Largo Porta Napoli, il restyling non ferma l’opera dei vandali

Capua

Una città di «arte e di studi», come viene indicata Capua sui cartelli stradali, dovrebbe fare più attenzione ai tesori monumentali posseduti. Monumenti che spesso devono la loro sopravvivenza e la loro fruibilità ad emeriti associazioni e volontari che si fanno carico di custodire il bene avuto in concessione, una volta restaurato. Spesso, però, il restauro o non viene mai eseguito o dura anni ed anni, impedendo di fatto l’accesso al bene monumentale. Che, però, è preda di vandali o di sbandati che ne fanno il proprio rifugio rendendolo ancora di più degradato. Largo Porta Napoli, grazie al restauro dello storico Teatro Ricciardi e all’intervento dei giovani volontari di «Retake» che hanno portato ad una nuova dignità l’arco di Porta Napoli, costruito alla fine del 1500 da Ambrogio Attendolo, eliminando i graffiti che lo deturpavano e ripristinando l’illuminazione che lo valorizza di notte, potrebbe essere un sito invidiabile e molto appetibile turisticamente parlando, maggiormente che ora è stata riaperta anche la villa comunale sempre grazie al movimento dei giovani volontari di «Retake». Invece la miopia sull’uso e la valorizzazione dei beni monumentali permette, tanto per dirne una, che i due locali situati sotto lo storico arco vengano abusati diventando anche un ricettacoli di rifiuti. «Potrebbero essere recuperati tranquillamente – suggerisce un residente della zona – e diventare, per esempio, un punto di informazioni turistiche. Oppure dei piccoli negozi di souvenir: tutto ma non lasciare quei locali nel degrado che certamente non aiutano alla buona impressione del monumento». Ecco, questo avviene spesso ai tesori monumentali capuani, testimonianze uniche di un passato glorioso di una città come Capua che permette il vituperio di una antichissima chiesa longobarda, quella di S. Angelo in Audoaldis, vicino alla quale si gettano rifiuti, bivaccano sbandati e si lasciano bottiglie vuote, solo perché nessuno mai ha pensato di costruire una cancellata a protezione di una testimonianza storica unica. Che, sebbene recuperata parzialmente, non si riesce a renderla fruibile come avviene anche per l’attigua Sala d’Armi. Insomma, una città che si è divisa sul posizionamento dei dissuasori della sosta nel centro storico che dovrebbero essere il primo passo del progetto più vasto sui percorsi turistici protetti, non riesce a dare una svolta ai propri monumenti, permettendone un uso più «vivo» di quelli disponibili e battendosi con maggiore vigore presso le istituzioni competenti affinchè testimonianze monumentali come il castello spagnolo di Carlo V o il castello Normanno, detto anche delle Pietre, possano diventare fruibili dal turismo culturale. Per incentivare il quale, però, oltre ai monumenti occorrono servizi e strutture adeguati, quelli che a Capua mancano ancora nonostante sia la città di «arte e di studi» indicata sulla cartellonistica stradale.

Articolo de Il Mattino di Stefano Canciello del 17 Ottobre 2015

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