Due giorni. Tanto ha resistito la Parma incivile prima di lordare di nuovo le pareti dell ‘ Ospedale Vecchio. Infischiandosene dell ‘ impegno delle squadre «anti-graffiti» che insieme ai migranti le avevano tirate a lustro. Questa volta non sono state usate bombolette, ma scarpe. I segni neri delle suole calcate più e più volte sono comparsi ieri e a darne notizia è stata Maria Gabriella Costa, anima dell’iniziativa «anti-graffiti». «Non nascondo uno scoramento profondo – si sfoga l ‘ anima dell ‘ iniziativa – anche perché credo sia proprio uno spregio. Non so se si sia trattato dei soliti vandali, che per vendicarsi hanno voluto lasciare la loro ” firma ” , o di idioti che si sono appoggiati lì contro senza pensare. Quel che è certo è che non si può andare avanti così». Ospedale Vecchio Le pedate apparse sul muro appena ritinteggiato. Ribolle la rabbia di molti, anche perché il muro del gioiello oltretorrentino era stato ritinteggiato non più tardi di sabato da una squadra composta dai volontari e dai giovani migranti della onlus «Svoltare». Avevano impiegato tutta la mattina per cancellare la selva di scritte con la bomboletta, gli schizzi di birra e cibo e la sporcizia. Molti si erano fermati per congratularsi per l ‘ iniziativa adottata dal Comune. «In casi come questo, hai l ‘ impressione di combattere una guerra persa in partenza – la Costa fa un lunghissimo minuto di pausa poi riprende -. Come ho detto fin dall ‘ inizio: occorre l ‘ aiuto di tutti. Non rimaniamo indifferenti mentre qualcuno rende la nostra città più brutta». Ha il sapore dell ‘ urgenza il commento dell ‘ insegnante al timone delle sentinelle per il decoro urbano che, certo, non è rimasta con le mani in mano. «Ho subito segnalato il fattaccio al Comune, nella speranza che i tecnici possano ripassare per eliminare ancora quei segni. Ma credo sia più importante rivolgersi alla comunità: abbiate il coraggio di denunciare chi sporca impunemente i tesori della città. E alle istituzioni chiedo di prendere posizione, magari provvedimenti ad hoc».
Articolo della Gazzetta di Parma di Chiara Pozzati del 7 Ottobre 2015
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