Milano
Una voragine nella sicurezza delle ferrovie. Un cancello grigio da cui è possibile entrare ed uscire indisturbati, anche con la macchina, senza subire nessun controllo. A qualunque ora del giorno e della notte. Basta andare al civico 113 di viale Monza, oltrepassare un ponticello, varcare l’ingresso e proseguire fino a un grande spiazzo antistante i binari. Qui transitano i treni diretti in Stazione Centrale, Frecciarossa, Frecciabianca e Regionali in attesa di essere puliti dalla ditta a cui è stato affidato l’appalto. Il quadro è desolante: bivacchi, sporcizia, spazzatura, degrado,una discarica a cielo aperto, accessibile a chiunque. Proprio così, a chiunque. In quello che è stato ed è tuttora un sito storico di proprietà delle Ferrovie dello Stato, la famosa Officina Squadra Rialzo di Milano Centrale, esempio di archeologia industriale italiana e milanese costruita in età fascista, da qualche tempo a questa parte rom, immigrati e spacciatori hanno trovato un rifugio sicuro. I primi a segnalarlo sono stati i cittadini che abitano nell’isolato, tutti ex ferrovieri. I treni, rimanendo aperti, diventano dimora di immigrati e zingari che notte e giorno utilizzano le carrozze come vere e proprie stanze da letto. Quando arriviamo, è sabato pomeriggio, un marocchino con una felpa blu fa i suoi bisogni indisturbato dietro un treno parcheggiato, poi si alza e comincia ad aggirarsi tra le sterpaglie in attesa di trovare il momento giusto per salire sul vagone. Davanti a lui, due operai armati di mocio e secchio hanno appena finito di pulire un Frecciabianca. La nostra presenza non li infastidisce minimamente. Ma non è tutto. Camminando lungo il viale che costeggia l’edificio principale – diroccato, con i vetri rotti e a ben guardare le mura gloria dei writer – se ne vedono davvero di tutti i colori: cibo, bottiglie, sacchetti, bombole del gas, valigie, materassi, lattine, bivacchi, capanne improvvisate.E mentre sulla sinistra passa velocemente un Frecciarossa, da destra arriva un forte odore di bruciato. C’è un rogo spento da poco, c’è della cenere e ci sono ancora i resti di una ringhiera segata riversi per terra. Inevitabile pensare che tra quei binari, qualche furto di rame possa fruttare sempre un ricco bottino. «Il peggio arriva la notte», dicono i cittadini. Al calar del sole, quel luogo diventa un ricettacolo di criminalità. Arrivano spacciatori, acquirenti, barboni ed extracomunitari che si accampano sotto qualche traliccio o a ridosso delle rotaie. A testimoniarlo scarpe,vestiti e coperte sistemati tra le pietre e l’asfalto. Una terra di nessuno, che di giorno resta nascosta per poi riaccendersi la notte. Questa è la realtà dei fatti, ed è abbastanza preoccupante. Perché su quegli stessi treni alla mercé di chiunque, viaggiano quotidianamente pendolari e cittadini ignari di tutto ciò. Tra quel cemento dimenticato, inutile dire quanto sia compromessa la sicurezza non solo degli utenti, ma della città tutta. Chiunque può entrare ed uscire dal cancello, percorrere i binari, salire e scendere dai treni senza che nessuno lo controlli o lo fermi. Può essere un disperato in cerca di un rifugio. O un criminale con le peggiori intenzioni. Una zona franca insomma, una parte di periferia abbandonata a sé stessa, ma allo stesso tempo sotto gli occhi di tutti.«Evidentemente per Pisapia le periferie sono qualcosa di inesistente» commenta Silvia Sardone, consigliere di zona 2 di Fi, «del loro degrado non ci si stupisce nemmeno più, ecco perchè regna l’anarchia totale». FS fa sapere che «gli attori coinvolti nella gestione di questi edifici sono molteplici». Da parte sua però l’azienda «sta vagliando la possibilità di mettere un cancello con un’apertura automatizzata» per evitare che entrino per così dire «estranei ai lavori». Intanto, anche se non ce ne siamo accorti, assicurano che «la situazione è monitorata dalla Polfer».
Articolo di Libero di Alessandra Parla del 18 Ottobre 2015
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