Milano
Arianna Vairo – milanese, trent’anni il prossimo 25 dicembre – sta ancora terminando gli ultimi dettagli ma la sua opera, che sarà inaugurata lunedì dal rettore, fa già parte dell’immaginario collettivo di chi frequenta la Bocconi. È un muro enorme, lungo settanta metri e alto tre, situato all’ombra del nuovo complesso inaugurato nel 2008, che ospita i dipartimenti e l’aula magna, e dell’edificio circolare che i bocconiani chiamano confidenzialmente il velodromo, dove si svolge buona parte delle lezioni. Chiunque studi o lavori lì è obbligato a passarci davanti. L’università, famosa per la formazione dei manager di domani, ormai da tempo promuove le arti come se fosse un museo e il Bocconi Arts Campus, diretto da Paola Dubini, ha deciso di aprire le porte alla street art: «Però abbiamo voluto un’illustratrice e non uno street artist puro – spiega la professoressa Dubini – perché cercavamo qualcuno capace di raccontare storie con le immagini. E poi, d’accordo con il gruppo di studenti che hanno contribuito alla realizzazione di questo lavoro, abbiamo deciso che, in un mondo di writers declinato prevalentemente al maschile, il nostro artista doveva essere una donna». La scelta è così caduta sulla Vairo, giovane promessa dell’illustrazione italiana, che da due anni collabora con il New York Times e ha già pubblicato quattordici libri per ragazzi, affrontando titoli come Moby Dick di Melville, Le avventure di Gordon Pym di Poe e La Metamorfosi di Kafka. Il tema rappresentato ha un titolo ampolloso e retorico come un manuale di didattica dell’Ottocento, “La trasformazione della persona dalla giovinezza all’età adulta attraverso il percorso universitario”, ma la Vairo ha saputo interpretarlo con leggerezza e con uno stile fresco e moderno. Silhouettes colorate danno forma a scene vivaci che si generano l’una dall’altra, in un fregio senza soluzione di continuità che racconta la vita dello studente dal momento della scelta a quello in cui, terminati gli studi, deve affrontare il mondo: «Ho sviluppato il soggetto come se fosse una fiaba, – racconta Arianna – del resto, come tutti i personaggi delle favole, lo studente fa incontri importanti, affronta prove difficili e alla fine di un lungo percorso diventa una persona nuova: questo si vede nel mio murale». Un lavoro nato anche dagli spunti degli universitari, che hanno tenuto un’assemblea per raccontare la loro esperienza alla Vairo, prima che iniziasse a dipingere, e che è cresciuto a stretto contatto con i ragazzi: «All’inizio mi ignoravano, come se non esistessi. Ma quando il disegno ha cominciato a prendere forma si sono avvicinati. Studenti, custodi, tecnici e insegnanti che volevano sapere cosa stessi facendo e che mi hanno raccontato le loro storie. E verso la fine siamo arrivati al tifo da stadio. Adesso mi sostengono gridando incitazioni da lontano. Un’emozione non da poco!»
Articolo de La Repubblica di Michele Tavola del 29 Ottobre 2015
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