istallazione di sistemi di videosorveglianza nei siti di maggiore interesse. Prova ne è l’inasprimento delle sanzioni pecuniarie, sia per i vandali, sia per chi vende vernici non biodegradabili a minori (delibera della giunta 221 del 2010). «Il comune deve avviare, da subito, un piano serio di pulizia e protezione delle facciate degli stabili» incalza la direzione di Legambiente, che non nega le responsabilità della società civile. Anzi, proprio per questo, «si deve far capire, nelle scuole medie e superiori, nell’ambito dei corsi di educazione civica, che tali graffiti sono atti di vandalismo». Ce né anche per il potere costituito: «Le forze dell’ordine e la magistratura dovrebbero intensificare i controlli e mostrare maggiore rigore». Invece servono nomi e cognomi, «e ai responsabili – conclude Antonietta Anelli -, il metodo svedese: pulizia dei muri entro un periodo di lavori socialmente utili»
Articolo de Il Resto del Carlino di Giuseppe Di Marco del 8 Settembre 2015
Giulia Corti
10 settembre 2015 at 08:59
Certo ottimo per i minorenni. Ma per i recidivi ben noti e ormai anzianotti che continuano?
Cosa suggerite?
Milano ne ha un bel gruppone che “esige” di postare le proprie firme sgangherate ovunque, sempre e sempre, e poi si ammanta di vera protezione artistoide (da carboneria) degli street artist amici, che vengono pure osannati.