San Vincenzo
Saranno dipinti tutti i panettoni di cemento della città. Penserete che l’incarico sia stato affidato a Red Skull, l’anonimo artista che negli anni scorsi ha dato vita, con personaggi geniali e colorati, ai blocchi di cemento grigio o giallo, con la forma del classico dolce natalizio, collocati dal Comune di San Vincenzo nelle strade del proprio territorio. Vi sbagliate. Non stiamo neanche parlando di San Vincenzo. Ma di Crema, in Lombardia, dove una giovane l’ha emulato. Occasione persa per San Vincenzo. La giovane autrice di Crema non ha avuto un’idea originalissima: ha scelto i simpatici Minions per dar vita ai blocchi di cemento. E ha affermato di aver “trovato l’idea sul web”. Red Skull non dipinge più nulla, a San Vincenzo, da quasi due anni. L’ex assessore sanvincenzino Elisa Cecchini, nel 2013, lo contattò via e-mail per proporgli di dipingere tutti i panettoni del paese. «Sono rimasta affascinata fin dall’inizio – disse Cecchini all’epoca – dalle opere di questo artista. Simpatiche, surreali, intelligenti e ben fatte. Parliamoci chiaramente: i panettoni di cemento, in sé, così grigi e anonimi, non hanno niente di bello né di attraente. Attraverso Red Skull, potremmo portare un tocco di bellezza al paese valorizzando un’arte che fra i giovani è diffusa. A San Vincenzo i giovani sono abituati ad agire in sordina e ai margini, e molti di loro se ne vanno altrove. Credo che la politica debba includerli anche in questo modo, soprattutto quando fanno qualcosa di bello e di intelligente». Ma l’idea fece storcere la bocca a qualche membro dell’ex giunta e ad alcuni consiglieri di maggioranza, i quali dissero che un’amministrazione non poteva appoggiare un reato. Red Skull, da parte sua, mise subito alcuni paletti: no all’abbandono del proprio anonimato, volontà di identificare il proprio nome d’arte con il messaggio relativo al no alla cementificazione delle proprie opere, no a soldi pubblici (ossia dei cittadini) per dipingere i panettoni, no alla politica che utilizza la sua arte a fini elettorali o propagandistici, piena libertà di espressione, poter realizzare le proprie opere senza timore di essere sanzionato dai pubblici ufficiali. Red Skull operava di notte per scampare alle forze dell’ordine, quasi come un ladro, un delinquente seriale, uno sfregiatore. Il dubbio di Red Skull sulla politica che voleva farsi propaganda emerse perché allora stava per iniziare la campagna elettorale per le nuove elezioni a sindaco, alle quali Cecchini avrebbe poi partecipato. Col senno di poi, vedendo che l’ex assessore non ha poi più insistito con l’artista anonimo, decidendo di rispettare le sue ragioni, forse quella di Cecchini era un’idea senza secondi fini e da attuare prima che, come poi è accaduto, finisse nel dimenticatoio. I panettoni dipinti sono ancora lì, visibili in varie zone del paese: via della Principessa, vicino alla Cittadella delle associazioni, in via Etruria e via del Tirreno, verso la Conchiglia, sull’Aurelia, in centro. Alcune opere sono sparite. Molte sono rimaste. Abbiamo potuto vedere turisti, nelle scorse estati, fotografare i panettoni dipinti. Molti siti web se ne erano occupati. Che fine ha fatto Red Skull? Personaggi, i suoi, che protestano non solo contro il cemento, ma anche contro il razzismo (vicino a viale Marconi). E non solo sui panettoni. Sulla Principessa, infatti, un tratto del cordolo giallo di separazione tra carreggiata e ciclopista diventò, nel 2013, un serpente velenoso con lingua biforcuta. L’opera appare adesso scolorita. Se da una parte la legge lo avrebbe punito, dall’altra il suo linguaggio creativo colpisce per la delicatezza, la sensibilità e la poesia tese a rendere bello e profondo ciò che è brutto e superficiale. Di Red Skull stiamo sentendo la mancanza. Era ormai una delle poche voci, nel panorama locale, a far riflettere e discutere.
Articolo de Il Tirreno di Paolo Federighi del 13 Ottobre 2015
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